STORIE
Lascia Palermo per la recitazione (e ci riesce): così Manfredi ha realizzato il suo sogno
Passione, tenacia e un guizzo brillante negli occhi. Vi raccontiamo la storia di un attore di cinema e teatro che ha già recitato in 27 set e vissuto almeno "due vite"
Manfredi Russo
Vi parliamo di Manfredi Russo, un attore palermitano di cinema e teatro con una fantasia innata che già da bambino lo faceva essere un piccolo regista e attore in erba. La passione per il cinema è qualcosa che ha preso vita in maniera naturale nel suo percorso.
«Già da piccolo – racconta Manfredi - avevo interessi cinematografici "singolari", mi attraeva soprattutto il neorealismo e gli autori che hanno fatto grande la settimana arte italiana e anche internazionale.
Scrivevo inconsapevolmente, ma spontaneamente, nelle mattonelle di casa di mia nonna quello che poi più avanti con coscienza ho scoperto essere lo storyboard dei film. Vedevo le scene e le rappresentavo graficamente, per la gioia di mia nonna che mi inseguiva col battipanni per rimproverarmi dei danni fatti alla cucina.
Ha frequentato il liceo classico e successivamente ha scelto la facoltà di Giurisprudenza.
Manfredi è un uomo brillante, dall'eloquio accattivante che avrebbe, indifferentemente, potuto essere un avvocato o un attore. Al primo anno da matricola per fare una cortesia ad una collega fuori sede, la accompagnò al casting di "Palermo Shooting" di Wim Wenders.
«Arrivato alle poste centrali di Palermo – afferma - una donna che ho capito lì essere l'aiuto regia di Wenders, praticamente mi ingaggiò come stuntman e da lì, immerso nella magia del set, si è riacceso quel fuoco insieme alla consapevolezza di quel che avrei voluto fare».
Tuttavia, ha completato l'iter universitario, iniziando nel frattempo a fare le prime comparsate ed i primi piccoli ruoli sempre più convinto che quella esigenza comunicativa faceva parte di lui e non poteva eluderla.
La svolta reale avvenne nel 2012, quando dopo la laurea, scrisse il suo primo cortometraggio "Cose di questo mondo", con pochi mezzi ma con grande passione sua e di tutto il cast tecnico ed artistico. Questa opera prima è riuscita ad entrare tra i primi 10 cortometraggi d'Italia al David di Donatello sezione web.
La sua famiglia non era del settore, non vedeva inizialmente la sua scelta di buon occhio, soprattutto perché "fare l'attore" non garantisce una stabilità e non è un posto fisso, vive di momenti altalenanti, ma Manfredi non poteva rinnegare chi era e non poteva sfuggire al suo destino.
«Tuttavia anche se non chiedevo nulla - ricorda Manfredi - mi sono sempre stati vicini offrendomi il loro aiuto qualora avessi avuto bisogno».
Ad un certo punto arrivò la chiamata da Patrick Rossi Gastaldi che gli offriva una borsa di studio alla sua Accademia di formazione attoriale Stage Academy di Roma e decise di trasferirsi a Roma iniziando questo percorso in quella che sarebbe diventata la sua seconda città.
Roma, indubbiamente, ha un'aria diversa rispetto a Palermo, si respira quella magia di arte, cultura e cinema che porta il confronto con tanti artisti, sia di scambio culturale che umano che, purtroppo, a Palermo (nonostante sia ricca di storia e arte) Manfredi non aveva.
Le collaborazioni artistiche sono state diverse, al montaggio ha lavorato con il più grande montatore italiano, il compianto Raimondo Crociani (collega, diventato anche amico), due volte David di Donatello, che ha montato il suo cortometraggio "L'Arciprete".
«Sua moglie Roberta Bartolini – aggiunge Manfredi - di lì a poco divenne la mia agente, anche questo un onore per me, essendo una delle agenti storiche del cinema italiano.
Patrick Rossi Gastaldi, il mio primo maestro mi ha trasmesso sicuramente i tempi della recitazione teatrale, il ritmo, la comicità della parola, la magia della quarta parete ed il contatto con il pubblico che è qualcosa di indescrivibile. L'abbraccio del pubblico è la carezza che dà la forza di andare avanti al di là delle difficoltà che si possono presentare.
L'indimenticabile Lando Buzzanca altro grande mio Maestro, mi assegnò la regia della seconda unità nell' ultima sua opera cinematografica, scritta da Giuseppe Romano. Lando era una maschera straordinaria, un uomo generoso, un amico dentro e fuori dal set.
Mi affidò anche la gestione artistica degli eventi de "Il Salotto Albani" a Roma, dove si faceva anche formazione attoriale. Un maestro dei piani d'ascolto, del sottotesto, del non detto che a volte arriva più forte del detto, ricordiamoci che il cinema nasce muto».
