AMBIENTE
Life in plastic is fantastic o forse no: Palermo vieta la vendita (e l'uso) della plastica
Palermo è la prima grande città italiana a vietare le plastiche durante manifestazioni, concerti, sagre, mercatini (e altro): le violazioni sono punite con multe da 50 a 500 euro
L’Italia ha vietato la vendita dei cotton fioc
Con l’Ordinanza Sindacale n. 12 del 1 febbraio 2019, il Comune di Palermo vieterà, a partire dal 15 febbraio, a commercianti, privati, associazioni, enti e altre organizzazioni di commercializzare e/o distribuire agli espositori partecipanti ed agli utenti, sacchetti, stoviglie (piatti, bicchieri, posate, cannucce, bastoncini mescolatori ecc…) che non siano realizzati in materiale biodegradabile e/o compostabile.
Il divieto entrerà in vigore in occasione di feste pubbliche, manifestazioni, concerti, sagre, mercatini ed eventi similari, sia occasionali che periodici, che si svolgeranno su suolo pubblico.
Le violazioni a quanto previsto dall’Ordinanza verranno punite con sanzioni amministrative da 50 a 500 euro, con le attività di controllo e vigilanza coordinate dal Comando di Polizia Municipale.
Il capoluogo è dunque la prima grande città d’Italia ad ufficializzare il bando alle plastiche monouso, favorendo i più sostenibili prodotti biodegradabili.
Una mossa necessaria, la prima di una lunga serie, che segna la transizione verso un mondo libero dalle plastiche usa-e-getta nata sull’onda lunga delle politiche europee, da qualche anno estremamente attente ai devastanti impatti che i rifiuti di materiali plastici stanno avendo sull’ambiente e soprattutto sugli ecosistemi marini.
“La Strategia Europea per la plastica”, che prevede tra l’altro entro il 2030 la riduzione del consumo di oggetti in plastica monouso in tutti i Paesi dell’Unione, ha dato il via a questa grande rivoluzione che vuole limitare l’uso delle plastiche a quelle facilmente riciclabili (es. il PET delle bottiglie), in un’ottica di economia circolare.
L’Italia, per esempio, ha risposto vietando dal primo gennaio 2019 la vendita dei cotton fioc, mentre da gennaio 2020 sarà vietata anche la commercializzazione di prodotti cosmetici contenenti microplastiche.
La strada è ancora lunga, ma il futuro è decisamente più "green".
Se da un lato la riduzione dell’immesso a consumo delle plastiche non riciclabili è essenziale per ridurne l’impatto sull’ambiente, dall’altro è necessario identificare velocemente materiali alternativi che possano reggere il confronto, soprattutto da un punto di vista tecnologico.
È inutile affermare il contrario: la plastica è stata una delle più straordinarie invenzioni del Novecento e ci ha permesso di raggiungere un livello di benessere mai visto prima, grazie alle sue innumerevoli applicazioni.
Trovare materiali alternativi a basso impatto non sarà facile. Tuttavia, qualche valida alternativa esiste già: le bioplastiche al momento rappresentano soltanto l’1% dei materiali plastici immessi al consumo (circa 320 milioni di tonnellate), si tratta di bio-polimeri realizzati con materiali vegetali che hanno il vantaggio di essere biodegradabili.
Se regolate da un lungimirante contesto normativo, le bioplastiche possono diventare compost di qualità venendo impiegate come fertilizzante organico, ristabilendo il contenuto di carbonio organico nel terreno e contribuendo così al grande problema del sovrasfruttamento del suolo.
La fine di un’era è vicina, i nostri amministratori l’hanno già capito, adesso tocca ai produttori ma soprattutto a noi cittadini: anche noi possiamo contribuire alla tutela dell’ambiente in cui viviamo, modificando i nostri comportamenti.
Pensateci due volte prima di comprare altri prodotti usa-e-getta, soprattutto se fatti di plastica.
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