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La sontuosa dimora in Sicilia che nessuno voleva: la strana storia di Palazzo Pignatelli

Un edificio siciliano dal grande valore artistico-monumentale, ordinato da una principessa ma la cui costruzione subì non poche peripezie: ecco perché

  • 25 dicembre 2023

Palazzo Pignatelli, Gela

Espressione di grande valore artistico-monumentale, il Palazzo Pignatelli rientra nel novero delle perle edilizie della città di Gela.

Situato nell’odierno Corso Salvatore Aldisio, il monumento si presenta a pianta quadrata con corte interna. In più, sorge in un contesto urbano corrispondente ad un lotto esteso circa 6000 mq; esso è delimitato a nord dal suddetto Corso Aldisio, a sud dalla via Feace e ad ovest dalla via Pignatelli insieme ad altri fabbricati.

L’impianto architettonico, in chiaro stile neoclassico, sfoggia una facciata con lesene e paraste che ne abbelliscono il prospetto. Il fabbricato, oltre a ciò, è contrassegnato da altri tre prospetti che manifestano un aspetto più rigoroso e privo di elementi decorativi.

La sontuosa residenza, per di più, custodisce un passato di cui non tutti sono a conoscenza. Nel lontano 1842, precisamente il 24 settembre, Anna Maria Pignatelli, principessa di Roviano, nomina come suo erede universale il cardinale Sisto Riario Sforza. A seguito di tale concessione, i padri gesuiti siciliani beneficiarono di un cospicuo lascito che consentì loro di costruire il prestigioso edificio.
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Tuttavia, bisogna rammentare che fu edificato per espressa volontà della principessa Pignatelli mediante testamento rogato da Notar Vincenzo d’Ambrosio di Caivano. Nel documento testamentario è riportata la seguente disposizione:

«Lego ai padri della Compagnia di Gesù, e propriamente alla loro provincia di Sicilia, beni fondi di tal valore che diano un’annua rendita depurata dal peso fondiario di ducati napoletani tremilaseicento. Voglio che detti Padri della Compagnia di Gesù erigano nella Comune di Terranova di Sicilia, già fondo della mia casa paterna Pignatelli Monteleone, un convitto per l’educazione religiosa e civile dei giovanetti.

Dippiù, per le spese di primo stabilimento, lascio ducati napoletani cinquemilaquattrocento che saran pagati dal mio erede ai Padri della Compagni».

Non per nulla, un tempo, il complesso residenziale era proprio denominato Convitto. La sua funzione, per l’appunto, risiedeva nell’educazione religiosa e civile dei giovinetti. Ciò malgrado, la pianificazione edilizia non fu affatto agevole né spedita. Difatti, per varie vicende, i lavori furono avviati nel 1877 su progetto dell’ingegnere Giuseppe Mazzarella.

Quest’ultimo, secondo le testimonianze pervenute, fu incaricato ufficialmente il 28 ottobre 1876. Ad ogni modo, il 3 dicembre 1876, gli imprenditori disertarono inaspettatamente la prima gara d’appalto. A quanto pare, secondo il loro giudizio, la cifra stabilita dalla Commissione era troppo bassa.

A tal riguardo, sappiamo che essa era pari a 32.438,87 lire. Non a caso, poco dopo, si decise di migliorare del 10% l’importo dell’asta che, a dire delle fonti, venne aggiudicata al signor Angelo di Bartolo. In definitiva, l’appalto fu concesso il 28 febbraio 1877.

Ricaviamo, altresì, notizia che all’interno dell’ex convitto operavano periodicamente varie associazioni di volontariato. Al contempo, l’immobile ha rivestito funzioni per le seguenti destinazioni d’uso pubblico: “Regio liceo ginnasio” ed altre scuole di ogni ordine e grado.

Nel 1905 ospitò provvisoriamente il noto istituto religioso dei Salesiani. In più, per chi non lo sapesse, la sede è persino adoperata per lo svolgimento di svariati eventi culturali (mostre e concerti).

Pertanto, non è sicuramente azzardato affermare che trattasi di un bene patrimoniale dotato di nobilissimo pregio per la realtà culturale siciliana.
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