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La passione della Bohème al Teatro Massimo

  • 6 febbraio 2005

Dal 15 al 27 febbraio, il Teatro Massimo di Palermo proporrà al suo pubblico la “La bohème”, capolavoro di Giacomo Puccini (1858-1924), con la regia di Giuseppe Patroni Griffi, scene e costumi di Aldo Terlizzier ma nello stesso allestimento che venne concepito per la prima rappresentazione assoluta al Teatro Regio di Torino, l’1 febbraio del 1896, con un ventinovenne Arturo Toscanini sul podio. Sul versante musicale avremo Donato Renzetti che dirigerà Orchestra, coro e coro di voci bianche del Teatro Massimo, Hasmik Papian nel ruolo principale di Mimì, mentre Walter Fraccaro sarà Rodolfo e Donata D’Annunzi Lombardi interpreterà Musetta. Insieme a loro, in scena, Marzio Giossi (Schaunard), Giuseppe Riva (Benoit/Alcindoro), Domenico Balzani (Marcello), Enzo Capuano (Colline). Il pubblico che avesse malauguratamente disertato la recente proposta dell’ente lirico palermitano – il bell’allestimento del Pelléas et Mélisande di Claude Debussy – sarà senz’altro attirato dal titolo del grande repertorio italiano, ma la proposta si presenta interessante proprio sul piano musicale, in quanto forte di una direzione collaudatissima e molto fortunata, ma anche di una protagonista, l’armena Hasmik Papian, che in Europa e altrove ha riscosso successi lusinghieri in ruoli diversissimi di soprano lirico e drammatico da Mussorgsky e Cajchovsky a Mozart e a Verdi, fino alla vocalità impervia e oggi rarissima di Norma nel capolavoro belliniano.

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Accanto a lei, un altro soprano, Donata D’Annunzi Lombardi, allieva di Raina Kabaivanska, che ha esordito appunto con la parte di Mimì, nonché dottoressa in Storia della musica con laurea sul teatro di Puccini. Il tenore, Walter Fraccaro, è uno tra gli interpreti più contesi tra Europa e Stati Uniti, dove si esibisce frequentemente con le prime parti di opere di Verdi e Puccini. Tanta accuratezza era necessaria nella scelta del cast per un’opera notissima, il biglietto da visita di un compositore allora giovane ma già maturo nella scrittura. Dopo il relativo successo di “Le Villi “ ed “Edgar “, opere che certamente non hanno fatto storia, Puccini riuscì ad adombrare uno dei più grandi operisti francesi del secondo ’800, Jules Massenet, sul suo stesso terreno: riprendendo infatti il soggetto che il compositore francese aveva tratto da un raffinato romanzo dell’abate Prévost, Puccini scrisse il suo primo capolavoro, la “Manon Lescaut “. Era il 1893, il più che ottantenne Verdi stava consegnando alle scene il suo ultimo feroce testamento musicale, l’amaro e buffo “Falstaff “, nasceva un nuovo nome sui palcoscenici operistici del periodo liberty.

Quando, dunque, nel 1896, andò in scena “La bohème”, grande fu l’attesa per il nuovo titolo, e certo l’ambientazione francese, frutto della riduzione di “Scènes de la vie de bohème” – un romanzo di Henri Murger adattato ad opera dei librettisti Giacosa e Illica – ben evocava un’atmosfera dove scapigliatura (bohème, appunto) e passione romantica si incontrano creando uno stile unico e riconoscibilissimo. Tra amore e consunzione, tra giovinezza e morte si dispiega così l’amore tra il poeta Rodolfo e la giovane Mimì, nell’universo panoramico e periferico di una Parigi notturna vissuta ma non davvero abitata da animi inquieti e sognanti. L’orchestrazione e la timbrica orchestrale in Puccini sono ricchissime, sontuoso l’incastro di voci e di melodie già singolarmente orecchiabili ma non banali, in bilico costante tra la suggestione della musica e la tensione drammatica di un declamato sensibile e spontaneo. La Bohème attende il suo numeroso e affezionatissimo pubblico martedì 15 febbraio alle ore 20.30, mentre già dal giorno dopo a orari diversi e fino al 27 febbraio sono previste recite giornaliere con tre cast che si alterneranno completamente. Per informazioni su turno, orari e disponibilità di posti, chiamare il Teatro Massimo al numero 091.6053111. Per informazioni sull’attuale stagione di Opera e balletti si può poi consultare il sito internet www.teatromassimo.it.

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