ITINERARI E LUOGHI
Incastonata ai piedi del Monte delle Rose: la capitale d'Italia (per un giorno) fu siciliana
Vi portiamo lungo un cammino dove storia e archeologia trovano un punto d’incontro, mentre la natura primeggia da secoli. La storia di un borgo trapanese
Il castello di Salemi (foto di Giuseppe Gucciardi)
Il racconto della prima capitale d’Italia (onorificenza) dopo l'Unità. Un cammino dove storia e archeologia trovano un punto d’incontro, mentre la natura primeggia da interi secoli.
La fede, come sempre, è la protagonista di ogni singola vicenda che la città ha dovuto superare nel corso della sua esistenza.
Siamo a Salemi, un gioiello incastonato alle pendici del Monte delle Rose. Grazie alla sua posizione (446 m s.l.m) è visibile a occhio nudo anche e per chi percorre la A29.
Una volta usciti dallo svincolo omonimo, le scelte sono due: optare per Gibellina superando la porta del Belice o, dopo un paio di curve, iniziare la salita verso Halicyae. Il paesaggio anticipa il corso antico.
La Valle del Belice sviluppa per intero e in ampiezza le sue forme: dalle distese colorate delle colture fino alla forma disomogenea dei Monti di Gibellina. Un primo assaggio è il Calvario. Le fonti citano della peste che colpì la città causando diverse vittime.
Pochi passi e lo scenario dipinge i tratti medievali. I primi metri segnano l’intera passeggiata con “viuzze” strette e un terrazzo panoramico significativo. Il territorio fu teatro delle continue guerre tra Selinunte e Segesta, successivamente venne conquistato dai Romani.
Come tante città siciliane, fu vittima di saccheggi e dominazioni di popoli stranieri. Il massimo splendore si ebbe con i Normanni e gli Svevi. Nelle stradine echeggia, in alcuni tratti, la quiete.
E' il silenzio a dettare il ritmo, quello dell’osservazione lenta. La topografia disegna un mosaico, angoli di assoluta bellezza. Si nascondono i segreti degli Angioini, Aragonesi, i "caratteri feudali" e le vicende borboniche che hanno segnato la vita salemitana. Il cammino, ogni tanto, si "alleggerisce" grazie alla presenza architettonica.
Tra le più importanti, da non perdere, le chiese di Sant’Antonio da Padova, Sant’Agostino, San Bartolomeo, San Biagio, del Carmine, Santo Stefano, del Rosario, Misericordia, Immacolata, San Giuseppe e…[...]. Dell’elenco ne manca una, conosciuta, ammirata e fotografata: è l’antico duomo di San Nicola di Bari.
Danneggiato dal terremoto del 1968, fu il Tempio di Venere in epoca romana, chiesa Madre degli Angeli in quella bizantina e ricostruito grazie a Mariano Smeriglio.
E’ giunta l’ora di scattare una foto, un ricordo e magari, il filo conduttore unisce gli avvenimenti storici a quelli religiosi. Nel lontano 1270 il paese fu colpito da un’epidemia che causò morti e devastazioni.
Da quel momento il popolo avanzò la proposta di un santo che proteggesse la cittadina. Quel santo era appunto San Nicola di Bari.
Dopo una breve sosta, da piazza Alicia - a poche centinaia di metri - si erge nella sua imponente caratura il Castello Normanno con la torre cilindrica. Si raggiunge la massima altezza e da lassù - una volta saliti i 50 gradini circa - è visibile parte del vasto territorio.
Si entra nella seconda parte del racconto, magari dopo aver assaggiato la “busiata” con il pesto alla trapanese, la “vastedda” della Valle del Belice e concludere con una squisita cassatedda.
Da non dimenticare i “pani” di San Giuseppe perfettamente disegnati, con linee, forme e tradizioni ereditate nel tempo.
Prima di abbandonare il borgo è doveroso fare una “capatina” al sobborgo ebraico della Giudecca, il quartiere islamico del Rabato e i vari musei presenti (Arte Sacra, Risorgimento e il toccante museo delle Mafie).
Come anticipato precedentemente, la descrizione di Salemi pone l’accento sul territorio. I tre siti archeologici rinvenuti si trovano nelle zone di Mokarta, San Miceli e Monte Polizo (già approfonditi).
Necropoli, centri abitati, corredi funerari, interi insediamenti e vasellame sono gli elementi testimoni dell’importanza in epoca preistorica.
Lasciare la città è un colpo al cuore, di grande emotività. I “particolari” sono parecchi e concentrati ovunque.
Servirebbe più tempo per raggiungere la massima “soddisfazione”, un motivo valido per ritornare e completare il puzzle con le caselle mancanti.
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