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Il sapore della conquista

  • 8 luglio 2004

Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera
Corea del sud/Germania 2003
Di Ki-duk Kim
Con Kim-Ki duk, Oh Young-Su, Jong-ho Kim

Ogni stagione ha un suo divenire, una sua trasformazione, non raramente dolorosa, ed è proprio in questo che risiede il mistero della vita, in tutte le sue espressioni, la vita degli animali, delle piante, degli uomini, la vita insomma, in questa magica e continua trasformazione che, nel bene e nel male, non si arresta mai. Nessuno può prescindere quindi dal potere delle stagioni e dal loro ciclo annuale di nascita, crescita e declino. Nemmeno i due monaci che dividono l’eremo galleggiante su un laghetto circondato dalle montagne. A mano a mano che passano le stagioni, ogni aspetto delle loro vite si fonde con una intensità che porta entrambi ad una maggiore spiritualità e alla tragedia. Questo è quanto ci racconta l’incantevole film “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera”, regia, soggetto, sceneggiatura e montaggio di Kim Ki Duk, anche attore, coprodotto dalla  Korea del Sud e dalla Germania, film intenso, ricco di significati e suggestioni. Nel mondo del cinema sempre più dominato da effetti ed elaborazioni varie,  rinfranca vedere un intelligente racconto per immagini con pochissimi dialoghi e una musica molto bella e calzante.

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E se è duro e difficile superare i propri errori e andare avanti, e d’altronde sono pochi quelli che nascono “insegnati” per dirla alla siciliana, è anche vero che non si finisce mai di imparare e soprattutto di sbagliare. Cosa ci resta allora di fronte a tanto soffrire? Ma la bellezza della vita in se stessa, in questa sua sofferenza, in questo suo tendere verso qualcosa che forse neppure conosciamo ma che per istinto cerchiamo e della cui esistenza siamo profondamente convinti. E se è facile vedere il bello nello splendore dei boschi e nella quiete del lago, che ammalia col suo incanto in tutte le stagioni, negli splendidi paesaggi coreani offertici dal regista, nell’emblematico scalare della montagna da parte del monaco col suo fardello di pietra appresso, sta a noi novelli saggi ed eterni pellegrini riconoscere il sapore della conquista (come definire altrimenti il superamento dei propri errori?) in questi nostri tempi assai più insidiosi (per il nostro spirito) e famelici di qualsiasi bestia feroce. Per la cronaca questo film è del 2003, mentre per la sua ultima opera, “Samaritan Girl”, il bravo regista coreano ha ricevuto a Berlino l’orso d'argento per la migliore regia.

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