SPORT
L'Italia soffre ma va avanti
Campionato del mondo, primo turno, giovedì 22 giugno 2006, Italia-Rep. Ceca 2-0
Con la vittoria per 2-0 contro la Repubblica Ceca l’Italia taglia il suo primo traguardo in questo mondiale, vale a dire vincere il proprio girone eliminatorio e qualificarsi per gli ottavi di finale. Ma nonostante il risultato rotondo ci troviamo di fronte ad una nazionale con ancora poche luci e troppe ombre. Contrariamente a quanto detto e fatto negli ultimi due anni, Lippi decide di cambiare modulo rinunciando alla seconda punta. La scarpa d’oro Luca Toni resta in panchina, in attacco troviamo Gilardino supportato da un Totti non ancora al meglio della condizione. In difesa si rivede l’ormai nerazzurro Fabio Grosso, con Zambrotta che si sposta a destra per sostituire lo sfortunato Zaccardo.
Ma è un’Italia visibilmente mal messa in campo quella che nei primi 20 minuti subisce la manovra dei nostri avversari che devono assolutamente vincere per qualificarsi alla fase successiva. La Repubblica Ceca deve fare a meno degli squalificati Ujfalusi e Lokvenc e dell'infortunato Koller, ma recupera Baros, attaccante molto rapido e pericoloso che mette scompiglio nella nostra difesa. Ci vuole un Buffon in formato super, galvanizzato forse dallo scontro con l’altro miglior portiere al mondo, Cech, per frenare gli attacchi dei nostri avversari. Molto bello il duello con il compagno di squadra della Juventus e capitano dei Cechi Nedved, che cerca di sorprenderlo più volte dalla distanza con i suoi tiri potenti e precisi. Ma Buffon si fa trovare sempre attento e salva provvidenzialmente.
Nella ripresa le cose sembrano migliorare. Grazie all’uomo in più Totti gode di maggiore libertà e lentamente sembra acquisire maggiore sicurezza. Ci prova anche con qualche bel tiro dalla distanza ma Cech salva in angolo. Con il passare del tempo la superiorità numerica sembra però essere assorbita e sono nuovamente i nostri avversari a rendersi pericolosi con il solito Nedved ed i suoi tiri da lontano respinti ancora dall’abile Buffon. La partita sembra non avere più storia e Lippi sostituisce prima Giardino con Inzagni e poi Camoranesi con Barone che fa il suo esordio al Mondiale. Ed è proprio Inzaghi ad andare vicino al gol, facendosi trovare smarcato sotto porta. Ma la mira dell’attaccante rossonero è imprecisa. Ma Inzaghi non sbaglia quando al 42’ viene imbeccato da un passaggio smarcante di Pirlo, si invola tutto solo verso la porta, supera Ceck e raddoppia a porta vuote. È il gol che virtualmente chiude la gara.
Finisce così 2-0. certo ci si aspettava una prova migliore dei nostri giocatori che però sembrano ancora troppo impacciati. Tra le note positive va segnalato un lento miglioramento di Totti che sbaglia ancora troppi palloni ma sembra dare segnali di ripresa. Altra nota positiva arriva dalla nostra panchina: giocatori pronti ad entrare quando sono chioamati in causa e a dare il massimo, magari segnando gol decisivi. Questo è il risultato di un gruppo compatto, dove non spiccano grandi individualità, ma capace di affrontare gli avversari con grinta e caparbietà.
Campionato del mondo, ottavi di finale, lunedì 26 giugno 2006, Italia-Australia 1-0
Che ci fosse da soffrire era già scritto nel destino di questa partita, ma certamente nessuno poteva immaginare che le cose si sarebbero svolte in questa maniera. La Nazionale di Lippi continua a regalarci emozioni, nel bene e nel male, ed al termine dell’ennesima partita assurda, dove è successo di tutto, ci regala una vittoria che vale l’accesso ai quarti di finale di questo mondiale tedesco. Il nostro avversario si chiama Australia, squadra dove non spiccano grandi individualità ma difficile da affrontare, capace di imbrigliare Ronaldo e compagni per un’ora. Ma soprattutto l’avversario si chiama Guus Hiddink, allenatore che quattro anni fa sedeva sulla panchina della Corea del Sud e che ci ha eliminati con un golden gol.
Lippi ancora una volta cambia la formazione, rinuncia a Totti fin dal primo minuto e schiera Del Piero a supporto di Toni e Gilardino. Centrocampo a tre con Perrotta, Pirlo e Gattuso, e difesa a quattro con Zambrotta, Materazzi, Cannavaro e Grosso. Fin dai primi minuti si assiste a quello che sarà il leit-motiv della gara, con gli australiani che rallentano i ritmi della gara grazie ad una fitta rete di passaggi lenti a centrocampo e rompendo tutte le azioni di gioco dell’Italia. Ma sono gli azzurri a sfiorare il gol in più occasioni. Già al 3’ Toni, imbeccato da un assist di Del Piero, manda di poco a lato di testa.
Poco dopo lo stesso Toni fa da torre per l’accorrente Giardino che al volo fa partire un bel tiro che viene respinto dal portiere Schwarzer. Con il passare del tempo però Del Piero, incapace di trovare una posizione in campo, finisce per isolarsi dal gioco ed i due attaccanti sembrano troppo staccati da un centrocampo che non riesce a venire fuori. Il primo tempo si conclude su un preoccupante 0-0. C’è bisogno di una svolta.
Nella ripresa Lippi sostituisce Gilardino con Iaquinta ma al 6’ arriva l’episodio che condiziona tutta la gara. Materazzi commette fallo al limite su Bresciano e l’arbitro Cantalejo lo espelle. Decisione piuttosto discutibile che ci costringe a giocare in 10 per tutto il secondo tempo. Lippi cerca di riequilibrare la gara facendo esordire l’ultimo giocatore del Palermo, Barzagli, che prende il posto di Toni, e poco dopo sostituisce anche Del Piero con Totti. Ma gli azzurri soffrono e l’Australia sfiora addirittura il gol. Ci si avvia verso la fine e si apre l’orizzonte ai tempi supplementari fino a quando Fabio Grosso, sulla fascia sinistra, si beve il primo difensore, entra in area, supera anche il secondo e viene messo a terra. E’ rigore, al 92’.
Sul dischetto va Francesco Totti, l’uomo più atteso ed anche il più discusso di questa spedizione azzurra. La responsabilità è grande e tutti temono il cucchiaio, invece Totti sceglie la soluzione potente e precisa, imprendibile per qualsiasi portiere. È il vantaggio. Non c’è neppure il tempo di mettere la palla al centro perché la partita finisce. Si scatena la gioia di tutta la panchina per festeggiare quella che è la vittoria più sofferta e forse per questo la più bella. Ma ancora una volta, ci teniamo a sottolineare, ha vinto il gruppo, unito e compatto come non mai.
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