ARTE E ARCHITETTURA
Gli oggetti magici che accompagnano l'uomo
Non c’è luogo o epoca in cui l’uomo non releghi almeno parte dei propri auspici ed aspettative quotidiane in una sfera ignota e invisibile, la dimensione del soprannaturale. Ma dove si realizza questo mondo di credenze e rituali finalizzati a forgiare la realtà secondo i propri desideri e ad esercitare un qualche potere su sentimenti, eventi, calamità e fortuna? È un universo sotterraneo, in cui espressioni di magia convivono frequentemente con forme di religiosità ortodosse ed eterodosse, secondo una visione della realtà come un oggetto perturbabile e fluttuante. Alla base sta una disperata necessità di fronteggiare difficoltà e avversità di ogni genere, esorcizzandone la potenza e l’ineluttabilità. In questa prospettiva, cose e immagini assumono carica e potere, sono l’evocazione e la materializzazione più o meno simbolica e iconica di ciò che si vuole imporre, realizzare e scongiurare. Un interessante percorso di indagine su questo particolare rapporto con il soprannaturale, più specificamente nella cultura siciliana degli ultimi secoli, è offerto dalla ricca mostra “Il Potere delle Cose: magia e religione nelle collezioni del Museo Pitrè”, in corso fino al 9 maggio all’Archivio storico comunale di Palermo, in via Maqueda 157 (dal martedì al sabato ore 9/19,30; domenica ore 9/13; ingresso libero; catalogo edito da Eidos e pubblicato per la collana “Impressioni”).
Accanto ad oggetti dalla funzione e dai rimandi più o meno palesi, trovano posto strumenti di una ritualità spesso complessa: facilmente intuibile, ad esempio, è il valore apotropaico dei sacchiteddi di li cosi sacri, mentre la sponsa di la Madonna, o rosa di lu partu, era protagonista di un particolare rituale dal forte carattere magico, utilizzato durante i parti. Tra le testimonianze di magia nera si distingue l’uovo con spilli, in cui un simbolo di vita è trafitto da aghi come mimesi della reale sofferenza fisica da arrecare alla vittima. Qui come altrove, nel carattere imitativo o oppositivo rispetto a ciò che si desidera o si teme, si rivela il principio che sorregge questo genere di ritualità magico-religiosa, le cui radici vanno rintracciate nel potere dell’immagine e del visibile sulla percezione umana della realtà intera, materiale e immateriale, presente e futura. Un principio atavico, secondo cui inscenare, rappresentare od evocare qualcosa comporti la sua immediata realizzazione. Compiuto il rituale, l’animo si conforta, si esalta o si placa: è già qui il “potere delle cose”, al di là di ogni personale convinzione.
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