ARTE E ARCHITETTURA
"La natività" di Caravaggio: per non dimenticare
Per riaccendere la luce su questo infausto evento, una serie di iniziative, tra letture e mostre, per non dimenticare la sparizione de "La natività"
Correva l'anno 1969 quando a Palermo un'opera di Caravaggio venne trafugata dall'Oratorio di San Lorenzo, in via Immacolata, nel pieno centro della città. Si trattava de "La Natività", dipinto raffigurante la Vergine che adora il bambino Gesù, i Santi Francesco e Lorenzo, e in alto un angelo. L'opera risalente al 1609, inestimabile nel valore artistico, vale invece quasi un milione di euro se si pensa al suo valore economico. Il 20 ottobre del '69, Leonardo Sciascia scriveva nel quotidiano L'ora: "L’Italia è il paese dell’arte; ma le opere d’arte vanno in malora". Proprio perché non dimenticare e per far sì che questa tesi non abbia altri modi di avvalorarsi, da venerdì 16 ottobre a lunedì 19 ottobre sono stati organizzati una serie di eventi per ricordare, a distanza di 40 anni, l'episodio, nel contesto di "Caravaggio - la luce dell'ombra".
Venerdi 16 ottobre alle ore 17 al Palazzo Reale (piazza Indipendenza 1, Palermo), nella Sala Gialla, è previsto il convegno internazionale "Caravaggio - La luce dell'ombra", che comincerà con il saluto delle autorità (Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia e Francesco Cascio, presidente A.R.S.). Vi prenderanno parte Salvatore Cusimano, direttore della RAI Sicilia, che per l'avento sarà il moderatore, e i relatori Giovanni Bonanno, Roberta Lapucci, Ludovico Gippetto, Aurelio Pes, Maurius Zerafa e Jovan Mizzi. Sabato 17 ottobre alle ore 21.15 all'oratorio di San Lorenzo (via dell'Immacolatella), sarà il momento de "La fuga di Caravaggio", un poema di Aurelio Pes, con la lettura e l'interpretazione di Cocò Gulotta. Successivamente, spazio a "Cunto di un furto annunciato" di Salvo Piparo e all'inaugurazione della mostra "Natività di Caravaggio - tagli in copia conferme", con le opere pittoriche di Rosalia Foresta e Pietro Lipari.
Ludovico Gippetto. Parole che risuonano dolorosamente.
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