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Iorio e Kovacevich per l’Orchestra sinfonica Siciliana

Sul podio del Politeama Garibaldi di Palermo (venerdì 21 novembre alle 21.15, sabato alle 17.30 e domenica alle 11) salirà il trentenne direttore Damian Iorio

  • 20 novembre 2003

Dopo la tormentata inaugurazione, caratterizzata dallo sciopero di alcune sigle sindacali e quindi da un improvviso cambio del programma musicale, l’Orchestra Sinfonica Siciliana si avvia verso il suo secondo fine settimana di concerti palermitani con un programma interessante e impegnativo, nel segno del più noto repertorio sinfonico. Sul podio del Politeama Garibaldi di Palermo (venerdì 21 novembre alle 21.15, sabato alle 17.30 e domenica alle 11) salirà il trentenne direttore londinese Damian Iorio che, nella prima parte, sarà impegnato con la partitura del Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore op. 73 “Imperatore” di Ludwig van Beethoven, solista Stephen Kovacevich, mentre nella seconda parte con quella della Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo” di Antonín Dvorák.

Pagina famosa e significativa dell’intero repertorio pianistico il Concerto n. 5 “Imperatore”o “Gran Concerto”, come amava definirlo l’autore, racchiude in sé tutte le contraddizioni dell’uomo-musicista-artista romantico che lo ha scritto. Composto nel 1809, fra le ansie per una probabile invasione di Vienna da parte dell’esercito napoleonico, fu eseguito per la prima volta a Lipsia nel 1811, dove venne accolto con ostilità. Moderno e vigoroso, fra le sue pagine si vede la figura di Napoleone, ingombrante personaggio che in quel periodo affascinava o atterriva l’Europa intera; fra le note di questa pagina si trova l’ardore idealistico che nutriva gli spiriti romantici. Nei tre classici movimenti, il Concerto n. 5 si apre con un primo tempo dai toni trionfali, seguito da un secondo lirico ed espressivo, e da un terzo ritmicamente frenetico e ricco di spunti melodici. La magnificenza della struttura e dei toni comunque non è mai fine a se stessa, e mai il virtuosismo si avvolge nell’autocompiacimento o nella soluzione di facile effetto.

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La spettacolarità della parte solistica, contrariamente a quanto accadeva nei primi dell’Ottocento, non è però l’unica dimensione, dunque, né la più importante; bisogna saper riconoscere in ciascun movimento lo svolgersi di un processo che passa dalla magnificenza al lirismo e da questo, di nuovo, verso un nuovo sentimento di familiarità con il mondo. Theodor W. Adorno scriveva che i finali dei Concerti di Beethoven sembrano dire “ora non c'è più nessuna paura”, mentre ad esempio quelli di Mozart riflettevano una condizione che semplicemente “non conosceva paura”. Beethoven, figlio del suo tempo, assisteva alla parabola di Napoleone e nella sua musica trasferiva tutta la sua esperienza di vita.

«Qualsiasi cosa io abbia scritto in America, in Inghilterra o in qualunque altro posto, non può che essere e sempre sarà soltanto musica boema!». Sono parole di Antonín Dvorák che chiariscono la posizione di questo compositore nei confronti del mondo musicale americano di fine Ottocento. Questa frase comunque non può annullare un dato di fatto e cioè che durante i tre anni del suo soggiorno statunitense iniziato a settembre del 1892 come direttore del National Conservatory di New York, Dvorák certamente conobbe e studiò una molteplicità di materiali e tradizioni tipicamente non europee, che però poi entrano nelle sue composizioni attraverso i filtri strettissimi dell’Accademia e del folclore slavo.

La Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal nuovo mondo” fu scritta fra il 19 dicembre 1892 e il 24 maggio 1893 a New York e debuttò alla Carnegie Hall il 16 dicembre 1893. Culmine della grande avventura sinfonica del Romanticismo europeo, questa Sinfonia commuove nei suoi momenti elegiaci, a metà strada fra intimità brahmsiana e l’effusione caikovskjana, e si impone per la  compostezza e la fermezza della sua struttura formale, proseguendo il cammino multiforme nella musica europea di fine secolo attraverso Bruckner, Mahler e César Franck. Perfetta la struttura dell’ultimo movimento, in cui sono raccolti e vengono riproposti i temi di tutti i movimenti che lo precedono: la musica riecheggia nel presente come giungendo da tempi e luoghi lontani.

Gli abbonamenti ai tre turni settimanali della stagione costano da 80 a 250 euro, mentre l’ingresso al singlo concerto varia da 2,50 a 16 euro. Per ulteriori informazioni è possibile telefonare al numero 091.588001.

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