Inizia da bimba, suona (anche) con Diodato e Gazzè: Simona porta Palermo nel mondo
Musicista, compositrice, polistrumentista e cantautrice, ha iniziato presto il suo viaggio nel mondo delle sette note ed ha proseguito il lavoro della sua vita

Simona Norato
La passione per la musica le tiene compagnia fin dall'infanzia, quando guardava alla tv i concerti della domenica e, incantata alla vista dei musicisti, diceva ai familiari “io pure”.
Da quel desiderio in poi sono accadute tante cose, lo studio del pianoforte, l'ingresso in conservatorio, le prime band e poi i dischi, di altri e propri, e concerti, tanti, fino agli ultimi tour con Diodato.
Da piccola, a casa dei nonni, trascorreva molto tempo suonando un organo a due tastiere, totalmente rapita da quello che accadeva attraverso le sue mani. «Poi ho cominciato a leggere Il pentagramma – racconta – e ho scoperto l'enorme potenziale di tradurre in suono ciò che altri avevano scritto, era un'attrazione fortissima».
Quella sensazione è stata il seme di un legame indissolubile con la musica e di un talento che ormai è riconosciuto a livello nazionale. Nel 1997 i primi live al Pub 88, quando non c'era neanche il palco e si suonava a terra, con la gente davanti, a un passo dai musicisti. Parallelamente aveva iniziato una carriera in medicina, con laurea, abilitazione e inizio del lavoro in guardia medica.
La svolta arriva nel 2008, con l'invito di Antonio Di Martino e la sua band Famelika per il disco "Cara maestra". Da lì la decisione di impegnarsi esclusivamente nella musica, la nascita della band F-male Croix, tanti concerti e alcuni importanti riconoscimenti.
Nel tempo l'artista palermitana ha abbracciato molti progetti diversi tra loro, ricoprendo vari ruoli in alcune band e per altri artisti, ed ha iniziato a suonare chitarra, sintetizzatori e percussioni.
«Io amo mettermi a servizio di qualcuno che scrive e che mi piace – afferma – e in ogni progetto ho desiderato lasciare un'impronta, quindi ci metto tanto di mio, perché è la cosa migliore che posso fare per un artista e per me. Ho avuto la fortuna di lavorare sempre con persone che mi piacciono molto; se guardo indietro, all'eterogeneità dei generi a cui mi sono prestata, penso sia stato sempre tutto giusto».
Alcune collaborazioni hanno influenzato il suo percorso artistico, soprattutto quelle con Cesare Basile e Jacopo Incani (in arte Io sono un cane n.d.r), che definisce grandi persone oltre che grandi artisti, che le hanno dato una fiducia totale e un'enorme libertà dentro le loro opere e soprattutto l'hanno spinta oltre i suoi limiti, tracciando un solco profondo.
Nel 2010 approda alla ribalta nazionale con Iotatola, un duo fondato con Serena Ganci, che apre anche i concerti di Max Gazzé. Ma al secondo disco qualcosa non funziona e Norato comprende di non appartenere a quel progetto e alle scelte che venivano fatte, così abbandona il duo. Un momento difficile della sua carriera, da cui però è nato il suo primo disco solista, “La fine del mondo”, finalista al Premio Tenco 2015 come Migliore opera prima.
«Quella prima esperienza di pubblicare canzoni tutte mie è un ricordo molto bello – dice – era un'operazione davvero indipendente, un tentativo di risorgimento dopo la fine di Iotatola. Mi sentivo in una fase di catastrofe musicale, ho reagito scrivendo tanto e iniziando a produrre da sola. Poi, grazie a Cesare Basile che si offrì di registrarlo, il disco fu pubblicato e anche apprezzato».
Simona Norato fa parte di quegli artisti che portano Palermo nei circuiti nazionali, suonando su centinaia di palchi e con tante formazioni. Oltre a Cesare Basile e Dimartino, con cui ha collaborato spesso, molti artisti l'hanno scelta per i propri progetti, da Cristina Donà con cui ha arrangiato e cantato “Le solite cose”, fino a Diodato, che dal 2023 l'ha voluta accanto a sé in tour.
A suggerire il suo nome fu Rodrigo D'Erasmo, violinista molto noto e membro della band. Diodato cercava una figura femminile che suonasse oltre che cantare e «mentre ero a casa in pigiama e pantofole Antonio (nome di battesimo del cantautore n.d.r.) mi scrisse su Instagram».
