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Eretica, l’arte si confronta con il sacro

  • 13 agosto 2006

In attesa del nuovo allestimento della Galleria Regionale d’Arte Moderna, il Complesso monumentale di Sant'Anna a Palermo riapre i battenti per ospitare fino al 15 settembre la collettiva “Eretica. L’arte contemporanea dalla trascendenza al profano”, a cura di Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio, che riunisce circa settanta tra dipinti, foto e sculture di una quarantina di artisti attivi nel panorama contemporaneo internazionale. La mostra, promossa dal Comune nell’ambito di Kals’art, sin dal titolo intende porre l’attenzione e ripercorrere le tracce di un rinnovato rapporto tra le ricerche artistiche degli ultimi decenni e una nuova, laica esigenza di spiritualità. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, infatti, con il crollare delle utopie moderniste ed avanguardiste, e con la conseguente perdita di fiducia nel destino dell’uomo, si assiste ad un graduale ed inarrestabile recupero dei temi del sacro e del trascendente, già tanto cari all’iconografia religiosa occidentale. Ed ecco allora un fiorire di trasposizioni pop dell’ultima cena (Andy Warhol o Hiroshi Sugimoto), di interpretazioni del tema dell’Ecce Homo (Mark Wallinger), di crocifissioni (famose quelle di Serrano o Hirsht) o delle pietà di Marina Abramocic’, Sam Taylor-Wood e Atelier Van Lieshout presenti in mostra e sapientemente accostate in una delle sale più incisive del percorso espositivo.

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L’evidenza con cui riaffiorano questi soggetti manifesta una recuperata attenzione verso temi comuni a tutti i popoli, e non solo quelli di area cattolica, rispondendo più che altro all’esigenza dell’artista post-moderno di affrontare temi “popolari”. Il suo obiettivo diventa in tal modo quello di affermare una nuova idea di bellezza che tocchi anche l’individuo nella sua essenza, come nel caso di Angel di Marc Quinn, opera onirica e sacrale, sospesa tra vita e morte che accoglie il visitatore al suo ingresso, introducendolo nello spirito della mostra. Sul tema della morte, e della malattia, insistono anche Janny Saville, che sciocca lo spettatore con un’estasi malata di grande formato che costringe ad una riflessione sulla violenza e sulla morte come riscatto, Regina José Galindo con i suoi riti masochistici ed apotropaici e Thomas Hirshhorn con un polittico dal forte impatto emozionale.

Il rapporto tra amore e morte è invece messo bene in evidenza, dalle opere di Timothy Greenfield-Sanders nel suo ciclo di ritratti di pornodivi americani, Vanessa Beecroft che rappresenta con la sua classica poetica un’estasi mistica e da Jake and Dinos Chapman. La mostra, accompagnata da un catalogo che ben introduce le tematiche affrontate e offre notevoli spunti di riflessione, offre, dunque, alla città, storicamente carente di luoghi espositivi dedicati all’arte contemporanea, certamente un’occasione per entrare in contatto con l’opera di alcuni tra i soggetti più significativi della ricerca internazionale, anche se in alcuni casi le opere selezionate non sembrano aderire pienamente al rigoroso e ben impostato progetto espositivo.

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