ATTUALITÀ
Il Papa si dimette: la profezia del cardinale Romeo
Rievocata la profezia di Paolo Romeo che voleva morto il Papa entro i primi mesi del 2013. Adesso il cardinale parla dei due doni fatti da BenedettoXVI alla Sicilia
Cosa pensare? In quanto a predizioni la Chiesa non può dire d’averci mai azzeccato con precisione. Troppo parziali, troppo generiche, non collocabili nel tempo e nello spazio. Questa volta il presagio è degno di un illuminato, se non proprio per attendibilità, quantomento per coerenza su nomi e fatti. Freme di curiosità la città di Palermo per sapere che faccia avrà avuto il cardinale Paolo Romeo dopo aver appreso l'annuncio shock sulle dimissioni del Papa.
Lui stesso, esattamente un anno fa, rese agghiacciante l’atmosfera in tra le stanze del Vaticano dichiarando che, da lì ai 12 mesi successivi, Papa Benedetto XVI sarebbe stato vittima di un complotto che avrebbe portato proprio alla fine del suo pontificato. Fu subito liquidato come “farneticatore” e la notizia perse di credibilità in poco tempo, rientrando nel grande albo dei miti e leggende che ruotano attorno alla spy story papalina, tra “corvi”, servitori infedeli e maggiordomi eretici.
La profezia, che giunse al cardinale Romeo durante una spedizione in Cina alla fine del 2011 emerse il 10 febbraio su Il Fatto Quotidiano: il giornale spiattellò il che cardinale di Palermo avrebbe riferito ad una persona, di un messaggio anonimo consegnato dal cardinale colombiano Dario Castrillon Hoyos durante un viaggio nella terra del Sol levante, un documento segreto che conteneva che annunciava la morte Benedetto XVI, indicando pure il suo futuro successore, ovvero l'arcivescovo di Milano Angelo Scola.
Certamente l'efficiente "équipe" che regge il segretariato di Joseph Ratzinger avrà fatto partire le indagini per comprendere esattamente cosa abbia fatto e con chi abbia parlato l’arcivescovo Romeo in Cina, specialmente a fronte delle pesanti dichiarazioni. Ad un anno di distanza, appresa la notizia delle dimissioni del Pontefice, Paolo Romeo ha preferito non incontrare i tanti giornalisti giunti in Curia a Palermo, restando nei suoi appartamenti, rimandando in tanda serata qualsiasi dichiarazione sull’accaduto che ha sorpreso l’intero mondo: la notizia, tra le più condivise sul web negli ultimi anni, ha perfino causato un blackout nell’accesso ai social network.
Dal Palazzo Arcivescovile dopo ore di serrato silenzio anche tra più stretti collaboratori di Romeo, arriva finalmente il ricordo, doveroso, della visita di Benedetto XVI a Palermo: «Alla Sicilia, il Santo Padre ha concesso due importanti doni - dichiara il cardinale alla folla di giornalisti, proseguendo - La visita alla diocesi di Palermo di cui abbiamo il ricordo di una giornata di fede, di comunione, di fraternità molto intensa. Il Papa ha conservato questo ricordo molto vivo. Era commosso quando, andando all'aeroporto, continuava a dire "quanta gente, quanti giovani, quante famiglie". E tutte le volte che mi ha incontrato, mi ha sempre detto "Che bel ricordo di quella visita"» L'altro grande dono sarebbe poi quello ricevuto «Il 28 giugno dell'anno scorso quando ha autorizzato la congregazione dei Santi, di pubblicare il decreto che riconosce martire della fede don Pino Puglisi».
Intanto, tra la commozione dei fedeli più affezionati, e la facile ironia dei followers su twitter del #Pontifex ("8 anni per un pastore tedesco è comunque nella media"), è già TotoPope: aperte le quote su chi prenderà il posto del pontefice tedesco, per i bookmaker il prossimo Papa sarà africano. Messe da parte le opzioni europee rappresentate dall’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, da Tarcisio Bertone e da Angelo Bagnasco, il favorito tra i nomi è il nigeriano Francis Arinze, cardinale che potrebbe essere il primo pontefice africano nella storia della chiesa. In lizza anche il cardinale ghanese Peter Turkson. Col dubbio che sia davvero un volto nero ad affacciarsi dalla finestra di piazza San Pietro, dopo una fumata bianca, la Sicilia, notoriamente più vicina all'Africa che al resto d'Italia, potrebbe decidersi a sfoderare il sopito orgoglio meridionale.
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