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Isidoro Fogazza rivive con “Il dono della luna”

  • 8 marzo 2004

Compagno, collega, padre ma soprattutto amico. Un amico che “è morto al mondo” il 10 marzo di otto anni fa, ma che continua a vivere nei suoi scritti e nel forte e intenso rapporto che ha istaurato con ognuna delle persone che ha conosciuto. Ecco chi era Isidoro Fogazza, insegnante di storia e filosofia presso il Liceo Vittorio Emanuele III di Palermo, per gli organizzatori di questo spettacolo. In occasione del sesto anniversario della sua morte,  da un’idea di Massimo Zito e Marco Giordano con la regia e la  voce recitante Antongiulio Pandolfo, musiche originali di Giuseppe Viola, Massimo Zito, Marco Giordano con la collaborazione di Barbara Fogazza, Demetra Fogazza, Alessandra Insalaco, Francesco La Mantia e Nicola Lo Bianco, nasce “Il dono della luna”, che andrà in scena mercoledì 10 marzo alle 21.30 al teatro San Francesco di Sales a Palermo (via Notarbartolo 52 – ingresso libero).

«Da parecchio tempo avevamo l’intenzione di organizzare uno spettacolo di questo tipo – spiega Marco Giordano - e la necessità di farlo è nata dal sentire comune di chi a ruotato intorno alla sua figura: amici, colleghi, compagni, le figlie e anche gente che non ha avuto la possibilità di conoscerlo direttamente. Ci siamo riuniti, per creare uno spettacolo a partire dall’immensa quantità di materiale (saggi, poesie, ecc) da lui prodotto, molto del quale è rimasto inedito. Avevamo già pubblicato alcuni anni fa una raccolta di suoi scritti dal titolo “Elogio della morte. Discorsi al popolo”, ma volevamo portare a conoscenza del pubblico alcune delle sue altre opere che per scelta dello stesso Isidoro stanno per essere diffuse solo dopo la sua morte».

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Ma che cosa ha rappresentato Isidoro Fogazza? «E’ stato un secondo padre, – continua Marco - un padre “spirituale” nel senso più laico del termine, oltre ad essere stato il mio professore di Storia e Filosofia al Liceo, è stato un vero amico e ho continuato a collaborare con lui, dopo la scuola, all’interno dell’associazione culturale Eleusi. Isidoro era una persona estremamente disponibile e onesta, fortemente amata o odiata da chi lo conosceva, che riusciva a comunicare con tutti, ma soprattutto con  i giovani sui quali aveva un forte ascendente del quale però, grazie alla sua grande onestà intellettuale, non ha amai abusato. Questo spettacolo non è una commemorazione ma è un momento di aggregazione per coloro che lo hanno conosciuto o sono venuti a contatto con le sue parole ed il suo pensiero, appunto perché pur facendo i conti con questa sua “assenza fisica”, chi lo ha conosciuto lo sente ancora accanto e continua a rinnovare e a far crescere il rapporto con lui».

Ma in che cosa consiste lo spettacolo? «Questo spettacolo, – conclude Marco - data la quantità di materiale di cui abbiamo disponibilità, come per esempio “Il vecchio e la fanciulla” un  ferratissimo saggio scientifico sulle figure di Santa Rosalia e del Genio di Palermo oltre alla sua ricca produzione di poesie e scritti vari, è stato abbastanza facile da organizzare ed è nato sul filo dell’emozione. A partire da questo materiale eterogeneo, di cui abbiamo deciso di dare lettura, accompagneremo lo spettacolo, inframmezzato da interventi spontanei dei suoi amici e conoscenti, con un sottofondo musicale di pianoforte e fiati. La musica stessa avrà un ruolo importante perché anche questa nasce da Isidoro, anche se non è stata scritta direttamente da lui, perché molte delle esperienze musicali che ci accomunano, come quella degli Alioth e dei Quartodeimille, sono state ispirate e prendono spunto dai suoi lavori e dal suo pensiero. Nella parte conclusiva dello spettacolo sarà letto “Il dono della luna”, che dà il titolo allo spettacolo, che è una sorta di discorso scritto da Isidoro poco prima di morire e che aveva chiesto fosse letto al suo funerale».

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