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Il Novecento di Ernst nella collezione Würt

Balarm
La redazione
  • 19 febbraio 2008

E’ uno dei pittori tedeschi più originali e innovativi del Novecento: Max Ernst (1891-1976) è il protagonista della mostra “Max Ernst nella Collezione Würth”, visitabile fino al 15 luglio a Palazzo dei Normanni (Palermo) da lunedì a sabato dalle ore 8.30 alle 17, domenica e festivi dalle ore 8.30 alle 12.30. Il biglietto d’ingresso alla mostra costa 5 euro; quello cumulativo (Complesso Monumentale di Palazzo dei Normanni più mostra) costa 10 euro. Promotori dell’iniziativa sono la Fondazione Federico II e l’Assemblea regionale siciliana che daranno l’opportunità (ed è la prima volta che a Palermo si realizza un’iniziativa di questo genere), di vedere da vicino la brillante raccolta di opere del pittore, scultore e poeta surrealista tedesco, Max Ernst: sessantatre opere in totale, tra dipinti, sculture, disegni e collages, tutte appartenenti alla collezione privata del mecenate tedesco Reinhold Würth.

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Proveniente da esperienze espressioniste e dadaiste, Max Ernst divenne nel 1921, dopo essersi trasferito a Parigi, uno dei più importanti protagonisti del movimento surrealista internazionale. Nelle avventurose esplorazioni che sono i suoi quadri, Max Ernst si è servito di innumerevoli tecniche nuove per dare libero sfogo al suo profondo senso dell'irrazionale e del mistero. La tecnica più importante che inventa è il frottage che ha come base un comune gioco grafico: si tratta di appoggiare il foglio su una superficie ruvida qualunque (legno, foglia, pietra) e strofinare con una matita per far apparire il disegno delle asperità sottostanti. Mentre il gioco procede, quelle figure casuali (le nervature della foglia o del legno), proprio come le macchie d'inchiostro usate nei test psicanalitici, diventano nella mente dell'artista immagini insolite: animali, oggetti, paesaggi e figure misteriose. Le forme vengono completate da contorni e qualche dettaglio, in modo che la visione diventi riconoscibile per tutti.
«Il successo delle precedenti esposizioni - ha sottolineato Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars - ci ha condotto naturalmente a questa terza mostra che premia la collaborazione tra il gruppo Würth, l’Ars e la Fondazione Federico II. Considero personalmente la produzione di Ernst la parte più vitale del surrealismo».

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