CULTURA

HomeNewsCultura

La storia antica "scolpita" vicino a Palermo: dove trovi i busti bronzei più grandi di Sicilia

Cinque personaggi scolpiti nel tempo che hanno fatto la storia. Ripercorriamo attraverso alcuni busti gli avvenimenti di uno dei paesi più famosi del palermitano

Marco Giammona
Docente, ricercatore e saggista
  • 19 giugno 2024

Cinque busti all'interno del palazzo municipale di Misilmeri

Le statue bronzee dell’antichità riassumevano in sé tutta la bellezza ed il valore profondo della civiltà che le aveva prodotte, infatti ancor più delle statue marmoree, per forgiare statue bronzee era necessaria una massiccia profusione di sforzi e fatiche.

Maestri, incisori e scultori hanno così fissato con la loro arte le grandi personalità scolpite per sempre nel tempo: i busti e i torsi di personaggi importanti della storia rivivono e riecheggiano nell’arredo di ogni ambiente.

Nell’attuale palazzo municipale di Misilmeri, costruito nel 1886 ed inizialmente destinato alle scuole, le amministrazioni comunali sono subentrate fin da subito, lasciando sempre meno spazio all’istruzione a favore della politica, tantoché dal 1954 con l’inaugurazione dell’odierno palazzo delle scuole elementari “Salvatore Traina”, l’edificio divenne a pieno titolo sede municipale.

Anche l’elegante sala del consiglio comunale cedeva posto a quella di rappresentanza del Sindaco, trovando nuova collocazione presso un’ala più modesta del primo piano. La volontà di ridare onore e decoro alla sede del consiglio comunale avvenne nel 1983, grazie alla volontà e determinazione dell’allora Sindaco Maria Priola.

Adv
Dopo la presa visione del progetto, l'incarico fu affidato allo scultore palermitano Augusto Perret, già ordinario di discipline plastiche al Liceo Artistico di Palermo.

Secondo l’idea del prof. Perret la riqualificazione artistica della sala avrebbe coinvolto la parete di fondo della sala consiliare, con una composizione scultorea celebrativa di circa trentacinque metri quadrati, dove in altro al centro veniva scolpito lo stemma del Comune in marmo di Carrara, con ai lati due grandi altorilievi bronzei che incorniciavano le quattro lapidi sulle quali erano incise le cronologie dei sindaci a partire dall'anno 1500.

I due fregi, a forma di L rovesciata, rappresentavano le allegorie del lavoro e della famiglia, per indicare ai posteri i capisaldi e le basi su cui da sempre è legato il popolo misilmerese.

A completamento dell’opera parietale venivano inclusi cinque grandi busti bronzei, posti su dei piedistalli in marmo rosa, da dedicare ai personaggi più significativi della storia di Sicilia ed in particolar modo di quella misilmerese.

Il primo busto venne realizzato in onore di Claudio Galeno, celebre medico dell'antichità, nato a Pergamo attorno al 130 e morto nel 216 a Palermo, dove il medico sbarcò durante la navigazione di ritorno verso l'Asia Minore, a causa di una grave malattia.

Secondo quanto riportato nella sua Riḥla (Viaggio) da Ibn Jubayr, il medico romano venne sepolto presso la località “Cannita”. Con Galeno, simbolo dell'eterna sapienza, si vuole celebrare il periodo Greco Romano ed allegoricamente la “Scienza”.

Il secondo busto venne dedicato all’Emiro Giafar II, ottavo emiro della dinastia kalbita che regnò sulla Sicilia a partire dal 998 fino al 1019.

A lui viene attribuita la volontà di far costruire sulla collina di Villalonga il torrione arabo dove sorse un villaggio che venne denominato "Villaggio dell'Emiro", che in lingua araba si pronuncia "Menzel-El-Emir&quot", da cui derivò poi l'attuale denominazione di Misilmeri. Con lui si celebra lo splendore del periodo arabo e allegoricamente “l’Arte e l’Estetica”.

Il terzo busto venne assegnato a Don Francesco Bonanno Del Bosco, che governò Misilmeri dal 1721 al 1812. Oltre ad essere Duca di Misilmeri fu anche Principe di Cattolica, Marchese di Limina, di Giuliana, di Cucco, Castellana, San Basile, Conte di Vicari, Signore di Milici, di Pancaldo, di Grasta, della Salina Grande di Trapani.

Fuori dal contesto siculo fu anche Cavaliere del Toson d'oro, Grande di Spagna, Gentiluomo di Re Vittorio Amedeo di Savoia e di Carlo III di Borbone Re di Napoli e Sicilia, e Consigliere Aulico dell'Imperatore Carlo VI d'Austria e Re di Sicilia.

Fra le svariate occupazioni il duca ebbe anche la passione per la botanica, tenendo in massimo cura l’Orto Botanico di Misilmeri, ereditata dal suo predecessore, e quella importantissima dell'archeologia.

Nel 1725 in uno dei suoi numerosissimi possedimenti di Misilmeri, presso l'attuale frazione di Portella di Mare, in contrada Cannita, fu rinvenuto un sarcofago antropoide consimile a quello scoperto nel 1695 sempre nello stesso luogo. Con il busto di Francesco Bonanno Del Bosco, si vuole celebrare i fasti del ducato spagnolo su Misilmeri, simboleggiando allegoricamente anche il “Potere”.

Il quarto busto venne riservato alla figura del monaco francescano Francesco Cupani, insigne botanico, nato a Mirto, in provincia di Messina, nel 1657. Nel 1692 fu chiamato a dirigere il nascente orto botanico di Misilmeri, su mandato del suo fondatore Giuseppe Del Bosco, Duca di Misilmeri.

Dal 1696 al 1708 tenne un'assidua corrispondenza con i maggiori botanici e naturalisti d'Europa, coi quali era uso scambiare semi di erbe e piante rare. Inoltre, Cupani, fu un profondo ricercatore e un attivo divulgatore, ad alto livello internazionale, di studi di botanica, con particolare riferimento agli studi che egli fece degli alberi da frutto della Sicilia.

Per suo merito l'Orto Botanico di Misilmeri, rigoglioso di piante rare, fu considerato tra i più importante d'Europa. Poi alla sua morte, avvenuta nel 1710, i suoi successori non seppero continuare l'opera intrapresa trascurando ogni cura delle piante, fino alla totale scomparsa di quel famoso Orto che gli stranieri di allora, in visita a Misilmeri definivano come "Paradiso terrestre".

Con l’immagine di Cupani, si celebra il periodo dell’Illuminismo ed allegoricamente si indicano la "Ragione e la Riflessione".

Il quinto ed ultimo busto venne riservato alla figura di Giuseppe La Masa. Denominato scherzosamente dagli amici il Generale Enea per via di un certo elmo con gran pennacchio che amava portare, nacque a Trabia nel 1819.

Il generale fu fondamentale al tempo delle rivoluzioni siciliane del 1848, ma soprattutto del 1860, quando al comando dei picciotti siciliani costituì il campo di Gibilrossa, nella frazione di Misilmeri, in attesa dell’arrivo del Generale Garibaldi e dei suoi “mille” per la famosa presa di Palermo del 27 Maggio e liberazione della Sicilia dal governo borbonico. La Masa vuole significare "l'Azione" oltreché il patriota ed il periodo risorgimentale così caro per Misilmeri.

La splendida opera del Professore Perret, inaugurata nel 1985, ancora oggi, colpisce per la sua unicità artistica, ma soprattutto storica, coniugando maestosità e bellezza ai sui busti bronzei, emblemi della storia misilmerese.

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI