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L'eclettismo dei R.U.N.I. al Laboratorio Zeta

Originali e stralunati, i R.U.N.I. nascono nel ’94 e cominciano a farsi conoscere grazie alla partecipazione ad alcune compilation

  • 14 novembre 2003

Stravaganti e un po’ fuori di testa: direttamente dalla periferia di Milano arrivano i R.U.N.I. (Resti Umani Non Identificati), che suoneranno venerdì 14 novembre alle 22 al Laboratorio Zeta di Palermo, in via Arrigo Boito 7 (ingresso con sottoscrizione obbligatoria), per un concerto che porta la firma della nuova etichetta palermitana Against you Bastrds. Il quartetto di giovani brianzoli (Daniele Malavasi, batteria; Fabio Bielli, chitarra; Roberto Rizzo, voce, sintetizzatore; Alessandro Ruppen, basso) suonano un rock alternativo ed elettronico con varie influenze pop, punk e altro ancora. Insomma, puro eclettismo sperimentale con trovate rigorosamente all’insegna del non-sense.

Originali e stralunati, i R.U.N.I. nascono nel ’94 e cominciano a farsi conoscere grazie alla partecipazione ad alcune compilation. Nel ’98 esordiscono col mini cd di cinque tracce “Nessun paradosso”, che viene seguito l’anno dopo da un altro mini, “La pianta movente”, uscito per l’etichetta Bar La Muerte e contenente due canzoni, di cui una realizzata con la collaborazione di Bugo. Nel 2001 arriva il loro primo album vero e proprio, “Il cucchiaio infernale” (coproduzione Wallace Records, Beware records e ancora Bar la Muerte) che ottiene un discreto successo di pubblico e critica; e nello stesso anno viene realizzato un video per il brano “In fondo in fondo siamo tutti assistenti pedagogici” per la regia di Cristian Borghi.

Nel 2002, sempre per la Wallace, viene realizzato “La zuccha polmonate”, un cd in cui si ritrovano i 12 pezzi de “Il cucchiaio infernale”, ma questa volta remixati da vari artisti della stessa etichetta, tra cui A Short Apnea, Bugo, Tasaday, Mirko Spino (fondatore della Wallace e autore delle grafiche dei loro cd), e gli stessi R.U.N.I.. Nel febbraio 2003, sempre su Wallace, vede la luce il secondo album, “Ipercapnia in capannone k”, uscito in quattro diverse versioni, con quattro diverse custodie (bianca, gialla, blu e verde) e quattro differenti booklet (“semplicemente perché abbiamo voluto fare gli sboroni”): praticamente la consacrazione della loro indole folle e innovativa.

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