NUOVI SPAZI
La residenza artistica e il giardino nel cuore di Palermo: alla Kalsa rinascono 4 "gioielli"
L'idea del collezionista milanese Massimo Valsecchi diventa realtà: la rinascita culturale dello storico quartiere parte dal recupero dei suoi palazzi nobiliari
Il suo claim è sempre stato chiaro: la rinascita culturale della Sicilia deve partire dalla Kalsa. «Quello che mi interessa è un progetto che aiuti la Sicilia a ritornare quel grande centro di scambi internazionali che è stato nel passato – afferma Massimo Valsecchi -. Fino al ‘700 tutto il mondo passava da qui, poi improvvisamente tutto è finito. Ma questo non l’ho visto e non lo vedo solo come un limite».
Era il 2015 quando l’ingegnere Marco Giammona presenta Mario Puglisi (titolare della Emmecci) al collezionista d’arte Massimo Valsecchi che, da pochi mesi, aveva acquistato Palazzo Butera. L’intenzione era quella di convincere Valsecchi ad affidare i lavori di recupero e restauro del palazzo a un gruppo di giovani imprese siciliane che con lui avevano già collaborato. Ma poco dopo il primo incontro Giammona confida a Puglisi: «Mario, mi sa che abbiamo fatto un buco nell’acqua! Siete sembrati troppo giovani, il professore Valsecchi teme che vi manchi la necessaria esperienza per un lavoro del genere».
Puglisi non si perde d’animo e quando si rivede con Valsecchi porta con sé l’asso nella manica, Franco Doccula, uno dei falegnami più esperti e, alla prima occasione, davanti al professore dice: «Franco, gira le mani! – poi, rivolgendosi al professore - questi in gangitano si chiamano “caddi” (calli, ndr). Vuol dire esperienza, consapevolezza, abitudine al lavoro duro».
A quel punto Valsecchi lo interrompe, ridendo: «Secondo me, signor Puglisi, lei non lavora nell’impresa, ma si occupa di “public relation”. Ma c’è chi sa lavorare per lei». I calli sulle mani avevano funzionato. Valsecchi si convince e, da quel giorno, parte la rinascita del patrimonio storico immobiliare della Kalsa.
«Palermo e la Sicilia sono state in un certo modo “protette” - spiega Valsecchi -, non sono state contaminate da quell’eccesso di tecnologia e disumanizzazione che altrove imperversa. Qui esiste ancora una grande capacità di artigianalità, di manualità che sono la vera scommessa per il futuro. La custodia dei mestieri, scalpellini, fabbri, falegnami, non è stato solo il punto di partenza del lavoro fatto in questi palazzi, ma è anche un punto di arrivo, un progetto di futuro che si basa sulla necessaria, indispensabile mescolanza fra arte e mestieri».
È quello che avverrà con il completamento di Palazzo Piraino, edificio attaccato a Palazzo Butera, dove nascerà un centro studi e una scuola dei mestieri legati all’edilizia e al recupero conservativo, a completamento di quell’esperienza culturale che è già in corso a Palazzo Butera, con la residenza artistica e lo stretto collegamento con l’università di Palermo.
«In questi anni siamo stati seguiti passo dopo passo dalla Soprintendenza e dall’architetto Giovanni Cappelletti. Grazie a loro, grazie a Massimo Valsecchi e grazie ad ogni singolo nostro collaboratore, abbiamo scritto una bella storia per la Kalsa di Palermo. Ne siamo profondamente orgogliosi», dice Mario Puglisi.
Quella del recupero di Palazzo Butera, Palazzo Steri, Palazzo Petrulla e Palazzo Piraino è una storia che va oltre i numeri. Ma le cifre possono dare un’idea dello sforzo compiuto in questi anni. I lavori di ristrutturazione dei Palazzi Butera ammontano a quasi 12 milioni, quelli di Palazzo Petrulla a 5 milioni, quelli di Palazzo Piraino a più di 1,5 milioni, mentre i lavori di recupero e restauro del giardino e del porticato di Palazzo Steri ammontano a 360 mila euro. Se si considera l’indotto, parliamo di cifre ben superiori ai 20 milioni di euro, investite per la rinascita della Kalsa.
«Dietro queste cifre in realtà ci sono il sudore, la fatica e le mani preziose delle nostre maestranze – afferma Puglisi – parliamo di uomini, donne e giovani siciliani che, grazie al loro mestiere, hanno potuto evitare di fare la valigia e non tornare più. Noi speriamo di far sì che ognuno dei nostri collaboratori, attraverso il lavoro onesto, riesca ad essere libero da ogni bisogno e realizzi prima sé stesso e poi contribuisca alla crescita della nostra comune impresa».
«È stato anche per noi più anziani un importante percorso di crescita – afferma, dopo dieci anni trascorsi in via Butera, il responsabile dei cantieri Gaetano Alaimo - Tutto questo è stato possibile grazie al fatto di aver incontrato, attorno a questi palazzi, le persone giuste. Persone che più che chiedere sono state brave a dare, consigli, stimoli, coraggio».
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