AMARCORD
La tappa fissa per gli amanti della musica: Master Dischi, il "club d'oro" di Palermo
Erano i primi anni Ottanta, la città di Palermo era in fermento e in via XX Settembre nasceva Master Dischi. Tra i clienti dello storico negozio c'era anche Franco Battiato
Gianni Di Pisa, uno dei titolari dello storico negozio "Master Dischi"
Erano i primi anni Ottanta, la città era in fermento e in via XX Settembre nasceva Master Dischi.
«Con il nostro negozio volevamo rompere un po’ le consuetudini, anche dal punto di vista fisico, di progettazione degli spazi, - racconta Gianni Di Pisa - infatti non avevamo una vera e propria vetrina. Man mano esponevamo dei cartelloni, a rotazione. Lo abbiamo voluto di colore giallo, gli arredi erano essenziali e fatti su misura, rispondevano all’esigenza di disporre in modo molto pratico i dischi, cercando di sfruttare al meglio ogni angolo».
Una parete in vetro separava il negozio dall’ufficio ed era stata disegnata dai clienti. Dalle enormi vetrate, che continuavano svoltando ad angolo via XII Gennaio, era come assistere a una pièce teatrale. Ogni anno, quello di Natale era il periodo degli allestimenti particolari, sempre diversi, che nascevano con la collaborazione di artisti palermitani e le cui parti, come le sagome dei Beatles e del loro Yellow Submarine, saranno disseminate tutt’oggi come cimeli nelle case dei clienti più affezionati.
«Master Dischi era caratterizzato da un rapporto inscindibile tra la musica e l’immagine, tra la musica e l’arte, - racconta Luigi Carollo che da cliente fisso e grandissimo appassionato e intenditore di musica era passato, tra la fine degli anni Novanta e gli inizi degli anni Duemila, dall’altra parte del bancone. - Non era solo un posto in cui entrare, comprare, salutare e uscire, ma era un luogo di incontro in cui si parlava non solo di musica, ma anche di cinema, di videoarte».
La proposta musicale era curatissima. Jazz, musica classica, rock, musica elettronica. Dietro c’era un grande lavoro di ricerca. «Andavamo diverse volte l’anno a comprare i dischi a Milano, a Bologna, a Roma dove avevamo dei contatti personali con gli importatori.
Sceglievamo tutto dal vivo e soprattutto puntavamo sulla musica che non veniva pubblicata in Italia, ce n’era tantissima, la trovavamo solo in alcuni centri. Cercavamo le edizioni particolari, le copie limitate che attiravano i giovani e i collezionisti, guardavamo l’estero, leggevamo le riviste», racconta ancora Gianni Di Pisa.
All’interno del negozio c’era anche una bacheca degli annunci: i clienti così componevano le proprie band o vendevano giradischi. «Decidevamo insieme, io, Lorenzo, sua moglie Annamaria e i ragazzi che lavoravano con noi. Dalle conversazioni venivano fuori delle idee che funzionavano, era il momento giusto per concepire le cose esattamente come le abbiamo fatte, magari in un altro momento non avrebbe funzionato ma in quel momento sì.
Il nostro intento era quello di fidelizzare i clienti facendoli sentire parte di qualcosa, sempre in un posto particolare e molto accogliente in cui fare amicizia, conoscersi. - continua Di Pisa - E noi, dal canto nostro, facevamo di tutto per accontentare le loro richieste e aiutarli a trovare quello che cercavano, sfruttando la nostra rete di conoscenze nazionali».
Se qualcuno chiedeva una versione portoghese di un gruppo rock inglese, Gianni e Lorenzo andavamo a cercarla tra tutti gli importatori. C’erano i fan sfegatati degli U2, dei Pink Floyd, tanti giovani e giovanissimi che crescevano insieme a Master Dischi che era un punto di riferimento, in virtù delle sue scelte di qualità, anche per una certa intellighenzia palermitana, Franco Maresco, Roberta Torre, musicisti, direttori di teatro, presidenti di note associazioni e fondazioni.
La relazione feconda con la città si manifestava anche nella presenza, con piccoli punti vendita, all’interno del Teatro Massimo, del Teatro Politeama, del Teatro di Verdura. Il "se ti piace questo articolo allora ti piacerà anche quest’altro" a cui ci ha abituati il web, all’interno di Master Dischi funzionava dal vivo alla perfezione.
«I clienti dedicavano tempo alla scelta della musica, cercavano consigli e si lasciavano incuriosire, andavano alla scoperta. Ma era così bella e musicalmente colta la gente che veniva da Master che succedeva anche il contrario: non erano solo loro a imparare da noi, eravamo noi a imparare da loro», racconta Luigi.
Tra i clienti c’era anche Franco Battiato, spesso a Palermo grazie a un saldo rapporto con il Teatro Agricantus.
«Ci chiamava prima, chiedendoci con estrema gentilezza di non fargli trovare i fan perché voleva godersi il tempo lì dentro - racconta ancora Luigi. - Dopo avere fatto “Fleurs”, aveva in mente un progetto che doveva essere Fleur 2 che era dedicato ai grandi del rock inglese e americano.
E allora veniva in negozio e avevamo lunghe chiacchierate su quale pezzo poteva essere più rappresentativo di una band. Non ha mai realizzato l’album ma sono rimaste alcune incisioni che poi ha messo come inediti in album successivi. Noi eravamo tra i pochi a saperlo e lo abbiamo aiutato a raccogliere il materiale con cui poi ha realizzato solo un concerto a Catania».
Poi il mondo della musica è cambiato e, come avvenne per gli altri, anche Gianni e Lorenzo decisero di chiudere nel 2011 consapevoli di aver dato il loro contributo alla Palermo di quegli anni.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
ITINERARI E LUOGHI
La chiamano Tahiti ma si trova in Sicilia: un paradiso di acque rosa e tramonti pazzeschi