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La fragilità, il crack, una vita spezzata a 19 anni: un centro a Ballarò nel nome di Giulio

Il calvario di una famiglia che ha perso un figlio e che ora racconta la sua storia per sensibilizzare le persone e raccogliere fondi per creare un luogo di accoglienza

  • 21 febbraio 2023

Francesco e Giulio Zavatteri

Molti giovani soffrono un po’ di più in questo periodo di tante crisi, a partire da quella economica alla pandemia, e inevitabilmente di incertezze dovute possibilmente a cambiamenti repentini della società e ad una classe politica che non riesce a stare dietro a queste novità.

Alcuni di loro, sia ragazzi sia ragazze, delle volte si aggrappano a qualcosa che non li aiuta per niente come la droga, magari c’è chi inizia per curiosità, per scoprire il “nuovo”, chi per solitudine o chi non si sente capito e ascoltato.

Un fenomeno che sicuramente non è nato adesso, ma che oggi è in forte aumento soprattutto tra i minori, e ciò si sta verificando anche a Palermo.

Pronto a condividere la sua storia – che fa onore innanzitutto all’autore di questo articolo poterla riportare in parte, dato che la testimonianza completa sarà fatta durante un evento – è un padre coraggioso: Francesco Zavatteri.
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Il quale ha raccontato la storia di suo figlio Giulio per farla conoscere, quindi per sensibilizzare su questa tema e per tentare di realizzare un luogo che possa aiutare giovani tossicodipendenti e famiglie. Ecco come inizia la storia di Giulio: «Mio figlio Giulio nasce il 30 maggio del 2003 a Palermo, fin da subito è un bambino molto perspicace, gioviale, intelligente e che si fa voler bene da tutti.

Quando Giulio però arriva nel periodo dell’adolescenza e quindi entra per la prima volta al liceo, iniziano le prime difficoltà. Tuttavia tengo a precisare che non aveva dato alcuna sensazione di malessere o disagio. Un giorno dentro lo zaino in casa gli fu trovata un po’ di marijuana con l’occorrente per fumarla.

Dopo la scoperta si iniziò a comportare in modo aggressivo con noi genitori, fu cambiato di scuola, seguito nel frattempo da uno psicologo, ma una volta quando uscì dalla scuola nuova era nel pieno di una psicosi. Così lo portammo all’ospedale dei bambini dove fu ricoverato per circa tre settimane nel reparto di psichiatria, aveva circa 14 anni.

I medici mi consigliarono di portarlo in comunità per fargli intraprendere un percorso di disintossicazione e mi consigliarono quella di Geraci Siculo, ma lì non c’era posto in quel periodo e lo portammo, il tempo necessario che si liberasse un posto nel primo centro, a Partinico.

Questo però non era per nulla un centro, tutt’al più una casa-famiglia dove Giulio rimase per circa un mese e più avanti ho scoperto, perché me lo raccontò mio figlio successivamente, che siccome alla porta accanto di questo “centro” che consisteva in un appartamento vi era un ulteriore centro per tossicodipendenti adulti con precedenti penali lui iniziò a fumare il crack lì».

Il crack è un derivato della cocaina che prende forma come di cristalli o comunque simili a zollette di zucchero, una droga facilmente reperibile, che costa pochissimo, una dose oscilla tra i 5 ai 15 euro e facile da assumere, in quanto viene semplicemente fumata con un’apposita pipetta.

Una sostanza che crea immediatamente dipendenza dato che offre quei dieci minuti di euforia e poi si entra in un forte stato depressivo, al che arriva il desiderio di fumarne sempre di più. Una droga che porta alla distruzione psicologica e inevitabilmente fisica del soggetto che ne fa uso.

Dopo l’esperienza in quel centro per minori a Partinico, che oggi non dovrebbe esistere più, Giulio viene finalmente portato a Geraci Siculo e continua Zavatteri: «Lì è rifiorito, iniziò anche la scuola nella vicina Gangi, stava in mezzo agli animali e alla natura nella fattoria del centro in compagnia di altri tre ragazzini con problemi simili ai suoi. Tutto sembrava andare alla grande».

