MUSICA
Brass Group: salta il concerto di Salvatore Bonafede
Per cause non meglio precisate salta il concerto di Salvatore Bonafede. In sostituzione l'Orchestra Jazz Siciliana diretta da Vito Giordano.
La rassegna “Musiche del nostro tempo” del Brass Group di Palermo si tinge di cinema. Protagonista sarà infatti il jazzista e compositore Salvatore Bonafede, autore del commento musicale al film “Il Ritorno di Cagliostro”, già in concorso nella sezione “Controcorrente” al Festival di Venezia da cui è reduce insieme ai due registi, la “cinica” coppia Ciprì e Maresco.
Per salutarne il rientro, il Brass ha allestito una particolare serata giovedì 18 dicembre al teatro Orione di Palermo (via don Orione 5, ore 21.35), in cui le musiche originali del pianista palermitano saranno eseguite dall’Orchestra Jazz Siciliana, organico già diretto da Carla Bley, Gil Evans, Gunther Schuller, Paul Jeffrey ed altri rilevanti jazzisti. Alla serata parteciperanno i due registi, la poetessa Antonietta Scalisi Bonetti ed il critico Gregorio Napoli, che nella pellicola interpreta sé stesso. Abbiamo fatto una breve chiacchierata con l’autore delle musiche ed i due registi del film.
«Partecipo direttamente al set, ne seguo gli sviluppi, studio la sceneggiatura dei registi, in questo caso Ciprì e Maresco. Su questa base scrivo i temi e li propongo sulle immagini dei trailers. Quindi lavoriamo in parallelo, scorrono le sequenze, io suono, eventualmente modifichiamo la velocità della musica o delle immagini… La colonna sonora nasce insieme al film, insomma».
In una intervista, sul connubio Fellini-Rota hai dichiarato di non riuscire a disgiungere immagini e musica: è quanto cerchi di realizzare fra le tue note e le scene di Ciprì e Maresco?
«Chiaramente il mio intento sarebbe proprio questo. Non penso in questo caso alla mia musica come qualcosa di autonomo e non avrei neanche piacere che svettasse, perché significherebbe che non starebbe accompagnando le immagini, sarebbe qualcosa di distaccato, che non c’entra nulla».
Salvatore Bonafede jazzista: quanto jazz mette in questi “commenti musicali”?
«C’è tutto il mio bagaglio culturale, preso chiaramente dal jazz, ma c’è anche tanto della canzone italiana degli anni ’50 e ’60, dello swing, della musica che magari normalmente non suono ma che conosco bene, il jazz degli anni ’30».
Contento di questa serata di “Bentornato” organizzata dal Brass Group?
«Aspetterei di vedere come andrà la serata, prima di dirlo…».
Ed il cd "Paradoxa" di cui si diceva a suo tempo?
«È stato già registrato e andrà in stampa per metà anno 2004 (per la RedRecords, N.d.r.), mentre ad inizio anno uscirà invece la suite del Gattopardo, con Enrico Rava, John Abercrombie e Ralph Towner, per la Cam Jazz di Roma. Per la stessa etichetta uscirà la colonna sonora di “Cagliostro”».
Da Franco Maresco, uno dei registi del lungometraggio, ci siamo fatti raccontare il film e lo spettacolo di domani. “Il ritorno di Cagliostro” non è incentrato su Alessandro Cagliostro, alias Paolo Balsamo.
«Cagliostro, l’avventuriero-negromante settecentesco, non ha alcuna reale importanza nel film, è solo il nome del mago che coinvolge i protagonisti, i produttori fratelli La Marca, il regista Pino Grisanti ed il barone Cammarata. Un pretesto per fare una ricognizione sul cinema di quegli anni».
Infatti è un film parodistico, ma per la prima volta nei vostri lavori, con reali spunti storici.
«La vicenda è più che verosimile, perché all’indomani dell’invenzione dei Lumière, in Sicilia si sviluppa la passione del cinema. Molte case cinematografiche si arenarono subito, ma alcuni progetti andarono in porto. Il nostro film si rifà all’esperienza realmente produttiva legata a Pino Mercanti ed alla “Organizzazione Filmica Siciliana” di Palermo. Mercanti ebbe una dignitosa attività, autore nel ’45 di “Turi della Tonnara” o “Malacarne”, film neorealisti ante litteram. Nel nostro film infatti il regista si chiama Pino Grisanti, e se fosse durato di più avremmo evidenziato le affinità dell’avventura cinematografica della “Trinacria” con il separatismo, Finocchiaro Aprile: lo stesso orgoglio indipendentista che intendeva competere con Cinecittà».
