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La delicatezza della fantasia

Un film d’animazione che, muovendosi alla riscoperta del genius loci, indovina la voglia dello spettatore italiano di riscoprire le proprie tradizioni con semplicità

  • 12 dicembre 2003

Opopomoz
Di Enzo D’Alò
Italia/Spagna/Francia 2003
Animazione

Ambientato nella colorita Napoli di oggi, “Opopomoz”, la favola natalizia che la delicata fantasia di Enzo D’Alò ha ideato, è quanto di più fresco il cinema di animazione possa oggi offrire. L’ultimo film di D’Alò, entrato nel cuore del pubblico con la “Gabbianella e il gatto”, conta tra i suoi personaggi una giovane mamma con un taglio di capelli molto sbarazzino, una bambina italoamericana furba e piagnona e, soprattutto, un bambino geloso della gravidanza della madre che sembra avere monopolizzato le attenzioni di genitori ed amici per lasciarlo ormai in ombra come un giocattolo vecchio.

Nell’epoca della globalizzazione dei gusti, oltre che del mercato, la ricetta del cineasta italiano è in serena controtendenza e gli permette di realizzare un film d’animazione che, muovendosi alla riscoperta del genius loci,  indovina la voglia dello spettatore italiano di riscoprire le proprie tradizioni con semplicità. Con sensibilità e delicatezza, D’Alò dota sapientemente ognuno dei suoi personaggi di un particolare che lo tiri fuori dallo stereotipo in cui troppo spesso si risolvono anche gli sforzi più titanici - sia nell’animazione che nella produzione filmica contemporanea – in modo che risultino insufflati di un soffio di umanità. E ci riesce deliziosamente. Il pepe non manca, e viene dallo scatenato trio fatto di piccoli diavoletti centauri canterini che, come del resto il loro grande capo infernale, richiamano con immediatezza alla memoria i tre terribili assistenti del mefistofelico Baobab di Tim Burton, il cattivo che ha preso vita nell’indimenticato, e indimenticabile, “Nightmare Before Christmas”.

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Qua e là, senza mai trasformare la sua indole pedagogica in pedanteria, il film dissemina piccole perle di moralità, che piaceranno ai bambini e non mancheranno di compiacere gli adulti più accorti, come la sensibilità del piccolo Rocco nei confronti del suo fedele gatto domestico e l’invito ai genitori di non trascurare i bambini e di  non esagerare con i rimproveri nei loro confronti. Irresistibile l’animazione del presepe che, senza paura di offendere nessuno con le sue benevole caricature, trasforma San Giuseppe in un simpatico chiacchierone e fa comparire dal nulla una irresistibile “re magia” araba dai toni confidenziali. “Opopomoz” è certamente un film ideale da vedere al cinema accompagnati da nipoti o figli, ma forse alla fine coloro che sapranno apprezzare maggiormente il tocco lieve di una simpatia mai forzata e la freschezza di una riscoperta di noi stessi e delle nostre tradizioni e abitudini sarà il pubblico degli adulti. Buona visione.

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