SPORT
Catania-Palermo, una tragedia annunciata
Il 2 febbraio scorso a Catania, durante il derby contro il Palermo, si è consumata la tragedia (forse già annunciata). L’ispettore capo di polizia, Filippo Raciti, è stato ucciso da un corpo contundente durante lo scontro con alcune centinaia di facinorosi all’esterno dello stadio Massimino. E il calcio si è fermato. Il gioattolo si è rotto (come si è sentito ripetere più volte dai politici apparsi in questi gioni in tv, ndr). La misura è colma. Basta con i provvedimenti drastici presi sull’onda dell’emotività; bansta con gli autorevoli opinionisti che propongono ricette personali durante futili quanto sterili discussioni; basta con la falsa demagogia: è arrivato il momento di mettere i puntini sulle “i”, senza se e senza ma. In Inghilterra sono riusciti a rendere “agnellini” i famigerati hooligans con l’applicazione di leggi severe senza alcun patteggiamento o pena sospesa. Non hanno guardato in faccia a nessuno ed hanno messo in primo piano la protezione di quei cittadini-sportivi vittime impotenti di un fenomeno così radicato e delinquente.
Saranno gli stessi delegati a tradurre in legge eventuali norme repressive? Da tutti i dibattiti e le proposte ne abbiamo ricavato con estrema modestia una tutta nostra: applicare in pieno il decreto Pisanu, abolire la diffida e sostituirla con l’arresto immediato con processo per direttissima senza alcuna pena sospesa o attenuanti di alcun genere. Non ci convince il prosieguo del campionato a porte chiuse. Perché penalizzare i tanti sportivi che vogliono assistere all’evento? Scusateci ma siamo d’accordo con chi asserisce che un provvedimento del genere è una sconfitta della sportività nei confronti dei delinquenti comuni. E siamo d’accordo con chi sostiene che non si chiudono le banche per troppe rapine, non si bloccano gli appalti perché esiste la mafia. Occorre una risposta equilibrata da parte dello stato che svantaggi la delinquenza ed avvantaggi la parte sana del tifo. L’amarezza è che le tragedie in Italia sono quasi sempre annunciate ed i continui tafferugli e le ripetute minacce alle forze dell’ordine hanno partorito la tragedia. Siamo certi che senza “il morto” avremmo commentato altro, magari il derby vinto e le “solite” insofferenze dei “soliti” facinorosi. Adesso basta e se esiste ancora uno stato è ora di porre rimedio con provvedimenti sereni ma decisi. Non vogliamo che tutto si risolva come in un ritornello di una canzone di De Andrè: “…si costerna, s’indigna e s’impegna poi getta la spugna con gran dignità….”
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