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La Sicilia ti entra dentro e quando la lasci, fa male: Palermo, ultima tappa di un viaggio fantastico

Un viaggio durato settimane in giro per la Sicilia. Tante tappe e altrettanti racconti di storie, luoghi e cibo e tradizioni. L'ultima è stata Palermo, un tour infinito di pranzi, cene, aperitivi e dopocena

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 31 agosto 2021

Vucciria e cibo tipico palermitano

Chi arriva a Palermo da straniero/barbaro, trascorre il tempo visitando le bellezze e i suoi tesori. Quello che manca però è il brivido che ti può dare l’incontro con parenti, amici e persino conoscenti, così dopo aver barbareggiato per la Sicilia orientale, passando per le zone del catanese e l'Etna, Ortigia, Sciacca e Marinella di Selinunte, attraversando i luoghi meno noti della Sicilia e dopo una visita a Corleone, sono tornata in quella che considero la mia città, in cerca d’incontri e racconti.

Sia ben chiaro, “tornare a casa” a Palermo vuol dire essere pronti a un tour infinito di pranzi, cene, persino merende, aperitivi e dopocena. A questo aggiungete che sarà in pratica impossibile sottrarvi al giro della città, anche se la conoscete benissimo, ci sarà sicuramente qualcosa di diverso o nuovo che vorranno farvi vedere.

In ultimo, ma non meno importante, sarete avvolti da quella sottile corda di zucchero fatta di attenzioni, omaggi, cure, che da barbari non siete assolutamente abituati a ricevere ma che da quel momento non riuscirete più a farne a meno.
Sono arrivata in un caldo pomeriggio di fine giugno, nella sonnolenta Palermo, il giorno prima del mio compleanno, è un regalo che mi faccio ogni anno.
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Avevo un appuntamento, la presentazione di un libro all’Enoteca Letteraria Prospero. Il volume è “lo Spazio di un Mattino “ del Mummiologo Dario Piombino-Mascoli. Mi piace assistere alla presentazione dei libri, il contatto visivo con l’autore, la sua dedica, le presentazioni dei relatori, li rendono ancora più speciali. Il libro affronta non solo dal punto di vista strettamente scientifico la mummia più famosa delle Catacombe Cappuccini, la piccola Rosalia Lombardo, ma esplora suggestioni, effetti, problematiche, rituali che accompagnavano la morte di un bambino, in un'epoca diversa dalla nostra.

Se qualcuno pensa che questo ritorno a casa sia stato tutto incentrato sull’aspetto culturale, mi spiace deludervi, come dicevo, è stato un tornare in famiglia. La “Baronessa di Carini”, come chiamo una cara amica, si è presa cura di me in una maniera commovente, allo scoccare della mezzanotte del mio compleanno mi ha fatto arrivare, in stanza in albergo, una torta con due flute e una bottiglia.

Nella sua villa, il giorno dopo, ha radunato l’intera famiglia e conoscendo la mia passione per i racconti, ha chiesto a un amico di farmi partecipe di aneddoti, segreti, storie (alcune raccolte dal grande Basile), come quella della famosa principessa borbonica, che ricevette, al suo arrivo, dei fiori da una giovane e florida fanciulla.

Questa nell'atto di inchinarsi, non avendo il corsetto, mostrò le sue grazie alla nobildonna. La principessa rimase così colpita che volle approfondire la conoscenza della ragazza nel suo salottino privato. Una storia a sfondo erotico ma che se raccontata con garbo e ironia, da un autentico signore, diventa diletto licenzioso. In una cena da mille e una notte, le storie si sono sovrapposte come quella raccontata dal consorte della “Baronessa “ noto imprenditore nell’“Hotelleria” siciliana. Mi ha detto che nel loro storico albergo di famiglia il “Sole”, una sera si registrò Ettore Majorana, per poi sparire per sempre il giorno dopo.

Se la mia amica si è prodigata per me, non meno attenzioni mi sono state rivolte da un amico che è stato il protagonista di alcune storie. In un solo giorno ci ha portato a pregare alla “Santuzza” a mangiare il gelato a Mondello, a pranzo a Sferracavallo e poi a casa sua dove ho trovato un'altra torta con candeline accese. Mai dire no, mai dire sono sazia o sono stanca, è una mancanza di affetto e rispetto. Se poi tra uno dei vari primi, o secondi o dolci ti racconta di quando dalla “Santuzza” ci fu una sonora sciarratina con azzufatina con il Parrino che non voleva che vendesse le bolle di sapone sul sagrato, affermando che avrebbe intascato meno elemosine, ecco che il pranzo o la cena o tutte e due, diventano teatro.

Girare per la città e dintorni “lasciando che sia la strada da sola a decidere il percorso” è un lusso che mi sono voluta concedere consapevole che avrei dato spazio alle scoperte, come il piccolo volume di Pino Misseri, collezionista di libri portato in una mostra a Monreale. È un Vademecum del Club Alpino Italiano, della Sezione di Palermo, sui luoghi, dove si svolsero le azioni militari di Garibaldi. Ricco d’immagini è oggetto di curiosità e studio da storici e fotografi, le immagini
riportate non rispettano i luoghi reali.

Vagando e vagabondando, finisco quasi sempre nei mercati della città. Ballarò e Rosario sono per me un binomio irrinunciabile. Seduta al tavolino aspetto che il rituale abbia inizio, con lui che prende una sedia da un tavolo e lo avvicina per sedersi accanto a me. Ha sempre racconti nuovi,questa volta è una storia di famiglia. La nonna affermava di discendere da un principe palermitano.

La figlia di questi, innamorata dello spazzacamino, organizzò la “ fuitina” che le costò patrimonio, casato e oblio. Lo spazzacamino, affranto per le vicissitudini cui l’aveva esposta, le giurò che l’avrebbe fatta vivere come una principessa. Gli innamorati sono i parenti della nonna, che ha conservato e tramandato a figli e nipoti, una foto in bianco e nero che ritrae un bambino, il figlio della coppia, vestito come un piccolo Lord.

Non ho potuto incontrare tutti a Palermo, e mi dispiace tanto, ma il mio viaggio è terminato qualche giorno dopo ai bastioni, dove prima di partire, ho salutato persone con cui condivido, passioni, speranze e desideri, sono il mio approdo sicuro. Così una mattina di luglio dopo aver “stipato"; la macchina di vino, regali, dolci, tenerumi, sale, frutta, conserve, ricordi e rimpianti, piante, (ho persino preso una Pomelia) siamo tornati a Messina e qui rimbarcati.

Ho evitato di salire sul ponte, sono rimasta in macchina, mi era insopportabile vedere la Sicilia allontanarsi da me, e con il frastuono dei motori, il caldo soffocante, ho serrato i pugni ed ho chiuso gli occhi.
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