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Java e Madhe (anche) a Piana degli Albanesi: come si svolge la Settimana Santa Arbëreshe

Se da un lato sono importanti i riti e le manifestazioni religiose, dall’altro lato, dice il Cardinale Montenegro, risulta fondamentale il modo in cui si approccia il fedele

Mario Calivà
Scrittore e drammaturgo
  • 17 aprile 2025

(Mario Calivà) La comunità arbëreshe di Piana degli Albanesi si prepara a vivere la Settimana Santa, Java e Madhe, momento religioso di forte richiamo comunitario preannunciato dal Canto del Lazzaro, Kënga e Lazarit, del venerdì precedente e dalla Domenica delle Palme, E Diellja e Rromollidhet.

Secondo il Cardinale Francesco Montenegro, Amministratore apostolico dell’Eparchia di Piana degli Albanesi «La Settimana Santa è un invito alla riflessione per guardare cos’è l’amore e quanto ci costa.

Chi fa un cammino di fede non dovrebbe fare a meno di questo momento. Il Triduo Pasquale rappresenta tre giorni (Venerdì e Sabato Santo e la Domenica di Pasqua) che la chiesa considera come uno solo e che va dall’Ultima cena alla Pasqua. Sono concatenati e uno non si spiega senza l’altro».

Della Java e Madhe sono centrali i riti che conducono i fedeli negli ultimi giorni di vita di Gesù prima della Resurrezione. Ma assume anche molta importanza il rito del Giovedì Santo, E Intjtja e Madhe, compiuto nella Cattedrale di San Demetrio in cui il Vescovo, dopo essersi tolto i ricchissimi paramenti, esegue in tutta umiltà la lavanda dei piedi a ciascuno dei papades presenti, ovvero i sacerdoti dell’Eparchia di Piana degli Albanesi.

Durante il Venerdì Santo, E Prëmtja e Madhe, si svolge la processione del Cristo Morto seguito dalla statua della Madonna in lutto. Molto suggestivi sono i canti della passione e della morte di Cristo, detti Vajtimet, i lamenti.

La mattina del Sabato Santo, E Shtunia e Madhe, si celebrano i battesimi e a mezzogiorno viene annunciata la resurrezione di Cristo tramite le campane che suonano a festa.

A mezzanotte dello stesso giorno clero e fedeli si posizionano davanti al portone della Cattedrale San Demetrio, dove il Celebrante dialoga con un altro papas che si trova all’interno della chiesa, intimando alle potenze del male di non ostacolare il passaggio.

Una volta spalancate si intona il Christós anésti (Cristo è risorto) in greco e in albanese (Krishti u ngjall). Nel frattempo il corteo di fedeli guidati dal Celebrante fanno ingresso nella chiesa illuminata a gran festa.

Il culmine della Settimana Santa è rappresentato dalla Domenica di Pasqua, E Diellja e Pashkëvet: dopo il pontificale celebrato in Cattedrale, che esalta il trionfo di Cristo sulla morte, ha luogo la sfilata delle donne in costume tradizionale fino a Piazza Vittorio Emanuele dove si svolge il sorteggio del Brezi, la cintura in argento, un elemento fondamentale dell’abito tipico femminile arbëresh.

Se da un lato sono importanti i riti e le manifestazioni religiose, dall’altro lato, ancora secondo il Cardinale Montenegro, risulta fondamentale il modo in cui il fedele si approccia a uno dei momenti centrali della sua religione: «Abbiamo bisogno tutti di vederci dentro e misurare qual è il nostro spessore e forse allora ci renderemo conto di avere bisogno un riferimento che ci aiuti a recuperare quello che abbiamo perso. L’uomo dovrebbe riflettere per accorgersi che Dio non mette i bastoni tra le ruote ma aiuta a vivere la vita con sicurezza».
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