ATTUALITÀ
Crocetta e la Giunta tra la gente, a Brancaccio
Brancaccio è la prima di una lunga serie di "sedute itineranti" che la Giunta Crocetta ha già programmato in luoghi simbolo della Sicilia più disastrata
Per il debutto della sua nuova Giunta, nata - tra rinunce improvvise, rebus e polemiche - sotto una stella non proprio sfolgorante, il presidente della Regione fa una scelta di cuore e di testa insieme: quella di spostare i suoi assessori dai lussuosi saloni di Palazzo d’Orleans alle vie di uno dei quartieri più difficili di Palermo. La Brancaccio di padre Pino Puglisi, la Brancaccio della droga e del racket, la Brancaccio in cui ancora oggi ogni ragazzino strappato al ricatto della criminalità e della “cultura” mafiosa è da considerarsi una vittoria miracolosa.
Lo sanno bene gli operatori e i volontari del Centro Padre Nostro, così fortemente voluto da padre Puglisi: ci sono anche loro, ad affollare l’Auditorium “Giuseppe Di Matteo” di via San Ciro. E ci sono anche cittadini comuni, famiglie, docenti e alunni dell’istituto comprensivo di Brancaccio che a padre Puglisi è intitolato. Tutti qui, nella stessa sala che ospitò una delle ultime messe celebrate dal sacerdote prima di essere ucciso dalla mafia, nel settembre del 93, e che oggi, quasi vent’anni dopo, accoglie la giunta Crocetta quasi al completo (assenti soltanto Zichichi, impegnato in Calabria, e i due assessori ancora “in sospeso”, Marino e Valenti).
E sembra davvero questo, il vero debutto, quello ufficiale, per la nuova squadra di assessori della Regione. Non quello della mattina, non la riunione a porte chiuse durata alcune ore e con la folla di cronisti ad attendere fuori. Ma qui, in mezzo alla gente, in mezzo a un quartiere che è ancora drammaticamente periferico rispetto a tutto il resto e segnato da contraddizioni profonde. «Abbiamo scelto di venire a Brancaccio - dice Crocetta - per dimostrare che questa giunta non governerà chiusa dentro al palazzo ma in mezzo alla gente. Perché la gente vuole ascoltare ed essere ascoltata e finora c’è stata una sordità assoluta da parte delle istituzioni».
Ecco perché Brancaccio sarà solo la prima di una lunga serie di “sedute itineranti” che la Giunta Crocetta ha già programmato in luoghi simbolo della Sicilia più disastrata: «Andremo anche nel rione Librino di Catania - aggiunge il presidente - ma anche tra gli alluvionati di Saponara e tra le baracche costruite a Messina dopo il terremoto del 1908».
Intanto però si comincia da Brancaccio. Per presentare alla gente i nuovi assessori (compreso un emozionato Franco Battiato , per illustrare i primi provvedimenti adottati poche ore prima dalla Giunta (l’accordo con il Ministero del Lavoro per la cassa integrazione straordinaria, inclusa quella per la Gesip, e ancora il finanziamento del “patto dei sindaci”), per anticipare alcune iniziative in cantiere (come l’istituzione del Garante dell’Infanzia e del Garante per la diversabilità).
Ma soprattutto per esserci. Per stringere mani. Per guardare in faccia chi è venuto a vedere. A cominciare dai bambini, dai ragazzini della scuola “Puglisi”, che padre Puglisi non lo hanno mai conosciuto ma di lui sanno praticamente tutto. E infatti parlano, appena appena intimoriti dal microfono e dal palco sul quale vengono invitati. E al nuovo presidente della Regione fanno domande precise. Cosa può fare per noi ragazzi del quartiere, signor presidente, per ridarci la fiducia e la speranza in una società migliore, libera dalla mafia? E questo ponte di Messina, lo facciamo o non lo facciamo?
Ma rispondono anche per le rime, questi ragazzi: perché cosa sia la mafia, o chi fossero persone come Paolo Borsellino e don Pino Puglisi, loro lo sanno bene. Ed è per questo, forse proprio grazie alla genuinità di questi ragazzi, e alla presenza dei loro genitori e dei loro insegnanti, che la seduta di giunta a Brancaccio sfiora soltanto il rischio della retorica. E si trasforma invece in una conversazione vera, in un vero “inizio”.
Con il presidente del centro Padre Nostro, Maurizio Artale, nelle vesti di padrone di casa, a spiegare senza giri di parole le difficoltà di fare antimafia dal basso, così come Pino Puglisi credeva. Perché anche gli spazi come l’Auditorium costano, e per autofinanziarsi è già in cantiere il progetto di trasformarlo in un piccolo teatro. «Speriamo che lei possa aiutarci a realizzare questo sogno, Presidente». E con il preside della scuola Puglisi ad augurare buon lavoro al neo governatore e alla sua squadra. Sottintendendo che dalla bontà di quel lavoro dipenderà davvero il futuro di questi ragazzi.
Quando la Giunta “tra la gente” si scioglie è ormai sera. Si torna a casa. Chi dietro l’angolo, e chi, come l’assessore Battiato, “a 300 chilometri di distanza”. Sopra il tetto dell’Auditorium sventolano nella penombra i panni stesi ai balconi dei palazzi di via San Ciro, e dalle finestre illuminate si intuisce l’ora di cena. In strada saracinesche abbassate e poca gente. Anche gli operai della Gesip che appena due ore prima presidiavano il marciapiede attendendo l’auto blu del presidente sono andati via. Il cancello dell’auditorium si richiude alle nostre spalle. Brancaccio resta lì fuori. Ed è grande.
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