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La "Vasca Selinuntina", un'opera infinita: il gioiello in Sicilia che rischia di scomparire

Grazie all’archeologa Martine Fourmont, possiamo ancora oggi ammirare una bellezza architettonica senza tempo, purtroppo lasciata spesso all'incuria

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 4 novembre 2022

La vasca selinuntina

Dietro ai grandi popoli sono presenti opere di ampia importanza. Strutture dagli alti valori ingegneristici realizzati grazie a delle tecniche sopraffine. Impianti in grado di fornire servizi che, oggi, sono apparentemente lontani dalla bellezza e concreta progettazione. Alcune zone del territorio castelvetranese sono state sempre fertili e ricche di acqua nel sottosuolo.

Tra queste, l’ex feudo di Bigini è un luogo che ha lasciato tracce, testimonianze e opere ancor oggi presenti e monito di studi approfonditi.

Una delle più grandi scoperte fatte è senza ombra di dubbio la “Vasca Selinuntina” grazie all’archeologo Salinas nel 1882. Una struttura risalente al V - IV secolo a.C. in grado di approvvigionare acqua e poi, con le condotte, raggiungere Selinunte percorrendo una distanza di circa 14 km dalla sua collocazione. Ogni tassello apposto è stato frutto di un ingegno fuori dal comune e oggi, nonostante la "solita" incuria in cui giace, è stato possibile trarre le conclusioni dello stato antico e le modifiche moderne.
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Grazie all’operato dell’archeologa Martine Fourmont, siamo nelle condizioni di sapere e osservare una bellezza architettonica senza tempo. Nonostante le modifiche avvenute nei secoli XIX e XX, è stato appurato con estrema cura e dettaglio ogni misura della vasca.

Il diametro interno è pari a 10.30 metri e originariamente, era composto da sei filari per un’altezza complessiva di 2,70 mt. più un blocco di cornicione. Il volume è uguale a 225 metri cubi circa per una capienza totale di 1224971,80 litri di acqua.

Una versione dei fatti non confermata per vari motivi. Tra questi, la quantità di acqua presente nella falda acquifera e il flusso delle sorgenti abbastanza variabile. L’intelligenza dei popoli antichi è sempre stata straordinaria e supera di gran lunga quelle moderne.

Mantenevano pulita l’acqua disponendo nel fondo della vasca dei ciottoli di fiume. Alcuni documenti risalenti al 1896 hanno sezionato la struttura per comprendere l’importanza del "canale". Quest'ultimo circonda la vasca nel lato occidentale - e porta l’acqua proveniente dalle sorgenti ubicate sopra.

Non tocca la parete esterna e quindi, ammorbidisce l’impatto del flusso che prosegue la sua corsa senza colpire la parete della vasca ad angolo retto. Le scoperte del Salinas hanno realizzato e catalogato alcuni dettagli fondamentali. La presenza di una chiusa che consentiva di chiudere il canale.

Allo stesso tempo, regolava il flusso. Soffermarsi solamente al canale è una constatazione importante. Bisogna approfondire anche la natura morfologica del territorio. La vasca è stata costruita in un posto meno roccioso del solito e la sorgente correva su uno strato di argilla ancor oggi ben visibile.

L’intero indotto non forniva tutta l’acqua destinata a Selinunte e fungeva da struttura annessa, secondaria e di bacino regolatore del flusso prima di iniziare il lungo percorso verso Selinunte.

Nel corso della storia sono state apportate delle modifiche. Quelle del 1930 ricucirono una parete con l’utilizzo di piccoli conci col cemento (creando un ulteriore parete). Nel 1882, il comune di Castelvetrano cercò di accrescere il volume di acqua presente nella sorgiva. Creò una vasca moderna sovrapposta ad una grande vasca di opera classica.

I risultati non sempre furono eccezionali e anzi, giunti ai giorni attuali, il rischio di un cedimento totale rientra nelle previsioni future.

Molti storici, archeologi ed esponenti della cultura hanno provato a richiamare l'attenzione dell’Assessorato ai Beni Culturali. La mancanza di manutenzione, cura, controllo e salvaguardia della Vasca Selinuntina è il risultato pessimo di una disinformazione storica e turistica. Anch'essa rischia di scomparire come tanti tasselli di un’epoca passata.
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