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I Miti pop nelle opere di Warhol e Rotella

  • 4 aprile 2005

Era il periodo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, quando, dall’Inghilterra agli Stati Uniti, nacque e si espanse il fenomeno della Pop Art, intesa come sguardo sul mondo delle immagini proprie di una società economicamente in crescita, consumista, massificata, popular, appunto. Dopo la sua nascita nel Regno Unito, è negli Usa che la Pop Art esplode come fenomeno di presa d’atto dell’iconografia dei tempi moderni, di registrazione indifferente e vagamente ironica delle tipiche manifestazioni del mondo contemporaneo: la pubblicità, lo star system, i fumetti, i grandi manifesti pubblicitari, la Coca Cola e la zuppa in scatola. Il più celebre e celebrato artista Pop, Andrew Warhol, meglio noto come Andy Warhol, è uno dei due protagonisti dell’interessante mostra “Rotella Warhol Pop a confronto. Serigrafie e opere uniche di due maestri della Pop Art internazionale”, allestita alla Galleria ArkadhiA Arte Contemporanea fino al 30 aprile (via Dante 17, visitabile dal lunedì al sabato, orari 10.00-13.00/16.00-20.00, telefono 091.585014).

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Alle sue opere – il portfolio di dieci serigrafie dal titolo “Ladies and Gentlemen”, del 1975 – fanno da contraltare una cinquantina di grafiche inedite, con interventi manuali che ne fanno opere uniche, di uno dei più noti artisti italiani della seconda metà del Novecento, Mimmo Rotella (Catanzaro, 1918), esponente, dal 1961, del gruppo della neoavanguardia francese del Nouveau Réalisme, fondato dal critico Pierre Restany nel 1960, che si muove su una lunghezza d’onda vicina al New Dada americano e che anticipa alcune istanze della Pop Art d’oltreoceano. Rotella è celebre soprattutto per i suoi décollage, frutto dello strappo di manifesti, soprattutto cinematografici, di cui fa emergere gli strati sottostanti. Anche lui, come Hains, Villeglé, Dufrène e altri artisti francesi del gruppo, vuole sottoporre allo sguardo dello spettatore un mondo che è normalmente sotto gli occhi di tutti tanto da passare quasi inosservato, ma che solo tramite il gesto significante dell’artista diviene realmente visibile, secondo il motto “Nouveau Réalisme come Nuovi approcci percettivi al reale”.

Le opere di Warhol e Rotella dialogano con grande efficacia nel percorso espositivo della mostra, allestita con nitidezza ed eleganza; ciò non riguarda però soltanto la scelta dei soggetti, come la ricorrente Marilyn Monroe, protagonista sia di molte serigrafie del primo sia di numerosi manifesti lacerati del secondo – spicca, tra gli altri, quello intitolato L’Icona – ma anche la riduzione di questi personaggi del mondo del cinema, delle fabbriche dei sogni per eccellenza, Hollywood e Cinecittà, a simboli, proiezioni di una società che fissa, altera, raggela i suoi eroi fino a farli diventare uno dei tanti miti-oggetto della sua imagerie collettiva.

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