LIBRI
Comunità Rom di Palermo: gli scomodi vicini
Denuncia sociale contro i pregiudizi ed il razzismo celato dietro un'unica parola: indifferenza. All'insegna della “coesistenza” tra i palermitani e la comunità Rom della nostra città, lo scorso martedì José Luis Ledesma ha presentato all'Agricantus (via XX Settembre 82) il suo ultimo lavoro “Residence La Favorita” Rom: fotogrammi di un'ingiustizia dimenticata (Edizioni Ledesma Communication, 10 Euro).
Il libro è un reportage fotografico col quale il giornalista e fotografo argentino, che risiede a Palermo ormai dal 1994, conferma il suo impegno sociale a favore delle minoranze ma anche del nostro capoluogo “bello e addormentato”, vittima di una sonnolenza che se per Don Fabrizio Salina quasi risiedeva nel nostro dna isolano, adesso non trova più giustificazioni poetiche. E' tempo di voltar pagina e capire, e soprattutto, nel bene e nel male, di avere un'opinione. «Il mio libro è diretto alla coscienza delle persone», interviene Ledesma, «la politica italiana si occupa poco delle problematiche sociali e della sanità, non vorrei che il vostro paese diventasse come l'Argentina, servono rinforzi da parte delle istituzioni». I kosovari, montenegrini e serbi di Palermo, meglio conosciuti come gli zingari, hanno le loro case/baracche nel parco della Favorita, occupando uno spazio autorizzato ma privo dei servizi igienici essenziali: rete fognaria e sistemi di raccolta delle acque bianche.
Il dibattito continua intercalando speranze a richieste concrete, si parla di opportunità e strumenti, di stimolare l'autoimprenditorialità; infine dal pubblico un invito da un anziano signore: «Che ognuno compri un libro in più e lo regali al suo parroco, che si muovano se sono davvero cristiani!».
Il libro è un reportage fotografico col quale il giornalista e fotografo argentino, che risiede a Palermo ormai dal 1994, conferma il suo impegno sociale a favore delle minoranze ma anche del nostro capoluogo “bello e addormentato”, vittima di una sonnolenza che se per Don Fabrizio Salina quasi risiedeva nel nostro dna isolano, adesso non trova più giustificazioni poetiche. E' tempo di voltar pagina e capire, e soprattutto, nel bene e nel male, di avere un'opinione. «Il mio libro è diretto alla coscienza delle persone», interviene Ledesma, «la politica italiana si occupa poco delle problematiche sociali e della sanità, non vorrei che il vostro paese diventasse come l'Argentina, servono rinforzi da parte delle istituzioni». I kosovari, montenegrini e serbi di Palermo, meglio conosciuti come gli zingari, hanno le loro case/baracche nel parco della Favorita, occupando uno spazio autorizzato ma privo dei servizi igienici essenziali: rete fognaria e sistemi di raccolta delle acque bianche.
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Il campo esiste dal '90, e dal '98 è stato assegnato al Distretto Sanitario 12, rappresentato durante l'incontro da Lorella Vassallo, medico che regolarmente si reca al campo Rom, che tende subito a puntualizzare: «il primo muro da abbattere è la considerazione comune che si ha di questa gente: per molti sono soltanto sporchi, ladri e fannulloni. Per non diffidare possiamo contare solo sulla conoscenza». La dottoressa evidenzia l'alto rischio sanitario al quale sono esposti soprattutto i bambini, che presentano tutte le tipiche “malattie della povertà”, soprattutto problemi dermatologici e gastroenterologi. La mancanza di acqua corrente infatti è una delle maggiori piaghe del campo, anche se il Comune periodicamente riempie i tre silos di cui è provvisto, lo smaltimento dei rifiuti solidi non è ancora regolare, e le foto di Ledesma mostrano chiaramente cumuli di immondizia e fogne a cielo aperto. Ci chiediamo come, in una città in cui solo le vie principali sono lustrate di tutto punto, mentre dopo appena due traverse divani e scaldabagni abbandonati fungono da installazioni permanenti, ci si possa accorgere “persino” dell'immondizia degli zingari. Fra il pubblico anche i tre capifamiglia della comunità, formata da cattolici, ortodossi e musulmani, fra i quali un musicista che in Jugoslavia lavorava per la tv e la radio: «Non dovete dire che sappiamo solo rubare e chiedere, non potendo lavorare come musicista a Palermo cerco di mantenere la mia famiglia facendo il commerciante. Siamo stanchi e abbiamo vergogna di far fare ai nostri figli l'elemosina».Il dibattito continua intercalando speranze a richieste concrete, si parla di opportunità e strumenti, di stimolare l'autoimprenditorialità; infine dal pubblico un invito da un anziano signore: «Che ognuno compri un libro in più e lo regali al suo parroco, che si muovano se sono davvero cristiani!».
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