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"Le Sorelle Macaluso": Emma Dante incanta sotto le note di Gianna Nannini, il trailer

Si tratta del riadattamento di un'opera teatrale che ha avuto apprezzamenti in tutto il mondo. Oggi possiamo apprezzare il trailer della pellicola in sala dal 10 settembre

Balarm
La redazione
  • 24 agosto 2020

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"Le sorelle Macaluso" è il titolo del film firmato dalla regista palermitana Emma Dante, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Si tratta del riadattamento di un'opera teatrale del 2014 che ha avuto apprezzamenti in tutto il mondo. Oggi possiamo apprezzare il trailer della pellicola, in sala dal 10 settembre.

Le sorelle palermitane Maria, Pinuccia, Lia, Katia e Antonella Macaluso, cresciute assieme fin da bambine e molto legate, finiscono per prendere strade diverse con l'avanzare degli anni. Così scrive la stessa regista sul suo sito a proposito dell'opera andata in scena a teatro.

«Un controluce impedisce ai nostri occhi di vedere sul fondo. Sul fondo c’è l’oscurità. La scena è vuota. Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo, dal cono di buio, viene lanciato verso di noi.

L’oscurità espelle una donna. Adulta. Segnata. A lutto. Viene danzando verso di noi. Dal fondo, a poco a poco, appaiono tre, cinque, sette, dieci facce. Sono vivi e morti mescolati insieme. Ma non si capisce chi è vivo e non si capisce chi è morto. Tutti sono a lutto. A lutto eterno. Il piccolo popolo avanza verso di noi con passo sicuro. La donna danzante si unisce al corteo. “Le sorelle Macaluso” sono uno stormo di uccelli che partecipano al proprio funerale e a quello degli altri. Sospesi tra la terra e il cielo. In confusione tra vita e morte.
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La famiglia è composta da sette sorelle, Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella morta qualche anno fa. Durante la cerimonia le sorelle si fermano a ricordare ad evocare a rinfacciare a sognare a piangere e a ridere della loro storia. È il funerale di una di loro.

Nel confine tra qua e là, tra ora e mai più, tra è e fu, i morti sono pronti a portarsi via la defunta. Se ne stanno in bilico su una linea sopra cui combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con spade e scudi in mano.

Al momento, immagino un controluce, abiti scuri e un cammino. Una famiglia in movimento che entra ed esce dal buio. Vedo un giovane padre apparire alla figlia cinquantenne, una moglie avvinghiata al marito in un eterno amplesso, un uomo fallito anche da morto, vedo i sogni rimasti sospesi tra le ombre e la solitudine e vedo gli estinti stare davanti a noi con disinvoltura.

Tutto si ispira al piccolo racconto che mi fece una volta un amico. Sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: “in definitiva io sugnu viva o morta?” La figlia rispose: “viva! Sei viva mamma!” E la madre beffarda rispose: see viva! Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri. (sì, viva! Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi.)».
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