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La leggenda del Castello che "decise" le sorti di Salemi: qui rivive una Sicilia ormai svanita

Il mito sull'origine della fortificazione parla di un contrasto tra tre fratelli per il dominio sul territorio. Oggi questo luogo pieno di fascino è il simbolo dell'estate salemitana

Jana Cardinale
Giornalista
  • 2 luglio 2022

Il castello di Salemi (foto di Giuseppe Gucciardi)

Sarà uno dei luoghi simbolo dell’estate salemitana, organizzata, come specifica il sindaco, Domenico Venuti, «in segno di socialità e vita, all’insegna della ripartenza, con tutta una serie di eventi che vogliono narrare il lavoro fatto in questi anni e mostrare la possibilità di stare insieme in ritrovata serenità».

Il Castello normanno-svevo caratterizza il paesaggio monumentale di Salemi e costituisce una eccezionale testimonianza storico-architettonica medievale del territorio.

Una prima fortificazione venne costruita in età normanna, nell’XI secolo, ma la struttura venne riedificata da Federico II di Svevia nel XIII secolo, ricoprendo un ruolo importante nella strategia di fortificazione di questo sovrano.

Il castello, già dal cui ingresso si respira un’aria rarefatta, tipica dei luoghi ricchi di fascino e storia, si apre su un panorama che non smette di rapire, ha una struttura a pianta trapezoidale con corte rettangolare e tre torri angolari e una quarta torre cilindrica più alta e imponente che controllava la valle sottostante verso la costa sud-occidentale della Sicilia.
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Nel 1860, quando Salemi fu dichiarata simbolicamente Prima capitale d’Italia per un giorno, Giuseppe Garibaldi collocò su questa torre la bandiera tricolore. Usato oggi per convegni, conferenze, eventi e spettacoli di varia natura, si trova nell’attuale Piazza Alicia, punto più alto e tra i più simbolici del centro cittadino.

Nel 1789 fu adibito a carcere, e quasi cento anni dopo la dittatura garibaldina, divenne biblioteca comunale. Danneggiato dal terremoto del Belice del 1968, fu chiuso 35 anni per restauri e lavori di consolidamento da parte della Regione Siciliana, e riaperto nel 2002.

I lavori sono stati completati definitivamente nel 2010 da quando divenne a tutti gli effetti sede museale. È un bellissimo colpo d’occhio: ritrovarlo nel cuore della Valle del Belìce, e ammirare dal suo terrazzo merlato quel panorama mozzafiato che abbraccia la Sicilia occidentale fino al mare, conferisce a Salemi, che ha proprio nel maniero il cantore della sua storia, un fascino assoluto e particolare.

All’origine del Castello è legata una leggenda locale che narra che due fratelli e una sorella (quest’ultima dal nome Halyciae) che si contendevano il predominio sul territorio, avrebbero stabilito di dirimere controversia costruendo, ognuno per proprio conto, un castello in tre siti diversi.

Chi fra tutti avesse ultimato per primo la costruzione avrebbe avvertito con falò gli altri due, che lo avrebbero riconosciuto come unico vincitore. Così uno dei fratelli scelse la collina di Mokarta, l’altro quella di Settesoldi mentre la sorella preferì l’altura sulla quale è ubicato il castello normanno.

La donna avrebbe però acceso il fuoco molto prima che la sua costruzione fosse effettivamente portata a compimento e i fratelli fiduciosi, credendo di essere stati ormai irrimediabilmente battuti, rinunziarono all’impresa lasciando incompiuti i loro castelli e campo libero alla furba sorella.

Insomma, la contesa della supremazia della zona, praticata volendo saggiamente evitare dissidi, si basa su un estratto di "malizia" tutta femminile, ricorrendo ad uno stratagemma che indusse i due fratelli ad abbandonare ancora incompiuti i rispettivi castelli, dove effettivamente ancora oggi persistono tracce di antichi ruderi che in qualche modo confermerebbero storicamente il racconto.

Circondato da una doppia cinta muraria di cui rimane solo qualche traccia, il maniero aveva cinque porte d’ingresso: Porta Gibli, Porta Santa Maria e Porta Aquila più vicine al centro storico e Porta Quercia e Porta Corleone, nella zona più esterna.

Benché nella sua lunga storia sia stato scosso da almeno quattro terremoti (l’11 febbraio 1693, l’11 gennaio 1783, il 4 settembre 1794 e, infine, il 14 gennaio 1968), e nonostante per quasi tre secoli abbia subito l’onta di un utilizzo inadeguato, e di manutenzioni improprie alle quali è stato sottoposto nel tempo, il Castello Normanno Svevo di Salemi resta uno dei più importanti di tutta la Sicilia.

A partire dal 1934 fu sede della Biblioteca Comunale e della Mostra di Cimeli del Risorgimento, importantissimi presidi culturali che nel 1984, per consentire i lavori di restauro della struttura danneggiata dal noto sisma del 1968, furono costretti a trasferirsi nei locali dell’ex monastero delle Clarisse.

Dopo un lungo ed efficace restauro, questo gioiello di architettura, nella pienezza del suo splendore, è stato restituito non solo ai salemitani ma a tutti i cultori di storia medievale e utilizzato come location di eventi culturali.

Ed è oggi motivo d’orgoglio per la città che lo valorizza con appuntamenti ormai tradizionali soprattutto nella stagione estiva, e che, esattamente come evidenzia il sindaco Venuti, accoglierà il nutrito susseguirsi di iniziative che hanno guidato l’Amministrazione nel percorso delle proposte, spaziando dagli spettacoli per bambini alle presentazioni dei libri nell’ambito del Saliber Fest, agli spettacoli musicali in omaggio a Tony Scott e tanto altro ancora.

Secondo i visitatori è un tuffo nel passato. In posizione dominante permette alla vista di spaziare nella valle sottostante e sulla cittadina. Un sito da visitare perché ricorda gli antichi fasti di una Sicilia ormai svanita.
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