Sino ad oggi Manfredi ha lavorato in 27 set e tutti gli hanno insegnato qualcosa dal regista, al macchinista, fino all'ultimo aiuto elettricista, nell'ottica della sinergia che lo stesso cinema, come arte corale, insegna.
Le sue performance lo portano a porre l'accento su tanti temi importanti, molti legati alla Sicilia, dando un valore aggiunto alla sua interpretazione. In quanto figlio della nostra Terra vive, infatti, la sicilianità riuscendo a trasmetterla con passione. Lui ama ricordare che il siciliano non è un dialetto, ma una lingua vera e propria.
«La Sicilia ha un patrimonio culturale enorme, con tutte le invasioni che nel tempo si sono succedute e quando vai ad interpretare un personaggio ti porti dentro tutti i caratteri geneticamente ed atavicamente che hai dentro di te.
In diverse mie interpretazioni, volutamente, non ho tradotto dal siciliano in italiano le parole, perché sono profondamente convinto che in molti casi onomatopeicamente i suoni ed i termini siano intraducibili e di conseguenza rendano decisamente meglio».
I progetti attuali sono la formazione attoriale che porta avanti da 10 anni a Palermo, presso l'Istituto Paritario Seneca. Insieme al professore Nicola De Marco dieci anni fa, hanno creato questo spazio che a Palermo mancava, acquista valore non soltanto artisticamente ma soprattutto socialmente per il contenuto delle opere realizzate e per l'integrazione che si riesce a dare attraverso la catarsi del teatro e del cinema.
Manfredi Russo ha interpretato, non solo nei ruoli drammatici ed impegnati, ma anche commedie molto divertenti come "Chiamate un’ambulanza", un cortometraggio che ha vinto diversi premi, "Vampa di core" corto giunto finalista sia per la migliore sceneggiatura sia come miglior film all'Acqua Film Festival di Roma, nonché finalista ai Globi d’oro.
Il docufilm si concentra sulla denuncia relativamente alla chiusura delle Terme di Sciacca, tra le prime terme naturali al mondo, attualmente ancora chiuse.
Tra i suoi lavori ricordiamo "Il sogno americano", un cortometraggio in cui la sua interpretazione gli ha tributato il premio come miglior giovane attore italiano a Todi, "Indictus", una web series in cui interpreta il Principe Arabo Ibrahim, con una produzione "siculo/torinese" che sta riscuotendo innumerevoli consensi positivi in tutto il mondo, dall’America all’Asia, con tantissimi premi già ricevuti.
Da ricordare anche la sua partecipazione a diversi film, tra cui per la televisione "Mario Francese" trasmesso da canale 5, "Paolo Borsellino i 57 giorni" film prodotti dalla RAI, "Squadra Antimafia 4" su reti Mediaset, e per il grande schermo più di recente "L’ora Legale".
Tra i progetti attuali anche la direzione artistica presso l'Università Lumsa di Palermo, nella quale insieme alla direttrice, la dottoressa De Angelis si stanno portando avanti spettacoli a fini sociali, come "La Gabbia" scritto da Marinella Gennari che andrà in scena a maggio e dedicato al tema della violenza contro le donne.
Il mese scorso è uscito al cinema "Oltre" per la regia di Giuseppe Celesia, un thriller che è in distribuzione, in questi giorni, nelle sale italiane e nelle piattaforme.
«Sto scrivendo insieme a Daniela Gambino (ndr.), da un suo soggetto, il mio nuovo cortometraggio, le cui riprese dovrebbero iniziare a maggio, anche questa opera vedrà un tema sociale che speriamo possa servire a rendere un servizio di sensibilizzazione.
Ci sono altri progetti a cui parteciperò da attore nei mesi prossimi, uno è "Sotto le Stelle di Roma", il nuovo film di Giuseppe Di Giorgio, la cui sceneggiatura nasce dall'omonimo romanzo di Massimo Benenato, figlio del grande Franco Franchi ed altri top secret di cui al momento non mi è possibile parlare».
Manfredi, attualmente, è circondato da un gruppo di amici/studenti/attori non professionisti, con cui ha creato anni fa "La Compagnia dei Vitelloni", chiamata così come omaggio a Fellini, con loro affronta tematiche come il bullismo, la violenza sulle donne, l'immigrazione e tante altre tematiche sociali, realizzando progetti teatrali e cortometraggi.
Questo impegno palermitano si rinnova ogni anno e per Manfredi è come se fosse un ritrovarsi in famiglia, una famiglia di "cuore" eclettica e particolare che mentre realizza un progetto comune, insegna a ogni singolo componente quanto è importante un progetto comune fatto di arte, amore e passione.
Proprio l'amore per il cinema, il teatro e la recitazione in genere è il motore propulsore che fa diventare Manfredi un artista, sia sul palcoscenico che nell'arte della vita.
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