Dopo vari tira e molla che si verificano durante il percorso del ragazzo palermitano, la situazione diviene un po’ più complessa negli anni a seguire quando: «A 19 anni decido di portarlo in un centro a Torino – continua Francesco Zavatteri -. Qui pare stia andando bene, in questa occasione incide due brani rap, gli piaceva molto suonare oltre che disegnare, quando un giorno improvvisamente scappa e lo ritrovano i carabinieri in piena notte che aveva venduto le sue scarpe per prendersi l’eroina.

Il centro, come scoprii in seguito, per una sorta di punizione i ragazzi che facevano errori simili li mandava in ricovero psichiatrico per circa 40 giorni. Mio figlio si era spaventato, aveva messo firma ed è tornato a Palermo.

Lo porto a casa mia, gli trovo un lavoretto, diceva che si sentiva meglio. A un certo punto mente al suo datore di lavoro prendendosi un permesso per ritornare nel quartiere di Ballarò a farsi di crack e probabilmente anche di eroina.

Ricomincia con i comportamenti aggressivi. Un giorno mia madre e mia sorella mi dissero che Giulio era passato a trovarle, così appena rientrai a casa da lavoro la sera stessa abbiamo cenato assieme, ma non gli dicevo ancora nulla per non farlo innervosire; avevo il droga test pronto per farglielo, ma volevo farlo rilassare un po’, glielo avrei fatto l’indomani.

Dopo cena si recò da mio fratello che abita accanto a me, rimase con lui per un po’, poi rientra in casa, vado a letto ed entra all’improvviso in camera mia dicendomi: “Ciao papà, ti volevo salutare” e io gli dissi: “Buonanotte Giulio”». Quella fu l’ultima sera di Giulio e purtroppo anche l’ultimo saluto a suo padre, che assieme a tutta la famiglia ha sempre fatto di tutto per aiutarlo.

Giulio Zavatteri è morto per overdose il 15 settembre 2022. Un ragazzo con una vita davanti, brillante, ma anche fragile; ed è bello ricordare una frase che fa molto riflettere e che dovrebbe ritornare in mente più spesso, detta proprio da Giulio a suo padre: «Pa, devi capire che i tossicodipendenti non sono persone sbagliate, è che sono più fragili e sensibili degli altri».

Ma non è volato via invano, la sua memoria serve a capire quanto sia importante non voltarsi dall’altra parte, quanto delle volte le famiglie siano impotenti dinanzi a drammi del genere, ma non perché cattive o menefreghiste, solo perché è molto difficile e serve più tutela da parte della legge.

Palermo è una città molto colpita e la circolazione, nonché l’uso del crack sta raggiungendo delle cifre preoccupanti. Basti pensare che alcuni dati dell’Asp (non troppo aggiornati) riportano 2670 assuntori tra Palermo e provincia, di cui 970 solo di crack. Sono chiaramente solo quelli censiti ufficialmente.

Le piazze di spaccio principali sono sia in periferia che in centro da Ballarò al Cep, e non solo. Ovviamente all’apice di questo grave giro di droga vi è la criminalità organizzata che fa affari in modo vigliacco sulla vita dei giovani che poi diventano tossicodipendenti.

Francesco Zavatteri al fine di combattere questo fenomeno e per offrire un luogo di incontro per i giovani tossicodipendenti e le loro famiglie, vuole aprire un centro proprio nel quartiere di Ballarò; infatti, ha organizzato assieme ai suoi figli un evento che si terrà presso la Sala Grande del Teatro Massimo di Palermo il 5 marzo alle ore 20.30 per raccogliere i fondi necessari.

Uno spettacolo dove vi saranno numerosi artisti e Francesco Zavatteri che racconterà la sua esperienza, nonché tutta la storia di suo figlio.

Giulio vive e deve continuare a farlo nella memoria di tutti, così da evitare vite spezzate per continuare a far sognare i giovani che incappano in difficoltà simili, farli riprendere e far realizzare proprio quei sogni, i loro sogni.
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