STORIE
Lo street artist siciliano che voleva fare il calciatore: chi è Rosk, scelto (anche) da Cremonini
I suoi lavori sono un po' in tutta Italia. Una delle sue ultime opere realizzate a Palermo è il murale che raffigura il volto di "Gaia" realizzato allo Sperone. Ecco la sua storia
Lui è Giulio Gebbia, in arte Rosk, classe 1988. È nato in provincia di Caltanissetta, precisamente a Serradifalco ma da qualche anno vive a Palermo.
Quando era piccolo sognava di fare il calciatore. Un sogno che, in realtà, è stato messo da parte per l’amore verso il mondo artistico che occupava un posto speciale nel suo cuore. Così, con tutti gli input che riceveva giorno dopo giorno, ha iniziato, un po’ per gioco, a disegnare dei graffiti inconsapevole del fatto che sarebbero diventati il suo pane quotidiano.
Sono passati 20 anni dal primo murales, realizzato verso la fine del 2002. Da quel momento è iniziato un vero e proprio viaggio artistico che lo ha portato tra le mura dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, dove si è laureato nel 2011.
La sua pittura iperrealistica è frutto di tutto ciò che lo circonda. La sua base di partenza è un’idea mentale che, successivamente, diventa fotografica per poi arrivare al risultato finale, ovvero il murales.
Durante il processo creativo, le foto vengono lavorate in digitale, pertanto l’iperrealismo talvolta diventa surrealismo grazie all’aggiunta di elementi che modificano il reale.
Insieme ad un altro street artist siciliano, Loste, Giulio Rosk ha fatto rivivere i due magistrati Falcone e Borsellino con un murales realizzato su una parete dell’Istituto Nautico “Gioeni-Trabia” di Palermo che si affaccia sul porticciolo della Cala. Ma non è l’unico dei suoi murales più iconici della città. Tra questi ricordiamo anche Bakhita a Santa Maria dello Spasimo e il ritratto di Jamba, vicino alla Fiera del Mediterraneo.
Infine, uno degli ultimi capolavori è Gaia, la bambina raffigurata su un palazzo del quartiere Sperone di Palermo. Il ritratto è stato realizzato per il progetto “Io Vorrei” nato da un’idea di Cesare Cremonini che ha toccato altri luoghi, quali Ostia e Ponticelli a Napoli.
«Il progetto nasce a Milano. Io stavo lavorando per Radio Italia. Cesare mi ha scritto su Instagram ed io pensavo fosse uno scherzo. Invece ci siamo sentiti e da lì è nato innanzitutto un bel rapporto di amicizia. Poi mi ha spiegato la sua idea, parlandomi anche del disco che stava uscendo» spiega.
Il progetto mira a dare un messaggio di speranza, specialmente ai giovani italiani, attraverso ritratti di uno dei bambini del quartiere della città di riferimento. Sono proprio gli occhi di questi bambini a rappresentare lo sguardo sul futuro e a dare, quindi, speranza. «Aveva l’esigenza di voler fare qualcosa per gli altri, per questo ha pensato a me, visto che faccio arte pubblica».
Pertanto questo è l’obiettivo, non solo del progetto nato con Cesare Cremoni, ma dell’arte di Giulio: arrivare alla gente, diffondere bellezza e riuscire ad incantare come quando un bambino scopre il mondo per la prima volta e ne resta esterrefatto.
Per riuscire a fare ciò Giulio ha perseverato tanto nel corso della sua vita, senza badare a ciò che potesse dire la gente e alle difficoltà che avrebbe potuto intercorrere. Perché d’altronde quello che è importante è saper coltivare i propri sogni con cura e amore, proprio come continua a fare Giulio.
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