AMBIENTE
L'Etna e le sorprese a 80 km di profondità: perché il suo magma è detto "primitivo"
A spiegare il significato di questa definizione sono gli esperti dell'Ingv-Oe di Catania che hanno analizzato la colata lavica emessa dal vulcano attivo più alto d'Europa
L'Etna in eruzione
Gli occhi di tutto il mondo sono puntati da giorni su Sua Maestà, l'Etna che continua senza sosta a sfogare tutta la sua potenza con esplosioni di lava incandescente, colonne di fumo e zampilli di fuoco.
E, mentre non si contano più gli scatti fotografici e i video pubblicati sul web e sui social network, proseguono i rilievi effettuati dall'Istituto internazionale di geofisica e vulcanologica - Osservatorio Etneo per studiare questi nuovi fenomeni eruttivi.
La notizia di questi giorni è che il magma eruttato in queste settimane dal vulcano attivo più alto d’Europa è tutto dello stesso tipo ed è uno dei più "primitivi" tra quelli emessi dal cratere Sud-Est negli ultimi 20 anni.
Ma cosa si intende per "magma eruttivo"? A spiegare il significato di questa definizione sono gli esperti dell'Ingv-Oe di Catania che hanno analizzato le sue ultime colate laviche.
«I magmi rilevati sull’Etna negli ultimi decenni sono stabilmente di tipo basaltico - hanno spiegato i ricercatori dell’Ingv-Oe di Catania -. Ciò significa che il sistema di alimentazione più superficiale del vulcano è attualmente permeato e raggiunto da magmi provenienti da maggiori profondità ancora ben ricchi dei gas originari e dunque maggiormente capaci di originare e sostenere le fontane di lava.
Parliamo cioè di magmi che si generano a una profondità che si attesta tra i 60 e gli 80 km.
L’Inv-Oe sta conducendo ulteriori rilievi di terreno per identificare e campionare il materiale eruttato negli ultimi gioni, ma è probabile che la composizione del magma sia ancora quella registrata nei giorni precedenti, lasciando quindi pensare che "la muntagna" continui a essere ben alimentata da serbatoi molto più profondi.
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