STORIE
"Lavorare al Sud facendo impresa si può": la Silicon Valley (tutta siciliana) è quasi realtà
La "Sicilian Valley" è la nuova community made in Sicily nata dal desiderio di promuovere e collegare tra loro le realtà più innovative dell’isola. Ecco le ultime novità
Da sinistra Sabrina D'Andrea, Martina Ferracane, Monica Guizzardi e Giuseppe Governale
A giugno avevamo già parlato di loro attraverso le lenti delle due giovani co-fondatrici: Martina Ferracane (maker e startupper, fondatrice del FabLab Western Sicily) e Sabrina D’Andrea (Ricercatrice in diritto sociale).
Due ex studentesse del European University Institute a Firenze animate dalla voglia di mettersi in gioco e puntare su una scommessa molto alta: diventare punto di riferimento per una Sicilia che, a dispetto di ogni previsione, guarda con ottimismo al futuro e investe sul capitale umano.
Ci siamo rimessi sulle loro tracce per cogliere le evoluzioni di questo neonato ed audace progetto, il cui obiettivo ultimo è quello di raccogliere il fermento creativo, di cui la nostra terra brulica, e orientarlo nella costruzione di una Sicilia nuova, ricca, al di fuori di ogni stereotipo, nella quale i giovani – e anche meno giovani – aspirino e possano concretamente fare impresa.
Uno dei risultati più interessanti di questo primo evento in presenza è stato la creazione di un asset map – una mappa dei partner – in continuo aggiornamento, nata dall’esigenza sia di raccontare l’innovazione apportata da ciascuno, sia di favorire lo scambio di competenze, conoscenze e opportunità all’interno della rete.
«Siamo enzimi delle innovazioni - ci spiega Mirko Viola (del Team di S.V, Head of Business and Community Development di Tree) insieme a Giuseppe Governale (anche lui del Team di S.V, ricercatore e ingegnere aerospaziale) puntualizzando che il ruolo chiave della start-up no-profit sia quello di - mettere insieme i pezzi dell'ingaggio, per farli funzionare al meglio, per poi portare avanti tutta la rete di fronte alle istituzioni».
Ma il tassello da cui è necessario partire, per il momento, è quello di incentivare il senso di impresa: promuovere in ogni cittadino lo sviluppo di quel complesso di atteggiamenti nei confronti della vita che lo renda, nel suo piccolo, artefice primario della realtà sociale.
Un argomento delicato per una Sicilia che ancora è molto deficitaria a livello di infrastrutture, sia stradali sia digitali, ma che rappresenta l’unica modalità – grazie anche all’ausilio delle nuove tecnologie – per rompere il sortilegio che ci incatena a grigie visioni di fatalismo e rassegnazione.
«È bello parlare di lavorare al sud: ma come? Ci vuole una cultura di impresa!» Lo ribadisce a gran voce Mirko Viola (Head of Business and Community Development di Tree, anche lui membro attivo di S.V) facilitatore di uno dei tre gruppi di lavoro, attorno ai quali è stato organizzato il meeting dello scorso mese “Pollini – Progettare la Sicilia di domani”.
A Trapani sabato 18 settembre si è concluso questo evento, organizzato in partnership con la Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani e HypeBang, nato per supportare il partner Beehive – Valore al Sud nell’implementazione di un progetto nel territorio trapanese.
Durante quest’occasione sono state discusse tre tematiche che stanno a cuore a chi desidera fare innovazione al sud: il southworking, la formazione e l’imprenditorialità giovanile. L’ultima, in particolare, costituisce la spinta primaria del cambiamento, il cui destino si gioca già a partire dai banchi di scuola.
Un’azienda anch’essa che ha bisogno di reinventarsi: di riscoprire la bellezza delle cose che ci sembrano inutili da un punto di vista economico, ma che hanno uno straordinario potenziale di creatività, perché stimolano nuovi modi di pensare e approcciarsi alla realtà.
Proporre una vera e propria scuola d’impresa, nella quale ad esempio i viaggi d’istruzione vengano trasformati in delle trasferte verso le realtà imprenditoriali lodevoli, come è stato suggerito in un pitch al Farm Cultural Park, si conferma uno degli highlights del gruppo.
Sorge spontaneo domandarsi, in questa nuova valle virtuosa, feconda e sfaccettata, quali possano essere le caratteristiche del giovane imprenditore di talento, oggi.
La risposta potrebbe trovarsi nell’immagine – forse un po’ estrema ma di certo evocativa – di un uomo che lanciandosi da un dirupo, riesce a costruire un aeroplano per salvarsi. Questa metafora allude alla capacità di avventurarsi con coraggio, sfidando i propri limiti personali ed ambientali, senza trascurare però una sana dose di umiltà, quell’arte che porta a proporsi in modo sempre aperto, plastico, in dialogo con la realtà.
Il futuro della Sicilia è ancora una pagina bianca che attende di essere scritta. Isola candidata – forse adesso più che mai – a diventare un incubatore di tecnologie abilitanti, destinate non solo a migliorare il tenore di vita di ogni suo cittadino, ma anche a rendere nuove le cose di sempre che appartengono alla nostra identità. Come dimostra la competizione, indetta dallo Scalo 5B, per la progettazione del carretto siciliano del futuro.
Del resto sarà "molto più facile aprire una start up in Canada che in Sicilia" ma questo è proprio quel genere di sfida che sprona la Sicilian Valley ad agire, nel sogno di una Silicon Valley mediterranea che pian piano appare sempre più vicina.
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