«Diodato mi ha lasciato una libertà incredibile e si è "accollato" le mie scelte sulle mie parti – spiega – mi ha mandato le tracce del disco nuovo, “Così speciale” e mi ha detto 'per il resto ascolta le prime trenta che ti propone Spotify'. Io ho adattato quegli ascolti alla mia visione, suonando anche parti che non sono nei dischi e lui ha accolto il mio istinto a braccia aperte».
Racconta che Diodato ha un'enorme dedizione per il lavoro e ama costruire intorno a se una sorta di famiglia, che va oltre la bravura del musicista e riguarda l'umore e l'intimità delle persone che gli stanno intorno.
«Quello del 2024 è stato un tour di traguardi raggiunti – dice Norato – ho suonando nei teatri più belli d'Italia, dal Petruzzelli di Bari all'Arcimboldi di Milano, con una produzione importante, con più maestranze e più figure professionali. Vedere lavorare tutta questa gente ed essere dentro la loro opera, contribuendo alla sua realizzazione, mi ha cambiato come musicista e come persona. È stato un tour meraviglioso, che rimarrà nella memoria di tutti quelli che hanno partecipato e penso anche in quella di Antonio».
E aggiunge: «Sapere che suono con Diodato ha fatto più scruscio, per dirla alla palermitana, e ha portato più attenzione su di me, lo noto nelle persone che incontro e perfino in mia madre, cartina tornasole di tutta una vita, che viene ai concerti di Diodato e prima non veniva a sentirmi suonare».
Un livello artistico così importante che però non ha tolto a Simona il piacere di collaborare a progetti più piccoli e particolari. Di recente è accaduto con la realizzazione di "Rusulia Superstar" di Giuseppe Massa, in cui i mezzi a disposizione e il livello tecnico sono completamente diversi, con poche prove e tanta improvvisazione.
«Ma io adoro fare questo – dichiara – ho bisogno di tornare a questi momenti con un piccolo pubblico, che può avvicinarsi a me. Ho sempre prediletto questo andamento, perché trovo che ci sia tanta potenza nella diversità e mi annoierei a fare sempre le stesse cose».
Adesso anche la dimensione live si è sdoppiata, «con gli artisti per cui lavoro suono su palchi grandissimi, invece per le mie cose ho bisogno di un ascolto più intimo. Tornare alla mia musica è diventato sempre più un lavoro di artigianato, come se fosse una piccola bottega che mi coinvolge in maniera completamente diversa».
Dopo il secondo album solista, "Orde di brave figlie", uscito nel 2018, a giugno uscirà il suo terzo disco, otto brani nati da un periodo di composizione iniziato in una cascina vicino Bologna, dove era rimasta bloccata a causa della pandemia. Rispetto ai due dischi precedenti, contiene un esperimento di scrittura.
«Ho registrato molti provini in cui improvvisavo pronunciando delle sillabe in un finto inglese – spiega – e quando sono rientrata a Palermo ho pensato di trasporre proprio quei fonemi in parole italiane.
All'inizio ho avuto un po' paura perché nella casualità dell'improvvisazione ho intravisto una sorta di guida e sono venuti fuori dei testi che indubbiamente parlano di me, come se fosse emerso il mio inconscio, quindi è stato davvero interessante».
Il live resta la sua esperienza preferita, è nata per fare quello e capirlo l'ha liberata di tantissimi pesi. «Ho avuto la fortuna di un risveglio senza orgoglio e velleità e nell'essere esecutrice ho trovato molta pace – rivela – per cui il live è assolutamente la mia dimensione ideale».
Però la porta sempre lontano da casa «e ci vuole una forza mostruosa per farlo, ogni volta rischia di turbare anche la vita privata, la famiglia, bisogna rassicurare chi rimane e rassicurare anche se stessi pensando 'tranquilla' non stai perdendo niente per strada».
E inevitabilmente si parla del futuro.
«Desidero esattamente quello che ho adesso – afferma – è un buon momento, mi piace molto ciò che faccio, sono contenta, quindi niente di più e niente di meno di quello che ho: partire, lavorare con gente brava, essere cercata per il mio approccio al lavoro, avere amore nella mia vita, vivere a Palermo e spostarmi da qui. Perché ora so cosa voglio costruire e in che modo».
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÚ LETTI
-
SOCIAL E WEB
La cicogna prende "Il Volo": chi è il tenore (siciliano) che diventa presto papà
-
ITINERARI E LUOGHI
Quando arrivi ti senti in un’altra epoca: in Sicilia si trova la stazione più bella d'Italia