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La musica è la vita che rinasce: a Marsala c'è un'orchestra che dà speranza a tutti

Un’oasi felice in cui le uniche regole vigenti sono la fratellanza e la solidarietà sono vissute come sola possibilità di stare al mondo, tutto all'insegna della musica

Jana Cardinale
Giornalista
  • 10 aprile 2020

L'orchestra popolare di Marsala

Un’oasi felice, in cui le uniche regole vigenti sono la fratellanza e la solidarietà, vissute come sola possibilità di stare al mondo. Una realtà che sgorga da un lungo percorso d’amore, verso il prossimo e per la legalità, che oggi raccoglie a piene mani i suoi frutti che rappresentano un esempio.

La Libera Orchestra Popolare di Marsala, coordinata dal presidio locale di Libera in collaborazione con Archè Onlus e l’associazione Amici del Terzo Mondo, con il supporto del Dipartimento di servizio sociale (Ussm) e del Dipartimento della giustizia minorile, è un affresco che rappresenta occhi, anime, storie che si ritrovano e che raccontano la vita che rinasce.

Si forma grazie alla donazione di alcuni strumenti musicali a persone con situazioni di fragilità sociale diverse: giovani del circuito penale, minori stranieri, richiedenti asilo e abitanti del popolare quartiere di Sappusi. Il progetto si concretizza nell’ambito delle attività che svolge il centro sociale del luogo in alcuni locali donati dal Comune, e la musica diventa strumento di integrazione interculturale.
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Salvatore Inguì, referente di Libera della provincia di Trapani, direttore dell'Ussm (Ufficio di Servizio sociale per i minorenni) e infaticabile donatore di speranza, spiega che la loro è una strada che permette di fare esprimere con il canto e la musica quelle persone che oggi, nella nostra società, hanno pochissime possibilità di fare sentire la loro "voce".

Sono partiti per gioco, avviando un corso musicale con poche chitarre assieme ad alcuni ragazzi dell'area penale, e grazie alla donazione oggi il gruppo ha 30 chitarre, 3 tastiere, alcuni jambè (tamburi africani) e altri strumenti a percussione tra maracas e tamburelli.

Al gruppo musicale partecipano persone di età molto varia che vanno dai bambini di 8 anni agli adulti di 60 anni con in mezzo i migranti di età compresa da 16 a 26 anni. Tutto si svolge all'insegna della piena gratuità e i chitarristi e percussionisti sono coordinati da alcuni volontari che studiano al conservatorio.

I componenti della Libera Orchestra sono usciti allo scoperto con la prima esibizione al Complesso Monumentale San Pietro in occasione della Giornata del Rifugiato, dimostrando che si può stare insieme al di la delle differenze culturali e sociali superando tutti quegli ostacoli e quelle barriere che oggi si tendono a costruire soprattutto nei confronti di chi è più fragile.

Ne è seguito il primo concerto al teatro comunale Eliodoro Sollima di Marsala, eseguendo brani classici italiani e stranieri e debuttando con "Il mio canto libero" di Lucio Battisti. Il gruppo ha attraversato anche un momento difficile quando, a causa del Decreto Sicurezza, alcuni giovani immigrati sono andati via da Marsala e dal nostro Paese, ma non ha mai smesso di suonare fino a quando, con il contributo significativo del maestro di musica Alessandro Lombardo, si è rimesso definitivamente in piedi con grande forza e spirito di solidarietà.

«In questo periodo dovuto all’emergenza sanitaria per il Coronavirus – dice Salvatore Inguì – la Libera Orchestra riesce a stare insieme attraverso i sistemi più semplici che la tecnologia ci mette a disposizione, come whatsapp o le videochiamate, che ci permettono di tenere lezioni di ukulele, chitarra e canto, e così continuiamo a provare con il coinvolgimento di tutti; alla voce c’è Lidia, una ragazza non vedente, e i Punti di Vista, altri quattro ragazzi non vedenti. E c’è Ezio, il più anziano del gruppo che è un armonicista, che ci sveglia ogni giorno con un brano; con quest’insieme di brani potrebbe venire fuori un concerto.

La Libera Orchestra, inoltre – aggiunge Inguì - continua al suo interno a farsi carico di chi sta attraversando difficoltà di vario genere e assieme ad Archè e agli Amici del Terzo Mondo proseguiamo con il progetto di adozione delle famiglie del quartiere di Sappusi che gravitano attorno al centro sociale dove il nostro gruppo trova accoglienza. Settimanalmente provvediamo alla raccolta di cibo e prodotti di prima necessità e li distribuiamo in zona».

E siccome la solidarietà respira la stessa forza che produce, il giorno di Pasqua tutti insieme suoneranno, in silenzio, una nuova musica di pace.

«Grazie a Nizar – conclude Salvatore Inguì - un nostro componente di origine tunisina, che preparerà il cous cous per 50 persone, tutti prevalentemente africani, senegalesi o gambiani che lavorano nella campagne tra Campobello di Mazara e Castelvetrano che non possiedono assolutamente nulla, trascorreremo una bella giornata insieme, andandoli a trovare nel cementificio abbandonato e diroccato, senza luce, acqua e servizi igienici, che hanno occupato, dove vivono senza alcuna possibilità di curare la propria salute o rispettare la prevenzione che a noi è imposta per evitare il contagio dal virus. Staremo con loro per pranzare insieme, per alleviare, come già fa Libera da diversi anni, i loro disagi, e con Archè e gli Amici del Terzo Mondo, festeggeremo la Pasqua portando loro beni di prima necessità e disinfettanti».
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