CINEMA E TV
“Kung Fusion”: come gli adattatori italiani rovinano un film
Kung Fusion (Kung Fu Hustle)
Hong Kong / Cina 2004
Di Stephen Chow
Con Stephen Chow, Chi Chung Lam, Kwok Kuen Chan, Dong Zhi Hua, Yuen Qiu
Questa volta il mio invito è di NON andare a vedere un film orientale al cinema. Non perché sia brutto, anzi: “Kung Fu Hustle” – tradotto in italiano con lo spassosissimo (???) gioco di parole “Kung Fusion” – è un capolavoro nel suo genere, un fuoco d’artificio che unisce comicità demenziale a incredibili combattimenti d’arti marziali (coreografati dal grande maestro Yuen Wo-ping), come argomentano anche i numerosi premi vinti al più importante festival asiatico, il “24th Hong Kong Film Awards” (miglior film, attore non protagonista, effetti speciali, montaggio, coreografia ed effetti sonori). D’altronde stiamo parlando di Stephen Chow: il maggior comico cinese, ormai conosciuto in tutto il mondo, sicura garanzia di risate. Il problema è che in Italia non potrete vedere “Kung Fu Hustle”: nei nostri cinema può capitare al massimo di imbattersi in “Kung Fusion”, che è tutto un altro film. Cosa è successo? Semplice: a “Kung Fu Hustle” è toccato lo stesso trattamento riservato anche alla precedente opera di Chow, “Shaolin Soccer”, uscito con le voci dei più famosi calciatori italiani (che avevano come trascurabile difetto il fatto di non saper recitare). Questa volta, sebbene al doppiaggio vi siano attori veri alternati a comici, non è andata granché meglio. Evidentemente la Sony Pictures Releasing Italia ritiene che per rendere appetibile lo stile di Chow al nostro pubblico, bisogna completamente stravolgerlo, cancellarlo e sostituirlo di sana pianta con battute insulse, gratuite e volgari.
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