MUSICA
Kaki King, originalità e improvvisazione
Qualcuno sostiene che nel rock ormai la chitarra non abbia più nulla di nuovo da dire o che addirittura il rock stesso abbia esaurito tutti i suoi argomenti. C’è del vero, ma il genere in questione ogni tanto si diverte a smentire tutti reinventandosi con un suono talmente fresco da sembrare nuovo. Come se non bastasse, il concetto di nuovo si sta facendo sempre più relativo, anche per colpa di un certo tipo di stampa, che fatica a comprendere una musica che per sua natura è anarchica e vitale. Kaki King è una musicista che si potrebbe definire nuova, ma soprattutto è una giovane rivelazione del panorama chitarristico internazionale che durante il suo italico tour farà tappa a Palermo. Il suo show è previsto per il 12 maggio, ore 22.30 sul palco de "I Candelai" (via Candelai 65, ingresso 5 euro ma gratuito per i soci Candelai).
Kaki è la più sorprendente chitarrista/compositrice che si sia mai vista da più di dieci anni a questa parte. La sua musica è tanto contraddittoria quanto lo è la stessa città di New York, dove si trasferì dalla nativa Atlanta. Questa coraggiosa ragazza viene dal nulla (suonava nella metropolitana della Grande Mela a seguito dell’attacco alle Torri gemelle) e ha un modo originale di suonare la chitarra, anche se il suo suono ha radici in un passato prossimo che risponde ai nomi di Michael Hedges e di Alex De Grassi; solo che questa giovane newyorchese riesce a coniugarlo in una grammatica assai personale. Per Kaki la chitarra è uno strumento a percussione proprio come la batteria, che suonava con la band della scuola. La sua voce non usa verbi o sostantivi, ma esclusivamente i suoni della chitarra acustica, in completa solitudine. Eppure lei non è la classica chitarrista virtuosa che si arrampica su sofismi strumentali alla ricerca di una concettualità astratta: semmai si dedica a costruzioni audaci senza dimenticare le forme e la struttura della canzone. Forse è l’uso di entrambe le mani che le permette di combinare i due livelli: Kaki infatti suona con la sinistra impostata da sopra il manico e con la destra che spesso si va a muovere nelle vicinanze.
Kaki è la più sorprendente chitarrista/compositrice che si sia mai vista da più di dieci anni a questa parte. La sua musica è tanto contraddittoria quanto lo è la stessa città di New York, dove si trasferì dalla nativa Atlanta. Questa coraggiosa ragazza viene dal nulla (suonava nella metropolitana della Grande Mela a seguito dell’attacco alle Torri gemelle) e ha un modo originale di suonare la chitarra, anche se il suo suono ha radici in un passato prossimo che risponde ai nomi di Michael Hedges e di Alex De Grassi; solo che questa giovane newyorchese riesce a coniugarlo in una grammatica assai personale. Per Kaki la chitarra è uno strumento a percussione proprio come la batteria, che suonava con la band della scuola. La sua voce non usa verbi o sostantivi, ma esclusivamente i suoni della chitarra acustica, in completa solitudine. Eppure lei non è la classica chitarrista virtuosa che si arrampica su sofismi strumentali alla ricerca di una concettualità astratta: semmai si dedica a costruzioni audaci senza dimenticare le forme e la struttura della canzone. Forse è l’uso di entrambe le mani che le permette di combinare i due livelli: Kaki infatti suona con la sinistra impostata da sopra il manico e con la destra che spesso si va a muovere nelle vicinanze.
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"Everybody loves you" è l’esordio di un talento naturale, istintivo ed emotivo, slegato da qualunque ipotetico genere: brani che fondono il folk-blues con la new age, il cantautorato più intimista con propensioni strumentali da rocker. "Playing with pink noise" è il singolo tratto dal suo ultimo album "Legs to make us longer" (Epic/Mechanism/Sony) e di questa canzone è girato parecchio il video su Mtv e All Music. La poco più che ventenne Kaki può già vantare collaborazioni di prestigio, con David Byrne, Marianne Faithfull, Mike Gordon, Charlie Hunter e tanti altri. Il New York Times ha scritto di lei che "è la più incredibile esordiente degli ultimi dieci anni" e Acoustic Guitar Magazine l'ha anche segnalata tra i migliori chitarristi dell'anno! Lei rimane muta per scelta di fronte al mondo e lascia parlare la sua sei corde, fedele strumento di comunicazione e di affermazione: una chitarra che non provocherà rivoluzioni, ma che è capace di far intravedere nuove sfumature del mondo.
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