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L'uomo che piantava gli alberi: il sogno di un visionario che insegna ad amare la natura

Un professione palermitano ha deciso di proteggere la natura e di insegnare ai suoi alunni di Marsala ad amarla e rinnovarla facendo germogliare alberi da piantumare

Jana Cardinale
Giornalista
  • 13 febbraio 2020

Alberi di carrubo in Sicilia (foto Adriano Alecci)

Questa è la storia di un sognatore e del suo amore per la natura. È la tenacia di un professore che prova a rivolgersi alle istituzioni, e ai giovani, affinché non si dimentichi il problema della perdita del suolo e l’importanza dell’educazione ambientale.

«Chi adotta un albero adotta il mondo intero», dice Rosario Bonura, docente di scienze naturali al liceo scientifico "Pietro Ruggieri" di Marsala, ma originario di Palermo, che inizia ogni sua frase con un: «Voglio immaginare…».

«Il mio mondo è la Terra intera – dichiara - con il suo ambiente, le sue storie d’altri tempi, di oggi, di domani. È per questo che immagino, con tutta la fantasia che posso. E immagino il desiderio di pace e di rinascita di mio padre, che subito dopo essere tornato da ben sette anni di guerra, piantò un centinaio di alberi di mandarini e arance e dodici nespoli, nella piccola frazione di Cruillas, allora lontana almeno un’ora di viaggio in carrozza da Palermo, immersa nella Conca d’Oro.
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Non fu il solo a piantare alberi per ritrovare il paradiso: 1300 metri quadrati con 120 alberi secondo una geometria e un sistema d’irrigazione per “cunnutti”, che solo gli arabi nell’anno 1000 avrebbero potuto immaginare migliore. Una distesa di alberi, di arancione, giallo, verde, di colori intensi».

Cosa insegna, quando può, il professor Bonura? La storia e la cura dei lecci, le querce della foresta mediterranea, capaci di vivere 1.000 anni, di rinascere dopo il taglio, e perfino dopo un incendio, dai polloni, alti fino a 20 metri e larghi altrettanto, se non di più. Insegna a mettere a bagno i semini delle carrube per poi piantarli nella terra che, dopo 15-20 anni, li restituirà in forma di albero alto già 6 metri.

«Voglio immaginare Elzheard Bouffier, la cui vita è narrata nel libro “L’uomo che piantava gli alberi”, e le cui vicende – dice Rosario Bonura - forse frutto della fantasia dell’autore, Jean Giono, hanno ispirato quello che si trovava già nel mio codice genetico, la passione di piantare gli alberi, di creare il paradiso dove un tempo c’era, e dove oggi si trova una desolazione senza pari. Ogni albero è la dimora segreta di mille creature sconosciute e sorprendenti in quella rete fittissima di rapporti che è alla base dell’equilibrio ecologico.

Come scrisse Franco Tassi, già direttore e sovrintendente del Parco Nazionale d’Abruzzo e Centro Parchi, la natura rinasce senza fine, rinnovandosi continuamente, sempre diversa, eppure sempre uguale a se stessa».

E così, i semi di carrubo messi tre giorni in due millimetri d’acqua lo scorso 5 dicembre, Giornata mondiale del suolo, nella sua classe del liceo scientifico, cresciuti in volume dopo un solo giorno, trapiantati in bottiglie di plastica opportunamente tagliate, forate in basso e riempite di terra, diventano alberi maestosi, come quelli che si trovano a Marsala all’interno del Complesso Monumentale San Pietro.

«Le ghiande si raccolgono tra il 20 dicembre e la fine di gennaio – ci racconta - . Ho portato i miei alunni alla villa comunale di Marsala per raccoglierle, e con le carrube in classe abbiamo capito insieme che far germinare alberi secolari come le querce è facilissimo. Il carrubo e il leccio, alberi sempreverdi, con la loro chioma proteggono il suolo dall’acqua piovana che lo rende facilmente erodibile soprattutto in un terreno in debole pendenza, e il loro sottobosco, fatto di ghiande o di carrube in lenta decomposizione, assieme alle poche foglie che perdono, crea quell’humus ricco di vita che è protezione del suolo».

Rosario Bonura crede profondamente in questo messaggio: si tratta di alberi le cui le radici trattengono il terreno dalle frane che lo porterebbero via, e lo proteggono con le loro chiome dalla lenta erosione dell’acqua piovana, che si verifica con una velocità enormemente più grande di quella con cui si forma in modo naturale per degradazione della roccia madre sottostante.

«Desidero che i miei alunni comprendano che il suolo è la base della vita, che dobbiamo preservarlo prima che ci sfugga via e finisca in pianura e poi al mare, lasciando nei già nudi versanti un triste e irrecuperabile deserto roccioso».

Un carrubo che nasce dai suoi semini raccolti da settembre in poi, un leccio, la quercia della foresta mediterranea, che nasce dalle sue ghiande raccolte tra la fine di dicembre e gennaio, insomma, possono essere la speranza che un giorno avremo molti più giovani rispettosi dell’ambiente.
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