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I "furti colti" delle opere di Guccione

  • 11 dicembre 2006

La Galleria 61 celebra i suoi dieci anni di attività con una doppia iniziativa legata ad un unico comune denominatore: Piero Guccione, protagonista della mostra "Intorno all’orizzonte" (via XX Settembre 61, fino al 23 dicembre, dal martedì alla domenica dalle 17 alle 20, sabato anche 10-13, ingresso libero). Nel 1996 la galleria apriva i battenti con una mostra dal titolo "Figurazione negli Iblei", mostra collettiva di talenti siciliani, tra i quali figurava l’artista ragusano. Oggi ha dato vita ad una vigorosa personale accompagnata dal contributo alla realizzazione del video "Piero Guccione - Intorno all'orizzonte", un racconto per immagini del processo creativo dell’artista, ideato da Giuseppe Alaimo, presidente dell'associazione culturale Aries, e realizzato da Salvo Cuccia.

Piero Guccione nasce a Scicli, luogo in cui, insieme a Franco Sarnari, raccoglie dagli anni settanta un gruppo di artisti riconosciuti come Gruppo di Scicli. Renato Guttuso, di cui Guccione è assistente negli anni di formazione romana, definì il gruppo «un’isola di purezza» artistica, lontano dagli sguardi e dai riflettori dei grandi eventi e dalle imposizioni dell’arte colta. Su questa scia continua l’opera etica del pittore, che sceglie la campagna ragusana con la volontà di allontanarsi dalle grandi metropoli soffocate dal ritmo temporale, per osservare una realtà di provincia in cui la storia rallenta il suo corso ed il mare diventa soggetto primario nel suo costante mutare.

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Per Guccione l’attività grafica è esperienziale, un’opera solitaria e personale di conoscenza del mondo, reale o artistico che sia. Come spiega lo stesso artista, Degas raccomandava di accostarsi al proprio lavoro (quello del pittore) con lo stesso sentimento «con cui il ladro si accosta all’oggetto da rubare». E Guccione “ruba” all’arte con citazioni colte, lavorando, tra gli altri, sulla plasticità di Michelangelo e il naturalismo romantico di Friedrich. Su essi ricalca il gesto dell’artista, amandone le linee, arrotandole, imitandole, riproponendole con linguaggi epurati dal virtuosismo, sintetizzati dalla immediatezza del tratto.

Guccione è certamente un artigiano dell’arte, che tiene con mano ferma gli strumenti classici del mestiere e si permette la semplicità di lavorare con colori e tecniche che si conoscono e si abbracciano sulla superficie per interpretare una realtà che è variabile, cangiante, ma non certo flessibile. E’ un uomo che ha bisogno di vedere e di ragionare, di stare fisso su un tema, di coglierne ogni declinazione o sfumatura. Come afferma Lorenza Trucchi, «L’azzurro di Piero è ogni giorno un azzurro diverso, le correnti marine sono ogni giorno correnti diverse, perché diversa è l’emozione; è dentro la trafittura della luce, attraverso il cielo e il mare che Piero Guccione vuole sprofondare».

Una pittura che tende all’assoluto, divenendo quindi, nel commento di Franco Sarnari, «pittura dell’aria. Non è il vuoto di una tela “non-dipinta”, è un vuoto ottenuto, un vuoto che attraversa il calvario umano. Vede la sua estinzione». Senza mai diventare visionaria o eterea. La mostra è un percorso di conoscenza professionale che dipana opere di differenti periodi e influenze, partendo dal gusto più plastico degli anni ottanta, fino alle figurazioni intense ed estese dei giorni nostri.

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