LIBRI
"Giuseppe e Maria", una storia "natalizia"
Vi ricordate dove eravate la notte di Natale del 1991? E a parte la mattonata sullo stomaco del tiramisù di vostra suocera, che altro vi ricordate? Peter Turrini – poeta, saggista, autore teatrale, austriaco di origine italiana – non a caso ambienta "Giuseppe e Maria"( :duepunti edizioni Palermo, pp 73, euro 9), in “quella” notte di Natale. La mattina del 25 dicembre di quell'anno, nonostante l’annunciato tiramisù, Mikhail Gorbaciov si dimette dalla presidenza dell'Unione Sovietica, mettendo la parola fine ad un'era e facendone cominciare un'altra. Josef, Giuseppe Pribil, è un arzillo settantunenne, ausiliario di un istituto di sorveglianza, ha un passato di attivista del partito comunista, perseguitato politico, prigioniero e cavia dei più barbari e violenti "medici" nazisti. Il suo presente invece lo vede come l'ultimo degli idealisti, appassionato lettore e venditore de "La verità", un po' esempio, un po' zimbello dei giovani del partito, o di quello che ne resta. Il suo quotidiano è fatto di battaglie con la fame a fine mese, magari davanti alla villa di quello stesso "medico" che alcuni decenni prima lo ha sventrato e privato per sempre di troppe cose, e che ora mangia da vincitore tutte le sere in una bella sala al caldo, con la sua famiglia, il giovane rampollo anch'esso avviato alla nobile disciplina e la servitù. Maria Patzak, sessantanove anni, donna delle pulizie, senza posto fisso, ha nel suo curriculum alcune sfortunate esperienze nella "rivista", un momento di gloria come zebra in uno spettacolo e poi basta - giusto qualche molestia sessuale da bambina, un paio di signori che si sono presi qualche libertà di troppo. Oggi sbarca il lunario ai margini di una società opulenta e fredda come l'inverno austriaco, subisce le angherie della nuora e soffre per le sorti del figlio nelle mani della giovane megera.
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