ARTE E ARCHITETTURA
La Belle Èpoque arriva a Catania: Toulouse-Lautrec in mostra tra disegni e manifesti
Dopo Chagall al Castello Ursino, Maier alla Fondazione Puglisi Cosentino ed Escher nello stesso Palazzo della Cultura, Catania apre l'anno con una nuova grande mostra
"La Revue Blanche", litografia del 1895 di Toulouse-Lautrec
Allestita negli spazi del quattrocentesco Palazzo Platamone, "Toulouse-Lautrec. La belle époque" è curata da Stefano Zuffi e sarà inaugurata il prossimo 3 febbraio e sarà smontata il 3 giugno.
Dopo l’arte di Marc Chagall al Castello Ursino, Vivian Maier alla Fondazione Puglisi Cosentino e Cornelis Escher nello stesso Palazzo della Cultura, Catania apre il nuovo anno con una nuova grande mostra.
Una grande retrospettiva che fa luce sulla ricercata "poetica anticonformista e provocatoria" del celebre artista francesce, autore tra i più visionari e innovativi della fase di passaggio tra Ottocento e Novecento, il cui nome è legato indissolubilmente alle stampe e ai manifesti pubblicitari di quegli anni.
Tra le opere più celebri presenti in mostra litografie a colori come Jane Avril del 1893, manifesti pubblicitari come "La passeggera della cabina 54" del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893, illustrazioni per giornali come La Revue blanche del 1895.
Immagini emblematiche, vere e proprie icone di un’epoca, che riscostruiscono uno spaccato della Belle Époque parigina, vissuta tra Montmartre e il Moulin Rouge, tra artisti di strada, prostitute e ballerine a cui l’aristocratico artista dedicò la sua vita.
il conte Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec era nato ad Albi il 24 novembre 1864. Originario di una famiglia aristocratica, il giovane Henri rifiutò presto gli agi della vita borghese e condusse una vita dissoluta e sdradicata, in un eterno girovagare nel cuore di quel quartiere parigino che meglio rappresenta la vita da bohémien.
Venne soprannominato "l'anima di Montmartre", ma la sua era un’anima tormentata fin dall’infanzia. A dieci anni infatti, la sua fragile salute iniziò a deteriorarsi in maniera allarmante: soffriva di una deformazione ossea congenita che gli procurava fortissimi dolori.
Seguirono altre fratture che non guarirono mai e gli impedirono un armonioso sviluppo scheletrico: le sue gambe smisero di crescere, e da adulto, pur non essendo affetto da vero nanismo, sviluppò un busto normale mantenendo però le gambe di un bambino.
Tutto ciò non gli impedì di fare una scelta drastica, anzi forse fu proprio questa condizione che lo portò a interessarsi alle persone ai margini della società e a raffigurare la natura umana nella maniera più autentica.
Toulouse-Lautrec abbandonò le regole accademiche e lasciò quel quartiere più "adatto" alle sue origini aristocratiche per trasferirsi a Montmartre. Una scelta che lo portò anche a scontrarsi con i pregiudizi della madre - che riteneva quel quartiere moralmente discutibile - e del padre, che temeva potesse così infangare il buon nome della famiglia.
Ma con il suo carisma il petit homme familiarizzò presto con gli abitanti e con i frequentatori dei locali di Montmartre, come il Moulin de la Galette, il Café du Rat-Mort, il Moulin Rouge, dandosi a un'esistenza sregolata e anticonformista, e traendo da essi la linfa vitale che animò le sue opere d'arte.
La vita dissoluta lo accompagnò fino alla morte, giunta a soli trentasette anni a causa di alcolismo e sifilide, ma riuscì a rimanere sempre pervaso dalla consapevolezza della bellezza della vita.
Una bellezza semplice ma contrastante, spregiudicata ma leggera e sincera, con i suoi tratti e i suoi contorni, ora morbidi e sfumati, ora nervosi e tormentati.
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