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Il lavoro in cento anni di arte italiana

  • 31 luglio 2006

In occasione della celebrazione del Centenario della CGIL si è inaugurata a Palermo, presso l’Albergo delle Povere, un’interessante mostra sul tema del lavoro che ripercorre le tappe della storia dei lavoratori tramite le opere più significative dell’arte italiana, dagli inizi del Novecento fino ai nostri giorni (mostra visitabile fino al 30 settembre; aperta tutti i giorni dalle 10 alle 19, chiusa il lunedì, catalogo edito da Skira). Le cento opere esposte sono suddivise in cinque sezioni che abbracciano il periodo storico che va dal 1906, anno della Costituzione Generale del Lavoro, fino alla Seconda Guerra mondiale e dal 1945 agli anni Ottanta. L’ultima sezione è dedicata invece all’arte contemporanea dal 1990 al 2005.

Sono presenti in mostra delle opere di grande interesse. Nella prima sala sono esposte tre grandi tele tra cui l’olio su tela di Carlo Carrà "Allegoria del lavoro" (1905-1906) e la piccola opera di Umberto Boccioni "Contadino del lavoro" (1908-1910). La seconda sala ripercorre le tappe dell’arte sotto il Ventennio fascista durante il quale l’artista Mario Sironi fondò la rinascita della funzione didattica e sociale dell’arte murale e si sviluppò inoltre il movimento del Ritorno all’Ordine. E’ possibile ammirare in questa sala un’opera di Pippo Rizzo, "Mattanza" (1927): il futurista siciliano cristallizza in una luce mediterranea i pescatori di una mattanza.
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Una grande tela di Mario Sironi rappresenta secondo lo stile monumentale del Ventennio "Il lavoratore" (1936). Presenti inoltre dieci bozzetti per gli arazzi del Palazzo delle Corporazioni di Roma realizzati da Ferruccio Ferrazzi. La figura del lavoratore è sempre estremamente monumentale e le opere di grandi dimensioni si adattano alle esigenze propagandistiche e politiche del regime.

Le opere che rientrano nel periodo storico dal 1945-1967 si differenziano da quelle precedenti per una maggiore libertà in cui è visto il lavoratore stesso e la donna non è più una semplice spettatrice ma appare partecipare consapevolmente alla storia. "Le acciaierie di Terni" (1949) di Renato Guttuso che sono rappresentate in una grande tela dai toni neutri, rivelano un risveglio dell’economia e un fiorire dell’industrializzazione che non toglie spazio comunque ai lavori più tradizionali tra cui "I lavoratori del mare" (1949) di Antonio Corpora e lo "Zolfatarello ferito" (1952) di Renato Guttuso, proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Gli anni che vanno dal 1968 al 1981 risentono delle forti lotte sociali e i lavoratori si affiancano agli studenti che protestano per un cambiamento sociale che anticipa le problematiche a noi contemporanee. Pino Pascali riassume in un’installazione del 1968, "Attrezzi agricoli", le problematiche di un ceto in forte crisi che si scopre, suo malgrado, soppiantato dall’industria, dalla macchina che facilita il lavoro dell’uomo ma al tempo stesso lo rende inutile.

Dagli anni novanta il lavoratore e il suo agire assumono quasi un valore immateriale, la disoccupazione sempre crescente porta in giovani a lavorare senza essere retribuiti, svalutando così l’importanza stessa del lavoro. Su questa problematica l’ironia degli artisti porta a soluzioni senza dubbio esilaranti: Dario Ghibaudo realizza un’installazione, "Museo di storia innaturale, sala VI-antropologia homo pronto-operaio", che consiste in un grande operaio impacchettato, pronto all’uso e con tutto l’occorrente in dotazione, proprio come un surgelato del banco frigo del supermercato.

La figura dell’operaio lavoratore risulta dunque obsoleta e il lavoro assume connotazioni sempre più paradossali come testimonia la foto realizzata con stampa lambda "Zooffice" di Loris Cecchini. Interessante inoltre l’installazione di Filippo Falaguasta "Offerta di prestazione" (1991) che documenta, attraverso alcune foto le performance realizzate dall’artista, la situazione di precarietà in cui si trovano i giovani artisti (e non artisti) di oggi. L’artista infatti espone un suo curriculum, diligentemente redatto in inglese, in cui si dimostra disponibile a qualunque tipo di impiego e a qualunque costo. Le foto delle performance testimoniano inoltre le molteplici abilità dell’artista che si dimostra abile in qualunque ruolo lavorativo.

“I costruttori” a cura di Mariastella Margozzi, Luigi Martini e Antonello Negri ripercorre le tappe di un storia italiana che ci porta a riflettere sul valore e l’importanza del lavoro che purtroppo molto spesso viene sottovalutato e che dovrebbe potere essere valorizzato come invece è stato fatto dall’arte e dagli artisti del nostro secolo.
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