ATTUALITÀ
Fiera, una crisi che sembra superata
È di certo una tradizione ormai consolidata che accompagna il popolo palermitano all’ingresso della stagione estiva: è la fiera. Nel suo viale si sono intrecciate storie prima dei padri, poi dei figli. Diverse generazioni hanno passeggiato lungo quella via, hanno acquistato prodotti e si sono affacciati a quelle novità tecniche sconosciute. Quest’anno la fiera campionaria, che resta l’avvenimento principe dell’Ente Fiera del Mediterraneo, conta la presenza di 22 paesi stranieri e si può ben dire che è la prima, dopo alcuni anni, che si vive con una certa serenità, con una prospettiva di sviluppo.
Questo perché l’Ente Fiera da anni vive in una situazione di dissesto economico che ha visto lo stesso ente commissariato da cinque anni per il risanamento del bilancio e ha visto altresì avvicendarsi quattro diversi commissari straordinari. Fino al 1996 l’ente produceva un utile annuo certo e non appesantiva la finanza pubblica investendo le plusvalenze in BOT che diventavano dei dividendi da distribuire ai dipendenti. Purtroppo una generale congiuntura negativa del settore ha portato al crollo degli utili al punto che l’Ente è stato commissariato. Un'operazione che doveva essere indolore: risanare il bilancio e trasformare l’ente in una s.p.a., secondo legge. Ma la politica ci ha messo il suo zampino. Così la situazione è andata aggravandosi sempre di più.
Julio Mario Cosentino, Stapino Greco e Alessandro Trezza sono stati i commissari straordinari, nominati dall’assessorato regionale alla Cooperazione, che si sono avvicendati con diverse fortune dal 2001. Dall’ottobre del 2005 il commissario straordinario è l’avvocato Livreri, penalista, con vice l’avvocato Moschetti. Questi hanno avviato un dialogo stretto con la Regione Siciliana, creando una task force lavoro. L’intervento della Regione era diventato difatti inevitabile se si voleva dare una sterzata a questa storia. Quindi un'impostazione di gestione che si basa su criteri di economicità e ottimizzazione. I costi fissi legati al personale, voce che pesa nel bilancio, sono stati tagliati tramite il licenziamento dei 23 lavoratori delle due società di gestione, opportunamente assorbiti dalla Regione e destinati a società a essa collegate.
In più sono stati tagliati i costi eccedenti e grazie allo sforzo economico e politico della Regione, sono stati in parte pagati i debiti verso i dipendenti e gli enti previdenziali e si è potuto procedere a una seria programmazione per l’avvenire dell’Ente. In futuro si prevede che la fiera possa diventare un grande centro congressuale oltre che fieristico, per questo sono stati esitati i progetti esecutivi per il rifacimento di quattro padiglioni in questa chiave. Non è escluso che un giorno vedremo una fiera campionaria nel periodo invernale. Questa è difatti la principale voce negli introiti della fiera, e con le entrate della fiera corrente saranno pagati ancora i debiti verso i dipendenti e la previdenza sociale.
Questa storia ci suggerisce come in casi straordinari, di risanamento e recupero industriale, le figure dei politici non siano quelle da privilegiare, troppo “sensibili” all’elettorato per compiere scelte difficili e che comportano sacrifici. Per quanto i sindacati dicono a Balarm.it che ancora aspettano il piano industriale e che riapriranno la vertenza dopo la tregua concessa per la campionaria, ci piace pensare che il grosso dei problemi sia stato superato, che la Fiera del Mediterraneo torni ad occupare quella funzione di statuto per “adoperarsi per alimentare lo sviluppo economico della Sicilia e la promozione delle aziende palermitane e isolane”. Certo non si può sempre pensare che la Regione risolva i problemi di tutti. Si deve cominciare a reggersi sulle proprie gambe.
Questo perché l’Ente Fiera da anni vive in una situazione di dissesto economico che ha visto lo stesso ente commissariato da cinque anni per il risanamento del bilancio e ha visto altresì avvicendarsi quattro diversi commissari straordinari. Fino al 1996 l’ente produceva un utile annuo certo e non appesantiva la finanza pubblica investendo le plusvalenze in BOT che diventavano dei dividendi da distribuire ai dipendenti. Purtroppo una generale congiuntura negativa del settore ha portato al crollo degli utili al punto che l’Ente è stato commissariato. Un'operazione che doveva essere indolore: risanare il bilancio e trasformare l’ente in una s.p.a., secondo legge. Ma la politica ci ha messo il suo zampino. Così la situazione è andata aggravandosi sempre di più.
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Per trovare collocazione a tutti quei dipendenti precari che vedevano sfuggire la propria occupazione sono state create due società di gestione. Queste assorbivano personale ma finirono per essere anche un serbatoio di dipendenti, perché in barba alle finanze dissestate dell’ente, altri dipendenti sono stati assunti secondo le più svariate forme di contratti di lavoro. Quindi una delle voci più corpose del bilancio continuava a lievitare piuttosto che ridursi. In più, ad aggravare la situazione, tutta una serie di spese aumentano. Si tratta di spese per missioni all’estero, consulenze esterne, pubblicità e di rappresentanza. Così il bilancio della fiera di ritrova con un buco che va dai sei ai dodici milioni di euro come dato aggregato del periodo dal 1997 al 2005. Julio Mario Cosentino, Stapino Greco e Alessandro Trezza sono stati i commissari straordinari, nominati dall’assessorato regionale alla Cooperazione, che si sono avvicendati con diverse fortune dal 2001. Dall’ottobre del 2005 il commissario straordinario è l’avvocato Livreri, penalista, con vice l’avvocato Moschetti. Questi hanno avviato un dialogo stretto con la Regione Siciliana, creando una task force lavoro. L’intervento della Regione era diventato difatti inevitabile se si voleva dare una sterzata a questa storia. Quindi un'impostazione di gestione che si basa su criteri di economicità e ottimizzazione. I costi fissi legati al personale, voce che pesa nel bilancio, sono stati tagliati tramite il licenziamento dei 23 lavoratori delle due società di gestione, opportunamente assorbiti dalla Regione e destinati a società a essa collegate.
In più sono stati tagliati i costi eccedenti e grazie allo sforzo economico e politico della Regione, sono stati in parte pagati i debiti verso i dipendenti e gli enti previdenziali e si è potuto procedere a una seria programmazione per l’avvenire dell’Ente. In futuro si prevede che la fiera possa diventare un grande centro congressuale oltre che fieristico, per questo sono stati esitati i progetti esecutivi per il rifacimento di quattro padiglioni in questa chiave. Non è escluso che un giorno vedremo una fiera campionaria nel periodo invernale. Questa è difatti la principale voce negli introiti della fiera, e con le entrate della fiera corrente saranno pagati ancora i debiti verso i dipendenti e la previdenza sociale.
Questa storia ci suggerisce come in casi straordinari, di risanamento e recupero industriale, le figure dei politici non siano quelle da privilegiare, troppo “sensibili” all’elettorato per compiere scelte difficili e che comportano sacrifici. Per quanto i sindacati dicono a Balarm.it che ancora aspettano il piano industriale e che riapriranno la vertenza dopo la tregua concessa per la campionaria, ci piace pensare che il grosso dei problemi sia stato superato, che la Fiera del Mediterraneo torni ad occupare quella funzione di statuto per “adoperarsi per alimentare lo sviluppo economico della Sicilia e la promozione delle aziende palermitane e isolane”. Certo non si può sempre pensare che la Regione risolva i problemi di tutti. Si deve cominciare a reggersi sulle proprie gambe.
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