LIBRI
"De Rebus Hierkte", astrusi frammenti di lettura
"De Rebus Hierkte" (Ed. del Mirto, 2005, 143 pagine, 12 euro) di Francesca Mercadante, scrittrice e geologa, presentato nella nuova e bella libreria Diogene, è un libro particolare nella materia e complesso nella forma. L’autrice ci narra con la sua prosa influenzata dal verso, a volte altisonante, inframmezzata dal troppo inflazionato “slang panormita”, una storia che prende spunto da una leggenda: il rinvenimento della mitica Hierkte, l’accampamento del condottiero cartaginese Amilcare Barca. Da questo fatto avvolto di cupo mistero, e dalla sua ricerca, si sviluppano, con la forza di un pugno in pancia, le storie ammantate di sentimento e canaglieria di alcuni personaggi. Positivo è l’elemento storico-sociale che caratterizza la pubblicazione: la decadenza di Palermo, città grande in potenza ma misera nella realtà, dedita a cancellare la sua memoria precipitata nel caos. La difficoltà del libro è però rappresentata dalla sua impalcatura narrativa costruita su diversi piani temporali e spaziali. Un filo troppo fine e sfuggente lega i pezzi del rebus. Molte volte il periodo fin troppo lungo è costituito dal susseguirsi di frasi ad effetto che seguono il pensiero ondivago proprio della sfera emozionale dell’autrice, in cui è facile perdersi fino al punto da non capirne il significato. La scrittura ellittica della Mercadante, come la storia che racconta, è un continuo scattare avanti e indietro e ripiegare su se stessa, che sinceramente scombussola e sconcerta il lettore. Molto difficile è interpretare dei frammenti teatrali, ostici e faticosi, che sicuramente non annoiano ma che allo stesso modo diventano un oggetto da respingere.
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