ATTUALITÀ
Caritas-Migrantes, dossier immigrazione 2003
I soggiornanti stranieri presenti in Sicilia sono, al 31 dicembre 2002, 49.579 e di questi il 93,5% risulta essere di provenienza extracomunitaria
La Sicilia, terra di mezzo da sempre, è un ponte naturale tra l’Europa, l’Africa e l’Oriente, che l’afflusso di immigrati clandestini dalle coste libiche rende solo più attuale che mai. Questo è l’ultimo tassello di movimenti sempre esistiti, seppur con modi e obiettivi differenti. Il “Dossier statistico sull’immigrazione” (13/a edizione), pubblicato martedì 28 ottobre dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes, ha tracciato il nuovo identikit della realtà degli stranieri in Italia.
Oggi gli immigrati nella penisola sono 2,5 milioni e rappresentano più del 4 per cento della popolazione residente. Questo significa che la geografia umana del nostro Paese è modificata e che l’intero sistema sociale e politico dovrà tenere conto di una presenza che non è temporanea, ma stanziale e destinata a far pienamente parte del tessuto italiano. I soggiornanti stranieri presenti in Sicilia, interni ed esterni all’Unione Europea, sono al 31 dicembre 2002, 49.579 (dati del ministero dell’Interno) e di questi il 93,5% risulta essere di provenienza extracomunitaria. L’Isola, con il 3,3% del totale nazionale, è l’ottava regione italiana per numero di presenze. Tunisini, srilankesi, marocchini, statunitensi e mauriziani sono le prime cinque comunità rappresentate. I tunisini sono stanziati nelle province di Trapani, Ragusa e Palermo; gli srilankesi per il 95,1% nelle grandi aree urbane di Palermo, Messina e Catania; i marocchini sono distribuiti in tutte le province con un più alto tasso di concentrazione a Palermo e Messina; gli statunitensi sono in gran parte i militari (e rispettive famiglie) che presidiano la base Nato di Sigonella in provincia di Catania; i mauriziani (in Sicilia soggiorna il 52% dei mauriziani in Italia) presenti soprattutto nelle province di Catania e Palermo.
Una messe di numeri e dati che deve far riflettere. L’Italia senza immigrati non può crescere, servono politiche non poliziesche, con occhi aperti al futuro, in grado di affrontare nuove problematiche che vadano oltre le mere differenze etniche e religiose e inizino a considerare lo straniero che ha deciso di vivere qui come un individuo pienamento titolato a far parte della società.
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