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"Il cappio": la dimensione sociale del racket

Dall'esperienza ventennale di un magistrato, si parla del fenomeno racket a Palermo e della penetrazione sociale e psicologica della mafia

Fabio Vento
Web developer e giornalista
  • 11 luglio 2009

Indagare il fenomeno mafioso e il suo rapporto con la società civile attaverso la pratica più antica, il racket: questo l'intento del libro-inchiesta “Il Cappio”, a cura del giornalista Enrico Bellavia e del sostituto procuratore della locale Direzione Distretturale Antimafia Maurizio De Lucia. Il saggio (266 pagine, 9.80 euro, Rizzoli, collana “BUR Futuropassato”) sarà presentato a Palermo lunedì 13 luglio, alle 18.30, nell'atrio della Biblioteca Comunale (Piazza Casa Professa 1), alla presenza degli autori e con la partecipazione di Pietro Grasso, Tano Grasso e Salvatore Lupo.

Ponte privilegiato tra mafia e istituzioni, tra potere criminale e potere legale, il racket non si esaurisce nella pratica del “pizzo”, ma invade molti altri settori dell'economia: dal mercato delle assunzioni a quello delle forniture, passando per i taglieggiamenti “doppi” di mafia e politica e il sistema dei finanziamenti europei. Una “rete” che coinvolge tanti attori a differenti livelli, ed è proprio sulla dimensione sociale e psicologica del fenomeno che il testo si sofferma. Da un lato le strutture gerarchiche, le prassi, il linguaggio di un sistema efficacissimo di controllo del territorio; dall'altro il sentimento, anzi l'atmosfera impalpabile, di paura e la necessità di opporre una dimensione, sia pure distorta, di sicurezza.

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«Da qui - commenta Enrico Bellavia - raccontiamo piccole ma significative vicende, come quella di una società che ricorse ai servizi dell'organizzazione senza neppure essere minacciata, o di un imprenditore del Nord che pagò la cosiddetta “tassa Riina” per accedere agli appalti. Ma il libro parla anche dei segnali di rivolta che arrivano dalla Sicilia, da Palermo, a dimostrazione del fatto che la lotta al racket può cominciare solo da lì. Purchè sia collettiva: i casi che descriviamo convergono tutti sull'assunto fondamentale che la ribellione singola sovraespone, la ribellione collettiva invece può salvare».

Maurizio de Lucia, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha condotto alcune tra le più importanti indagini sulle infiltrazioni mafiose nella politica e nell’economia. «”Il Cappio” è anche - prosegue Bellavia - la biografia di un giudice e della sua lotta quotidiana in un ambiente che non sempre gli è stato alleato. Riportiamo tanti particolari inediti o poco conosciuti, come i rapporti di de Lucia con magistrati sui coetanei, o con personaggi cresciuti in un contesto di mafiosità ambientale, dove la vicinanza all'organizzazione determinava “status” sociale. C'è un dialogo molto toccante, ed è quello tra il giudice e la figlia di un pentito: a lei che ripudiava il padre “traditore”, ha cercato di spiegare i motivi della sua scelta» .

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