MUSICA
Gelkhamar, il nuovo album del duo Leopizzi-Guzzo
«Ho sempre voluto che le mie composizioni avessero qualcosa di quelle di Robin Williamson, esponente della musica celtica che da sempre ispira la mia musica, che assomigliassero alle sue. Ma oggi non so se essere contento oppure no del fatto che la mia musica rimanga comunque diversa dalla sua». Una battuta che indica perfettamente la genuinità della "vis compositiva" di Giuseppe Leopizzi, che si ritrova tutta nell’ultima sua fatica discografica, in coppia con la sua compagna d’arte, l’arpista Rosellina Guzzo: Gelkhamar, dal sito vulcanico di Pantelleria. Terzo album all’attivo – almeno altri due se si considera anche la discografia degli "Aes Dana", gruppo anch’esso di ispirazione celtica del quale, in una sorta di organico allargato, i due musicisti palermitani fanno parte – , in esso spicca la ricerca e lo studio dei suoni che da sempre coinvolgono la curiosità musicale ed intellettuale di questo particolare ed originale compositore. Titolare di vari premi (Usa Songwriting Competition e Top Five del rinomato John Lennon Songwriting Contest), con le sue formazioni spesso a fianco di figure storiche del genere "celtico" (Martin Simpson, Jacqui McShee, Mairtin O’Connor, Paddy Keenan), anche per questo album Leopizzi ha esplorato parecchio pur rimanendo fedele allo stile che ormai caratterizza il suo chitarrismo, un virtuosismo fatto di finger-picking e guitar-tapping, ma pure tanta sensibilità. Una ricerca che ha richiesto l’intervento della liutaia Gabriella Carlino, per creare una chitarra che rispondesse alle varie esigenze della tecnica del tapping in "Stato brado", suonata apparentemente insieme ad un percussionista, ma che invece è tutto frutto "estemporaneo" di questo mirabile parto di alta liuteria.
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