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Girotto-Biondini Duo: oltre il jazz, al centro della musica

  • 24 gennaio 2005

Repertorio trasversale quello proposto dal duo Girotto-Biondini, il primo celebrato fiatista (sax soprano, sax baritono, clarinetto basso, flauti) di varie eclettiche formazioni (non ultima quella degli Aires Tango), il secondo fisarmonicista rubato al repertorio classico dall’incontro con il chitarrista Walter Ferrero, che suonerà giovedì 27 gennaio all’Agricantus di Palermo (via XX Settembre 82a) per la rassegna “New Thing” (ore 21.15, euro 13/10). Originario dell’Argentina, terra di musica sanguigna e passionale, ma di famiglia pugliese, Javier Girotto inizia con studi classici – sax e clarinetto – per recarsi a 19 anni dalla natia Cordoba nella grande Buenos Aires e partecipare ad un seminario del bostoniano “Berklee College of Music”, conseguendo una borsa di studio per gli Stati Uniti, dove si diploma in “Professional Music”. Qui ha la possibilità di frequentare autorevoli maestri dell’improvvisazione (Joseph Viola, Bill Pierce, George Garzone, Hall Crook e Jerry Bergonzi) e dopo varie esperienze di contaminazione, si trasferisce in Italia dove, con Horacio “El Negro” Hernandez, sui binari del latin jazz, forma il sestetto “Tercer Mundo”, seguito a ruota da “Six Sax”, quattro sassofoni più ritmica, per poi giungere a fondare il gruppo insieme a cui s’è guadagnato la notorietà, gli Aires Tango (Alessandro Gwis al piano, Marco Siniscalco al basso e Michele Rabbia su percussioni e batteria), per coniugare in tinte moderne tango e jazz. Con Aires Tango incide ben sette dischi, lungo un percorso che giunge ad “aprire” il progetto alla voce di Peppe Servillo e all’orchestra sinfonica, incontrando costantemente il favore del pubblico più attento e competente. Senza dimenticare il trio che più recentemente gli ha dato notevoli soddisfazioni, Mangalavite-Servillo-Girotto.

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In questa tappa palermitana si accompagna all’accordéoniste Luciano Biondini, italianissimo ed abile strumentista capace di fondere nel suo strumento ritmi ed armonie dal sapore tutto mediterraneo. Nato a Spoleto, in Umbria, quella che recentemente si è affermata come la sede del jazz internazionale in Italia, comincia gli studi di fisarmonica a 10 anni, inizialmente rivolgendosi ai classici e conseguendo numerosi riconoscimenti di prestigio (Trophée Mondial de l’Accordéon, Premio Internazionale di Castelfidardo, Premio “Luciano Fancelli”, Premio Internazionale di Recanati, ecc,). È nel 1994 che si avvicina al jazz, e da lì il suo cammino artistico lo vede affiancare Tony Scott, Enrico Rava, Mike Turk, Ares Tavolazzi, Battista Lena, Gabriele Mirabassi, Roberto Ottaviano, Marteen Van der Grinten, Martin Classen, Enzo Pietropaoli, Michel Godard, Patrick Vaillant, Rabih Abou-Khalil. L’incontro di questi due particolari musicisti viene suggellato nel dicembre 2001 dalla pubblicazione del disco “El Cacerolazo”, con il quale si afferma il legame di entrambi – Girotto per le radici, Biondini per il retroterra storico-culturale del proprio strumento – all’Argentina: “cacerol” in Argentina è il termine che indica tutti i tipi di pentolame, quegli stessi utensili da cucina, quindi, che la popolazione prese a sbattere rumorosamente per protesta nei confronti della grave crisi sociale, politica ed economica che interessò il paese nel 2001, così da richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica anche internazionale sul problema, attraverso manifestazioni fragorose ma pacifiche. Grazie a questo tipo di protesta molto energica, la vecchia nomenklatura politica, rea d’aver portato il paese allo sfascio, crollò, permettendo l’avvio di una lenta e sofferta risalita economica. Ed è per questa via che Girotto insieme all’amico Biondini si riconcilia con la propria cultura, rendendole un sentito omaggio che trova nella musica di questo singolare duo quelle radici popolari e folkloriche tinteggiate di jazz e ritmo.

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