È dedicato agli “uomini di cinema che dal cinema sono stati rovinati”: vi ritenete tra questi?
«Era una maniera per presentare il nostro lavoro a Venezia in modo auto-ironico, riferendoci ovviamente a “Totò che visse due volte” [film del ’98 stroncato dalla censura, n.d.r.], perché la nostra indipendenza e l’essere fuori dal cinema romano in tutti i sensi, sia geografico che negli intenti, costa un prezzo in un sistema così costrittivo e condizionato da produttori, distributori, televisioni, e noi probabilmente, tra gli autori italiani, abbiamo pagato il prezzo più alto».
Tutto sommato però a Venezia la critica ha accolto abbastanza positivamente “Cagliostro”…
«Il film è stato molto importante per concederci una pausa dopo cinque anni, divertendoci ma anche lanciando una sfida per dimostrare che abbiamo i mezzi e gli strumenti per far ridere il pubblico».
Parliamo di musica: vi siete rivolti a Salvatore Bonafede per la colonna sonora del film…
«Mi sono sempre occupato di jazz, curando trasmissioni per radio locali e conosco Salvatore da ventun’anni. Nell’82 avevo a che fare con un cine-club a Brancaccio ed organizzai la rassegna “Jazz Città”, con molti musicisti che allora erano debuttanti, Bonafede, Stefano D’Anna, Orazio Maugeri. Con Daniele Ciprì abbiamo proseguito la nostra passione jazzistica ed oggi siamo tra i pochi a realizzare lavori dedicati al jazz. Era naturale, quindi, che si costruisse per questo film una colonna sonora originale: il primo pensiero è andato a Salvatore, con il quale in questi anni abbiamo realizzato rassegne dedicate ad Armstrong, Davis, da cui sono scaturiti documentari trasmessi a Telepiù e in Rai. La nostra collaborazione con lui non nasce comunque con “Cagliostro” adesso, bensì nel 2002 con il lavoro teatrale “Palermo può attendere”, presentato alla Biennale di Venezia».
Avendo già presentato lo spettacolo ad Alessandria, domani non sarà proprio una prima…
«In realtà ad Alessandria eravamo ospiti d’onore del “Festival della critica” e, avendo avuto piena libertà, abbiamo portato sul palcoscenico il critico Gregorio Napoli e la divina poetessa, la signora Bonetti. Non era un vero e proprio spettacolo scritto, è stato tutto abbastanza estemporaneo. Così domani il nucleo sarà Bonafede che suona i brani originali e gli standard presenti nel film, proietteremo alcuni frammenti non confluiti nel montaggio e qualche intervento dal vivo. Poi un omaggio al nostro vecchio “capitano” Francesco Tirone, scomparso due anni fa, circa sette minuti di immagini che ritraggono “il ciclista”, giovanissimo, non in tuta ma al mare con la famiglia, al Borgo Vecchio e su queste struggenti sequenze Salvatore improvvisa al pianoforte».
Cosa c’è in cantiere al momento?
«Un progetto che riguarda Franchi e Ingrassia, finalmente. Sarà un vero e proprio film che speriamo riesca intanto ad arrivare nelle sale e poi, forse, in televisione, diviso in due puntate. Riprende non soltanto l’attività cinematografica e televisiva, ma anche la fase degli anni oscuri, quelli palermitani, con gli spettacoli di strada, l’avanspettacolo. Proveremo a riscattare questi due artisti, soprattutto Franco Franchi, spesso accusato di volgarità, inquadrandoli da un punto di vista critico, con l’aiuto di testimonianze importanti e critici rilevanti».
Gli abbonamenti ai dodici concerti in rassegna sono in vendita presso Ellepi (via Libertà 29/c, telefono 091.323084), 70 euro per il primo settore della platea, 60 per il secondo, 50 per il terzo e per la galleria. Il biglietto d’ingresso ad ogni singolo concerto è invece 16 euro. Informazioni reperibili sul sito internet del Brass www.thebrassgroup.it o telefonando al numero 091.6166480.
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