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Diana Darby, poesie in musica ai Candelai

Un concerto giusto nel posto sbagliato. I rumori delle retrovie hanno così guastato la serata a metà performance.

  • 26 ottobre 2003

L’ultima canzone è finita. Diana Darby (in concerto ai Candelai venerdì 24 scorso) posa la chitarra per terra, spegne l’amplificatore  e scende dal palco visibilmente arrabbiata, mostrando il pollice verso al suo staff. Si conclude così la performance live della cantautrice texana. Un concerto giusto nel posto sbagliato. Non perché i Candelai non vadano bene per un live solo chitarra e voce, anzi. Il problema è che gran parte del pubblico, attratto dall’ingresso libero di venerdì sera, si è dato appuntamento nel locale incurante del fatto che una gentile signorina, seduta con in braccio una fender stratocaster, stava deliziando pochi illuminati spettatori. I rumori delle retrovie hanno così guastato la serata a metà concerto.

Ma mettendo da parte questi spiacevoli particolari resta il ricordo di sessanta minuti di grande atmosfera. Diana Darby suona una musica semplicissima, così semplice da richiedere una totale concentrazione. E anche la voce è pacata: senza il bisogno di alzare il tono la cantautrice americana riesce a mettere in musica le sue poesie con grande naturalezza. Diana Darby è sincera come un giro di accordi sol-re-do maggiore, non si perde in fronzoli e va per la sua strada. Seguirla effettivamente non è facile e a lungo andare può risultare anche stancante.

Ma è quell’atmosfera così intima a catturare l’ascoltatore, a fargli credere che lei sia lì per suonare apposta per lui. Scorrono così in lenta sequenza i pezzi dei due album (Naked Time, uscito nel 2000 e Fantasia Ball, uscito quest’anno) tra i quali spiccano "Mother" e "Summer". Nel mezzo, una timida richiesta di silenzio, da parte di chi chiede solamente che vengano ascoltate le proprie canzoni, belle o brutte che siano. Non sarà una grande consolazione, ma c’è da dire che come pubblico ce la siamo cavati meglio di Enna (tappa precedente a quella palermitana) dove un gruppo di ominidi è arrivato a prendere in giro l’artista mentre suonava, costringendola a concludere in anticipo il concerto.

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