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Lascia Palermo e oggi fa l'architetto in Norvegia: storie (felici) di chi non ritorna più

A venticinque anni, subito dopo la laurea, Maria decide di lasciare l’Italia e di seguire quello che si è rivelato essere l’amore della sua vita. La sua storia

Sara Abello
Giornalista
  • 19 luglio 2024

Maria e Thibaud

Una capitale internazionale a misura d’uomo dove vivere il giusto equilibrio tra vita e lavoro, contatto con la natura, calma e soprattutto prospettive lavorative con guadagni adeguati.

Vi sembrano poche come ragioni per trasferirsi a vivere ad Oslo?

Per Maria e Thibaud sono state più che sufficienti tanto che, circa sei anni fa, hanno messo su casa in Norvegia.

Maria è nata 34 anni fa a Palermo in una famiglia benestante che le ha permesso di condurre una vita più che serena e dove non le è mai mancato nulla: ha iniziato a praticare tennis a livello agonistico quando aveva dodici anni, tanti amici, gli studi in architettura, belle serate e divertimento.

A venticinque anni, subito dopo la laurea, Maria decide di lasciare l’Italia e di seguire quello che si è rivelato essere l’amore della sua vita, tanto da sposarlo e metter su famiglia con la nascita della loro bimba, circa due anni fa.

L’idea di lasciare la Sicilia, come per tanti, arriva negli anni dell’università, con la primissima esperienza all’estero dell’Erasmus... non solo studio e amicizie nuove, ma una vera e propria palestra di autonomia per molti giovani che la vivono come svolta verso l’indipendenza.
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Così è stato anche per Maria che, a 22 anni va a fare questa esperienza di studio a Marsiglia. Tra bozzetti ed esami da sostenere, arriva per lei la novità più inaspettata: un bel francese di nome Thibaud con cui inizia una relazione destinata a proseguire a distanza quando torna a Palermo per finire gli studi.

Nella sua testa già pensava ad un futuro trasferimento a Parigi per seguire il cuore, ma il fidanzato invece, reduce da una bella esperienza Erasmus in Norvegia, dopo la laurea decide di tornarvi per il dottorato, tanto se ne era innamorato. Da lì iniziano i "viaggi della speranza" da Palermo a Tromsø: tre voli per sedici ore totali...insomma una passeggiata di salute.

Nel frattempo neanche Maria sta ferma, e vive prima a Parigi e poi a Barcellona, dove arriva anche la proposta di nozze. Maria era ben consapevole che dopo la laurea, per svolgere al meglio la sua professione di architetto, con grande probabilità avrebbe lasciato casa alla volta di una città del nord come Milano.

Il destino, ma anche il cuore, li ha condotti invece ben più al nord.

Una volta deciso di sposarsi infatti hanno iniziato a riflettere su quale città fosse meglio per loro e, visti i trascorsi norvegesi che si erano rivelati incredibilmente piacevoli, la scelta è ricaduta su Oslo dove la qualità della vita, in confronto alle altre esperienze, era di gran lunga migliore.

Maria e Thibaud si sposano nel 2018 e traslocano definitivamente nella capitale della Norvegia dove vivono ancora adesso e dove è nata la loro piccola, alla quale dedicano gran parte del loro tempo. Del resto vivono in un luogo stimolante e a misura di famiglia, perfetto per passeggiate, festicciole, musei e playdates.

Maria prosegue la sua carriera di architetto con il suo piccolo studio che si occupa soprattutto di ristrutturazioni, collabora con una realtà che segue nuove costruzioni e ampliamenti di abitazioni, e in passato ha anche lavorato come libero professionista ad un grande progetto per l’ambasciata italiana ad Oslo.

Il tennis continua ad essere la sua passione e proprio grazie alla squadra di cui fa parte e con cui partecipa ai campionati ha avuto modo di conoscere molti norvegesi, estendendo così la rete di rapporti umani in un luogo tanto lontano quanto familiare per loro tre.

Viene a Palermo più o meno due volte l’anno per rivedere la sua famiglia, ma pensa sia impossibile pianificare un ritorno definitivo qui dove non ci sono sbocchi lavorativi e dove sarebbe quindi impossibile vivere serenamente. Ad Oslo poi, con il marito e la figlia hanno delineato una dimensione così accogliente che un’inversione di rotta sarebbe un vero salto nel buio.
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